Capitolo 51

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Quando sentii bussare alla porta della mia camera mi alzai in piedi, accomandai le lenzuola sul corpo addormentato di Bella ed aprii. Davanti a me si presentò un ragazzo un po' impacciato, che mi fece un sorriso stanco, solo poco dopo realizzai che si trattava del fratello maggiore della ragazza stesa sul mio letto.

«Scusa, non volevo disturbarti ma ho paura di bussare alla porta della stanza di mia sorella. Lei mi odia e anche io mi odio, devo sistemare le cose, sono arrivato qui con tutta la carica che ho, ma ora, lo ammetto tranquillamente, ho paura» mi disse preuccupatissimo.

«In realtà lei è qui, ─ gli feci spazio nel caso volesse entrare per parlarci, davanti a me, forse perché voleva un appoggio ─ Non preoccuparti, ha il sonno pesante. Non si sveglierebbe neanche se ora io cacciassi fuori un urlo fortissimo, vuoi entrare o no?»

Certo che non era proprio una buona idea farlo entrare senza nemmeno chiedere a Bella se voleva che io lo facessi, quella mattina mi aveva parlato di lui e non in un modo molto carino, perciò potevo immaginare benissimo che la sua reazione non sarebbe rientrata fra le migliori. La capivo, in un certo senso, ora che la conoscevo meglio, ma suo fratello meritava di spiegare la sua posizione.

«Vedo che non hai proprio le idee chiare, ci stai ripensando? Non sono qui per dirti cosa fare, credo di essere la persona meno indicata. Se vuoi ci parlo io, le dico che sei passato, oppure la sveglio e le dico che vorresti parlarle. Facciamo così, se fra dieci minuti non è di sotto nella Hall, torna da dove sei venuto» tentai di trovare qualcosa che potesse soddisfare tutti. Lui annuì in silenzio, mi rattristiva sapere di questa situazione fra fratello e sorella e mi faceva venire voglia di chiamare la mia, chiedendole come stava e cosa stava facendo ultimamente.

«Si tratta di qualcosa di diverso a delle scuse. Ci sono anche quelle sì, ma devo parlarle di una cosa che riguarda anche il suo ex fidanzato, sai bene di chi parlo» mi fece capire perché aveva così tanta paura.

«A questo punto mi dispiace, ma sono io il primo a non volerti vedere parlare con lei. Non si discute su questo, è un argomento chiuso» scossi la testa contrario.

«Un suo nemico ha sporto denuncia nei miei confronti per tutta la droga che gli ho venduto e ora sono nella merda. Volevo dirle che è arrivato il suo momento, tocca a lei denunciare per tutte le cose che ha fatto, fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso, ovvero quando lei è arrivata al punto da cercare di suicidarsi. L'ha ricattata e minacciata più volte e non solo su di me, ma anche sulle foto che sicuramente conosci» mi spiegò.

«Quali foto? Non capisco, non mi ha mai parlato di alcun genere di foto» rimasi destabilizzato, così tanto da cominciare a chiedere di cosa stesse parlando.

«È difficile da spiegare, lui ha delle foto Hot e spesso l'ha ricattata dicendo che le avrebbe pubblicate, non ha provato a lasciarlo una volta sola. Un giorno ha trovato il coraggio, preferiva sentirsi insultare da tutta Italia che essere la sua ragazza. La trattava di merda, la picchiava e poi le faceva regali costosi, fra cui la macchina» mi raccontò tutta la verità.

«Ora son cazzi, io lo ammazzo a quel figlio di puttana! Farà meglio a prendersi un avvocato perché presto la polizia verrà a fargli una bella visita per violenza domestica e sfruttamento di una ragazza che prima era minorenne» alzai il tono di voce.

Bella si alzò e venne verso di me, rimase stordita guardando Travis davanti alla porta. Iniziò a chiedermi cosa stava succedendo, e io le chiesi di calmarsi o la situazione sarebbe peggiorata ancora di più. Lo avevo deciso, l'avrei denunciato.

«Chi devi denunciare? Parlami, cazzo! Che sta succedendo qui?» mi domandò allarmata scuotendomi in modo esagerato.

«Il tuo ex, perché non mi hai detto che ti ha ricattata? Che ti ha picchiata spesso, e che poi si faceva perdonare con dei regali di merda?» le urlai contro, i suoi occhi non tardarono a farsi lucidi.

«Denuncialo, lo denuncerò io stessa. Non voglio avere problemi con te per una storia che ritenevo ormai chiusa, finalmente chiusa. Ma se insisti, se per te non è ancoea chiusa quanto lo è per me, lo farò. Sono una terribile testa di cazzo, non l'ho detto perché avevo paura, solo ora mi rendo conto di aver fatto un'altra delle mie puttanate. La finiremo qui con una denuncia, se lo merita, e gli ridò le chiavi della macchina. Deve essere tutto solo un lontano ricordo» parlò tremolante, fingendo che stesse andando tutto bene.

Poi, si sedette sul letto mettendo le mani sulla fronte, la raggiunsi e mi scusai a bassa voce, avevo esagerato, era la rabbia che aveva preso il sopravvento in me, perciò non potevo giustificarmi e non dovevo neanche.

«Lo faremo, insieme»

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