Capitolo 26

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| Due settimane dopo |

| Simone |

Le cose andavano piuttosto bene, per natale avevo mandato a Bella una collana con il suo nome, insieme ad un biglietto dove le dedicavo dei versi di una mia nuova canzone. Diceva di adorarla e non di non riuscire a togliersela neanche per farsi la doccia e, ogni volta che la guardava, mi pensava.

Per la mia prima volta dopo vari mesi ero libero di dormire finché mi andava, senza nessuna sveglia, o nessuno del personale pronto a urlarci contro, o addirittura la Celentano pronta a darci un altro provvedimento disciplinare, come se non ne avesse già dati abbastanza. Invece a svegliarmi fu qualcosa di decisamente peggiore di qualsiasi opzione: un messaggio da parte di Bella.

Da: Bella

simo, sono in ritardo con il ciclo

sai cosa intendo

Improvvisamente rividi tutta la scena in versione flashback, avevo dimenticato le protezioni? Non era da me, sarebbe stata la prima cosa a cui avrei pensato, ma purtroppo non ero lucido. L'avevo già previsto che, per colpa dell'effetto che faceva su di me, avrei commesso una cazzata, ma niente di così grande.

Insomma avevamo entrambi diciannove anni, parlarne con le nostre famiglie sarebbe stato una via di mezzo fra l'imbarazzante e il vergognoso. Prima di tutto ci saremo dovuti prendere le nostre responsabilità, abortire era sinonimo di impossibile. Non gliel'avrei permesso, ma niente era da dare sul sicuro. Magari era solo un ritardo come, poteva capitare a tutte.

A: Bella

comprati un test, anche ora se puoi

Da: Bella

l'ho già fatto

risulta positivo

Da quel momento in poi le mandai una serie di messaggi dove le chiedevo di stare tranquilla, o l'avrei raggiunta io mi avrebbe raggiunto lei, quello era indifferente, le conseguenze di una stronzata dovevamo prendercele insieme. Leggeva, ma non rispondeva, mi venne in mente quella volta in cui la trovai a terra nel suo camerino, con il cellulare aperto su una chat, il suo ex l'aveva bombardata di messaggi e continuava a leggerli, senza farlo nel vero senso della parola.

Ecco, le stesse sensazioni che provai mentre l'ambulanza la portava via, la stavo provando anche in quel momento. I peggiori fra i pensieri mi percossero la mente, provocando un brivido pieno di preoccupazione.

Passarono diversi minuti, girai per la stanza cercando di riuscire a trovare una conclusione: quale sarebbe stato il mio prossimo passo? Dove sarei finito? I nostri sogni sarebbero stati ridotti a dei semplici inconvenienti, la gente si sarebbe piano piano dimenticata di noi, ma sopratutto, noi non saremmo mai stati in grado di crescere un bambino. Cazzo, a dirlo sembrava una barzelletta!

Finalmente qualcosa mi risvegliò, Bella mi stava chiamando. Quando risposi sentii delle risate in sottofondo, iniziai a pensare che si trattasse di uno scherzo, però non era normale che qualcuno scherzasse su una cosa simile, di conseguenza scartai direttamente l'idea.

"Simone, scusa. Veramente spero che mi perdoneai. Era uno scherzo, sono con mio fratello e alcuni nostri amici d'infanzia! Dovevo, ti supplico, perdonami. È stato veramente di cattivo gusto" disse.

"Aspetta devo un attimo metabolizzare la cosa, ─ le chiesi qualche attimo di riflessione ─ Come cazzo puoi avermi fatto una cosa simile? È orrendo, non ho parole, inspiegabile giuro"

"Simone lo so, scusami davvero. Dovevo fare uno scherzo a qualcuno, ho scelto te ma non sapevo quanto grave dovesse essere. Non l'ho scelto io, non ho così tanta fantasia" continuò a chiedermi perdono.

"E perché hai scelto me?" domandai ancora più confuso.

"Non ho nessuno apparte te, sai anche questo. Sul serio, in futuro farai lo stesso e io ci cascherò come un idiota. Dovevo farti stare in pena una buona oretta ma non ce l'ho fatta nemmeno dieci minuti, mi stavo sentendo male per te" fece uscire quel lato dolce che mi mandava in tilt ogni volta.

"Va bene, va bene. Per questa volta sei perdonata, ma che non accada più. Anzi, meglio che la smetto di parlare come le mie vecchie insegnanti alle superiori" sbuffai. "Perfetto, comunque come te la spassi? È da ieri sera che non ci sentiamo" mi ricordò.

"Ed è da troppo tempo che non ci vediamo, io inizierei già a fare il countdown. Oggi è il due gennaio, direi che mancano esattamente dieci giorni e ci vedremo" scattai in piedi, avevo proprio bisogno di fumarmi una sigaretta. Sara, la sera precedente, aveva interrotto, non permettendomi neanche di iniziare, il mio rito quotidiano che facevo sempre di nascosto nella mia stanza.

"Anche prima, se riesco. Non ho molto da fare qui e mi manchi un casino" rivelò teneramente.

"Lo immagino, il problema sono io. Ora inizia la parte più difficile del programma e mia madre non vorrà lasciarmi neanche per sbaglio" ridacchiai nervosamente.

Portai la sigaretta alle labbra e, quando stavo proprio per premere sul pulsante dell'accendino che produceva la scintilla, mia madre fece bruscamente ingresso nella mia stanza. Merda, avevo dimenticato di chiudere a chiave.

"Simone, hai ancora questo brutto vizio!" gridò, io mi affrettai a buttare dalla finestra semi-aperta la sigaretta, ma era troppo tardi. Sapeva perfettamente che fumavo, ma detestava il fatto che era così inevitabile farlo anche dentro casa, tanto da nascondermi e dire bugie alla mia famiglia.

"Simone, Simone ci sei?" sentii provenire dal cellulare. Sandra, che si trovava accanto a me, sentì le parole appena pronunciate da Bella, mi prese così il cellulare di mano e io iniziai ad implorarla di sostituirmelo senza farmi fare qualche brutta figura.

"Pronto, con chi parlo?" chiese.

"Ehm... io sono Bella Walmart, amica di Simone. A proposito, lui dov'è finito?" chiese decisamente stranita dato che non sapeva neanche l'identità della persona con cui stava parlando.

"È qui, io sono sua mamma. Tesoro, vi ho già visti in televisione, siete molto carini insieme! Mi farebbe piacere conoscerti un giorno di questi" accennò sonoramente.

"Purtroppo sono a Milano, ma se sarà possibile raggiungerla sarò lieta di farlo. La ringrazio per il complimento" le parlò educatamente, portandomi quasi sul punto di scoppiare a ridere.

"Figurati tesoro, mi farò aggiornare da Simone sulla tua disponibilità nel venire da noi, anche una sera, sarebbe più tranquillo, sopratutto per te e lui" si azzardò.

"Bella, è romana, è normale che si comporti così" mi affrettai a riprendere il telefono, lei sorrise scuotendo la testa. Sembrava apparentemente contenta di questa specie di relazione, nonostante Bella avesse dimostrato di non avere una bellissima reputazione, avendo rischiato la morte per delle pasticche di ecstasy.

Forse lei e la mia famiglia credevamo che saremmo stati capaci di smetterla insieme, di crescere, di cambiare in meglio, e così anche di amarci, rispettandoci e trattandoci come vorremmo essere rispettati e trattati.

E io speravo con tutto me stesso che così sarebbe stato.

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