Capitolo 67

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«Questo me lo sono fatta a quattordici anni, mi affascinava l'idea di sentire dolore per qualcosa che poi sarebbe stato piacevole vedere» gli indicai il puntino che avevo sulla parte metacarpale della mano.

Era da dieci minuti che stavamo sdraiati sui nostri letti a guardare i miei tatuaggi, non avevamo proprio niente da fare, sopratutto quando mancava poco alla puntata e sapevamo i testi dei brani da preparare a memoria.

«E questo? Ha un significato particolare?» chiese riferendosi alla luna che avevo tatuato sul collo circa tre anni prima.

«Mh, diciamo di sì. Ogni notte aprivo la finestra e guardavo le stelle, la luna, guardavo la realtà dei fatti, ovvero il fatto che volevo essere una di loro. Insomma, brillare, essere guardata ed ammirata da tutti, e poi morire» gli spiegai.

«È un po' un ricordo di quel periodo, vero? Lo capisco, comunque è un bel tatuaggio e ti sta bene. Ma questo, proprio non riesco a capire il significato di questa data» continuò con quella voce tenera che gli veniva quando si faceva sera. Stava parlando della data in numeri romani che avevo tatuato sulle dita, i tatuaggi sulle dita, almeno per me, erano indolore, per questo ne avevo fatti quattro sparsi per entrambe le mani. Le scritte in questione erano: patience, love lies, born to die e ıxxcııxv.

«È una combinazione a cazzo che mi esprime tante cose, per otto giorni ho deciso di votare la mia giornata usando un mio metodo. I se pessima come al solito, X se non si doveva ripetere più una sfiga simile, C se era decente e V se meravigliosa» gli spiegai una delle cose più intime e private della mia vita.

«Finisce con una V però» sorrise, il fatto che fosse stata la prima cosa che aveva intuito dal tatuaggio mi faceva capire che stavo nel giusto insieme a lui. Era la persona giusta nel momento giusto. Senza giurarci per sempre, quello che stavamo vivendo era fantastico e sicuramente ce ne sarebbero stati tanti di bassi più in là.

«La V l'ho aggiunta la settimana in cui sono entrata ad Amici, ti ricordi quando me ne sono andata e tu hai bussato frequentemente alla mia porta? Ecco, ho fatto tante cose, tra queste ho completato il mio tatuaggio. Il giorno V stava per la domenica prima, quando siamo andati in quel benedetto Centro Commerciale Margherita» gli raccontai sorridendo mentre stava giocando con le mie mani incrociandole alle sue.

«Giorno V anche oggi?» continuò a fare il fidanzato affettuoso.

«Mh... non so come risponderti, magari un giorno mi renderò conto che lo era» feci spallucce. L'offerta che mi era stata fatta era ciò in cui sperava ogni cantante qui dentro, eppure io non ce la facevo a pensare ad un cambiamento simile, così radicale e forse anche sofferto. Stare lontano da ciò che per anni avevo cercato era una tortura, per questo ancora non gliene avevo parlato e non intendevo farlo finché non mi sarei sentita pronta. Magari non ci sarebbe mai stato quel momento, non sapevo mai come le cose sarebbero andate a finire. Avrei potuto rifiutare tutto e mandare il mio sogno all'aria, un portone così grande non mi sarebbe mai più stato presentato.

«Perché? È andato storto qualcosa con il colloquio? Non hai proferito parola riguardo questo oggi, io non ho fatto altro che parlarti di come hanno detto che avrebbero prodotto l'intera Wave insieme a me» scattò all'improvviso.

«E sono contenta per te, Simo, te l'ho detto. Amici ci sta dando una grande opportunità e non dobbiamo sprecarla, sembra tutto troppo semplice, no? Non pensi che ora potrebbe arrivare una scelta difficile per me o per te a rovinare tutto?» iniziai a fare la sclerata come se avesse colpe a riguardo.

«È successo qualcosa, parlamene subito prima che io lo venga a sapere da qualcun altro» si frenò.

«Okay... ti va di andare fuori a fumarci una sigaretta mentre te ne parlo?» proposi un po' preuccupata, sbuffando continuamente.

«Certo, prenditi la felpa perché fa freddo fuori, non vorrai ammalarti proprio in questo periodo caldo» mi disse aspettando che lo seguissi.

Ci sedemmo da soli sul divano dato che pioveva e che lì avevamo comunque qualcosa che ci riparava dall'acqua.

«Allora? Parla, avanti. Mi stai facendo preoccupare così, se non c'è sincerità in una relazione è inutile continuare. Te lo dico per esperienza» ingigantì la situazione.

«La Casa Discografica e il manager che ho incontrato oggi sono americani, il contratto che devo firmare prevede un successo internazionale. Se firmassi sarei nella Republic Records, da lì sono usciti artisti che anche tu adori, tipo Drake, The Weeknd. Mentre il manager che mi vuole come cliente ha lanciato Ariana Grande, Justin Bieber, Kanye West» parlai.

«Ma è fantastico!» esclamò sprizzando gioia ed entusiasmo da tutti i pori.

«No. Frena, ─ lo bloccai prima che potesse spiccicare altre parole che suonavano come congratulazioni per la fortuna che avevo ─ per fare questo dovrei trasferirmi appena uscita dal programma... a Los Angeles»

«Oh, forse qui sono meno contento, ma è fantastico lo stesso! Sei al corrente di quante persone vorrebbero essere al tuo posto? Se è la lontananza a preuccuparti, vuol dire che non ti fidi» inserì quindi l'opzione di restare insieme nel caso volessi accettare.

«Quindi, nel caso io accettassi ed andasse tutto bene, tu continueresti a stare con me nonostante la distanza? Sul serio?» rimasi sbalordita.

«Lo hai messo in dubbio, Bella? Perché nel caso tu l'avessi fatto, mi farebbe pensare che tu credi che io non ti amo davvero. Sai cosa significa amare? Lo dico poche volte, l'ho detto solo a mia madre e a te» quasi si arrabbiò.

«E il tuo numero esagerato di ex fidanzate?» alzai un sopracciglio.

«Quello non era amore, cazzo, quello era divertimento. Amore significa comportarsi come uno stupido senza avere paura di essere giudicato dai propri amici, significa lasciare e dimenticare tutto per stare con una persona, andare oltre, e lottare per averla. Se ci sarà motivo per farlo, lo farò, lo faremo, io non voglio che tutto questo finisca» ammiccò.

«Ora vieni qui, ho voglia di averti vicuno» mi sdraiai sul suo petto a pancia in su, mentre lui teneva le braccia sul mio collo come per abbracciarmi.

«Ti amo tanto, Simone. Davvero, penso non ci siano più parole per fartelo capire»

Ma infondo le parole non ci sono mai state nel nostro rapporto, ci sono stati i sorrisi, le carezze, i litigi, le paure, le notti, i vizi, le insicurezze, i doveri e i piaceri. C'era stato tutto e per questo meritava di non avere una fine, o almeno di non avere una fine pessima. Dovevamo solo rispettarci.

Giorno V anche oggi.

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