Capitolo 41

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Ci sono legami che vanno oltre il contatto fisico, la vicinanza e la vista. Percorrono strade invisibili, fino ad arrivare alla testa. Si diramano in viuzze chiamate: comprensione, empatia, ascolto, telepatia, appartenenza. Quello che trasmettono è paragonabile ad un amplesso mentale, coinvolgono talmente tanto da riuscire ad appagare ogni mancanza tangibile. È raro viverli, ma quando arrivano è bene farsi possedere, perché è molto facile conquistare un corpo, ma non altrettanto si può dire con il cervello.

La puntata di quella settimana fu praticamente inutile per me in senso artistico dato che non mi ero esibita, ma aveva fatto sbucare una vecchia amicizia. L'ospite era Ghali, il famoso rapper di origini tunisine che stava spopolando nelle classifiche italiane. Dopo essersi esibito, la sua intenzione era quella di scattare un selfie con Maria e qualcun altro, qualcuno della classe.

«C'è bella, una mia vecchia amica, non la faccio con lei perché di foto insieme ne abbiamo già. Quindi qualcun altro, non lo so, Bella consigliami tu» rivelò, scioccando molte persone.

«Ah, vi conoscevate?» chiese Maria, evidentemente non se lo aspettava. Infondo lei sapeva a malapena la mia storia e il fatto che nel tempo avevo conosciuto molti artisti attuali del panorama della musica italiana.

«No, la spiego questa sennò passo per raccomandata. Era amico del mio ex fidanzato e di conseguenza era anche il mio, tutto qui» mi giustificai per non essere insultata nei vari Social.

«Sì, sì. Si tratta di un anno fa comunque, poi c'è Biondo, ho sentito la sua canzone su Spotify qualche giorno fa ed oggi ho scoperto che stava ad Amici» spiegò. Lui sorrise fiero di sé e del successo che stava ricavando. «Dai la facciamo con Biondo la foto, vieni vieni» disse Maria nascondendo un sorrisetto.

Mentre cercavo di guardare altrove, i miei occhi andarono a finire su un cartellone pieno di immagini mie e di Simone, con su scritto in mezzo a caratteri cubitali BIELLA. Cazzo, avevano iniziato ad avere delle conferme su una nostra relazione proprio quando era finita.

Lui tornò a posto e il mio amico di vecchia data gli disse di fare il bravo, con quel sorriso da ebete stampato sulla faccia. Certo che era veramente sfacciato e non cercava di nascondere il suo ritorno alle origini, si vedeva che era stato con qualcun altra dopo di me, o meglio, dopo neanche una settimana senza di me. L'avevo fatto per lui, avevo sempre fatto tutto per gli altri, l'unica cosa che in diciannove anni avevo fatto per me era partecipare ad un Talent Show di grande successo. E certe volte mi soffermavo a pensare che sarebbe stato meglio non prendere mai quella decisione, mi sarei evitata molti problemi.

Ed ora dovevo iniziare la terza fase, mostrarmi felice ai suoi occhi, insieme ad altri ragazzi, doveva vedermi al massimo senza di lui, come se fosse tutto migliore.

L'occasione perfetta si presentò quando incrociai Ghali nei corridoi degli studi. «Ehi Bella, come sta andando tutto questo? Ho saputo di te e Sfera, mi dispiace» sprecò qualche parola per ciò che era successo fra me ed uno dei suoi amici più cari, o almeno così era quando stavamo ancora insieme.

«Oh, se due persone non sono compatibili è meglio finirla lì, o finiranno per soffrire» sottolineai ad alta voce. Doveva sentirmi. Doveva capire che non l'avevo fatto per farlo soffrire, nonostante l'unica cosa che aveva fatto fosse questa.

«No, intendo... stavo parlando dell'episodio di qualche mese fa in cui hai rischiato la morte. La notizia ha fatto il giro sul Web e il suo nome c'era come motivazione, sono davvero dispiaciuto per te. L'ho sempre saputo che cercavate cose diverse, ma tu sei stata ingenua. Ti meriti qualcuno che sappia amarti sul serio» sussurrò.

«Certo, lo so ─ guardai a terra, giocando con il braccialetto ─ Come va con l'album? Insomma, stai riscuotendo molto successo, è una sensazione strana?» chiesi.

«È molto bello, sì. Ho subito un cambiamento durante questi anni, in tanti lo hanno notato nella musica. La ruota gira per tutti, sai, era arrivato il momento di mostrare chi sono realmente e non chi i giovani vogliono che ci sia» raccontò.

«I giovani vogliono tante cose, pretendono che qualcuno li ami e che pensi sempre per loro, che ci sia qualcuno nel mondo capace di metterli sempre al primo posto. Io l'ho fatto, ho fatto delle scelte sbagliate per il bene degli altri, ed ecco che... no, niente» iniziai a piangere.

«Scusami» sussurrai andandomene, con la voce spezzata che a malapena si sentiva. Correndo raggiunsi il mio camerino, sentii delle urla che non riuscii a comprendere, non riuscivo a respirare per i forti singhiozzi, dovevo fermarmi un attimo ma non avevo intenzione di farlo. Corro senza voltarmi, finché è possibile farlo, finché reggo, come se non avessi già sopportato abbastanza.

Quelle urla erano le mie, dentro la mia testa stavo esplodendo. Volevo uscire ma non sapevo come, ero rinchiusa, la felicità mi era proibita, dovevo e potevo solo soffrire, ed ero capace di fare solo quello.

Così ebbe inizio la settimana in cui decisi di arrendermi.

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