Capitolo 40

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Mancava una sola giornata al pomeridiano, l'aria si faceva sempre più tesa, sopratutto per gli schieramenti. Ero curiosa di sapere se Biondo mi avrebbe schierata o meno, sì, lo avevo iniziato a chiamare con il suo nome d'arte, perché lui era diviso in due parti. Biondo era quello che tutti conoscevano, mentre Simone era la parte più privata e vera di lui, dubitavo di conoscerla, perché ci avevo creduto così tanto, e infine era diventato qualche brandello di cuore sparso per Roma.

Il prossimo passo era ridargli anche la bandana, non potevo tenermi quelle cose senza avvertire e patire dolore, ma non mi sentivo ancora pronta a farlo. Ancora qualche giorno, poi sarebbe scomparso tutto, si sarebbe limitato ad essere la fantasia dei nostri fan, niente di reale, solo una grande amicizia di due persone che si erano oramai allonate.

No? Sì, esattamente.

Staccai le cuffie da quella canzone che per due settimane intere mi aveva frantumato, Blue Jeans della mia icona musicale, Lana Del Rey. Simile a me sia nella vita reale che nella musica, poiché sfortunata in amore e in amicizia.

«Per il canto io schiero Grace e Bella, mentre per il ballo ho scelto Luca e Sephora» disse, mi alzai in piedi insieme agli altri ed ascoltai gli schieramenti di Einar, il capitano della squadra nemica, il Ferro.

Ero colpita dal fatto che fossi rientrata fra le persone schierate, non sapevo se coglierlo come un segnale, oppure come un apprezzamento professionale. In entrambi i casi, non era un male, non paragonabile agli altri, almeno.

«Io schiero.. Carmen e me stesso per il canto. Per il bello invece Orion e Filippo. Se non condividete le mie scelte, mi dispiace, ma io ci ho riflettuto tutta la notte ed ho pensato per il bene della squadra e non per il mio» ammise.

«Io sono d'accordissimo con le scelte di entrambi» si espresse Valentina, facendo spallucce indifferentemente. Mi coricai nella stessa posizione in cui ero qualche minuto prima degli schieramenti di Biondo ed Einar.

Passò poi qualche dozzina di minuti e io dovetti andare a lezione di tecnica in coppia. Non sapevo chi dovesse venire con me, aspettai quindi che entrasse uno fra Paolo e Marcello per avvisarci. Bella e Biondo. Merda, proprio tutte a me dovevano capitare?

Sospirai rumorosamente e sentii quella forte sensazione di essere fissata da tutti quanti, c'era silenzio e molta tensione, ero sicura che appena avremmo chiuso quella porta non si sarebbero fatti sfuggire dei pettegolezzi irritanti. Ora come ora, io non mi sarei permessa di difenderlo e lui non si sarebbe permesso di difendermi.

Andammo verso la Sala Canto e salutammo Antonella, lei era molto gentile con tutti, ma in particolare con noi. «Come va? Cosa dovete preparare questa settimana?» ci domandò.

«Ehm, vado io? Mi sto occupando di sistemare il mio inedito per farlo in acustico e sto perfezionando le due cover che mi sono state assegnate la settimana scorsa» risposi per prima.

«Quali sono? Avevi Una Finestra Tra Le Stelle di Annalisa e infatti avete fatto una lezione insieme su questo proprio e, no, l'altra non riesco a ricordarla ma me l'avevi già detta» parlò.

«Blue Jeans di Lana Del Rey, la lezione di tecnica serve proprio a questa perché va utilizzata una sola tonalità di voce, mai più alta e mai più bassa. Non a tutti sta' facile» proferii.

«Questa canzone più che altro ha una difficile interpretazione, devi preoccuparti di tante cose in breve. È un compito molto difficile ma sicuramente te l'hanno dato perché pretendono grandi cose da te. Tu, invece, Biondo?» reclamò.

«Io ho L'Isola Che Non C'è di Bennato e Una Carezza In Pugno di Adriano Celentano, quest'ultima me l'ha assegnata Giusy Ferreri lunedì perché vuole un cambiamento artistico in me. Mi trova, diciamo.. immaturo» affermò un po' scosso. Due fra le mie canzoni italiane preferite, neanche a farci apposta, era tutto così poco una casualità.

«Perfetto, quindi dobbiamo proprio metterci a lavoro. Oggi faremo degli esercizi che potenziano la voce, facendola diventare anche più versatile e duratura, incentrati all'orecchio e sul sistema vocale» ci presentò il programma del giorno.

«Ora voi posizionatevi uno davanti all'altro, tu, Bella, spingi e urla No ben nove volte» disse. Cercai di non guardarlo in viso, ma al contatto delle sue mani un forte brivido mi percosse la schiena. Evitai di mostrarmi facilmente volubile, senza sapere se stavo fallendo o meno nel mio intento, feci pressione sulla sua mano ma tutta la rabbia che provavo per la sera precedente fece irruzione nel mio corpo, che improvvisamente lo spinse, facendolo cascare a terra.

«Piano!» gridò Antonella, quando era ormai troppo tardi. Lui si alzò dolorante, mi scusai una sola volta, non mi importava più di tanto per lui, avevo capito che un lato di me si era risvegliato. La mia mente e il mio corpo si collegavano difficilmente e spesso le emozioni prendevano il sopravvento, portandomi a compiere gesti che in realtà non volevo nemmeno compiere.

«Stai bene? È tutto okay?» chiese Antonella più volte.

«Sì, sì. Va tutto bene, non è niente, mi ha semplicemente colto di sorpresa» mi lanciò una frecciatina, come dargli torto, e come dare torto a me? Nessuno di noi due si meritava il trattamento che aveva ricevuto, era lui però che mi aveva mancata di rispetto, perché dopo neanche quattro giorni, si sentiva con la storica ex.

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