Capitolo 49

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Dopo l'incontro con Arisa, divertente cantante che aveva osato dire che Simone era un bel ragazzo e che faceva innamorare le ragazze, perché flirtava con la telecamera, eravamo tutti esausti e pronti a tornare in Hotel. Era venerdì e il giorno dopo ci sarebbe stato lo speciale, avevamo tutti un po' paura anche perché molto probabilmente sarebbero iniziate ad essere consegnate le maglie del Serale, oppure se ne sarebbe semplicemente parlato.

La data della prima puntata era stata fissata per il sette aprile, tutti aspettavano con ansia quel giorno, anche chi aveva pochissime possibilità di entrarne a par parte. Io cercavo di essere positiva nonostante fosse impossibile, il parere della commissione non era contraria ma c'erano tante persone a volere quel posto. E poi, cosa avrei mai fatto se fossi entrata e Simone no? E se fossi rimasta completamente sola, senza nessuno con cui avevo legato? O additittura, con tutte persone che detestavo o che mi detestavano? Preferivo staccare la mente e concentrarmi su altro.

«Che ne dici se usciamo stasera? Ti cambi un attimo e poi usciamo, voglio uscire con te come sarei uscito con una ragazza prima di venire qui. Fumiamo qualcosa, ci prendiamo da bere e restiamo fino a quando non sarà necessariamente obbligato il ritorno» propose Simone.

«Certo che sì, conosci qualche zona dove non c'è nessuno?» gli domandai, lui annuì senza aggiungere altro. Meglio, significava che stava preservando qualcosa per me. Arrivammo nelle nostre stanze e lui disse che voleva scegliere lui quello che avrei dovuto indossare io.

«Wow, che vitalità questo armadio! È tutto così poco nero» ironizzò facendomi ridere mentre andavo a prendere tutto il necessario per prepararmi. Sistemai la base facendo un leggero contouring con dei cosmetici a polvere e aggiungendo un illuminante più evidente e dando un'altra passata di mascara alle ciglia finte che portavo quotidianamente.

Tornai in camera e trovai stesi sul letto una giacca in jeans larga e nera con i risvolti sulle maniche, un top a maniche lunghe e dei jeans a vita alta del medesimo colore. Mi cambiai davanti a lui e poi sciolsi i capelli dallo chignon disordinato che mi ero fatta durante il pomeriggio.

«Sei bellissima, cazzo» cercò di nascondere un sorrisetto compiaciuto, lo guardai mentre mi occupavo di rendere liscia la chioma scura, tendente al nero. Quando finii, indossai altri miei anelli, la bandana al polso e all'orecchio sinistro un orecchino identico a quello di Simone, aveva una croce, mentre nell'altro c'era il dilatatore nero da un centimetro che mi ero fatta da qualche anno a questa parte.

«Dì agli altri che noi usciamo, io intanto mi metto le scarpe» gli dissi coricandomi davanti all'armadio. Tirai fuori le Superga della linea Up And Down, ovvero quelle con la zeppa sempre di colore nero. Lui tornò dopo pochi secondi e io lo raggiunsi, avevo preso con me anche il mio vecchio Napapijri pieno di scritte fatte con il bianchetto. Ah, la scuola, che ricordi.

Salutammo i ragazzi con la mano ed entrammo nell'ascensore che stava davanti alla camera di Luca Vismara, Daniele e Orion. Spesso le stanze cambiavano, per far felici comunque tutti, ma non lo saremmo mai stati se avrebbero continuato così. Il pensiero del Serale era così presente che io pensavo anche a come sarebbe stata difficile la convivenza forzata.

«Quindi, dove hai intenzione di andare? Io non ho in mente niente, se non parlare» sospirai. «Cosa devi dirmi di così profondo?» ridacchiò, prendendomi la mano per poi accarezzarla. Ad un certo punto il suo cellulare cominciò a squillare, lui lo cacciò fuori dalla tasca e rispose. Mi affrettai a chiedergli con chi stava parlando, ma poi capii da sola visto il linguaggio, era Emanuele, uno dei suoi amici se non il più stretto.

«No, non posso, mi dispiace frà. Sto in giro con Bella ora, ci vediamo un altro giorno» lo sentii. Gli dissi che per me sarebbe stato bello uscire anche con Emanuele se era quello che aveva gli aveva chiesto, perciò lui gli comunicò che potevamo uscire. Ci saremmo incontrati in Piazza di Spagna, quindi era meglio velocizzare il passo.

Parlammo del più e del meno, finché non arrivammo. Eravamo veramente vicini dato che l'Hotel era a pochi metri dagli Studi Elios, la strada era facilmente percorribile a piedi, l'unico problema era la grande folla di gente, composta sopratutto da ragazze in balia per me e Simone. Avevamo fatto un sacco di selfie, più il tempo passava e più ci rendevamo conto che il nostro sogno si stava avverando. Simone lo richiamò per dirgli che eravamo arrivati, erano già le otto e mezza, per le undici dovevamo essere in Hotel o ci saremo beccati un ennesimo provvedimento disciplinare, probabilmente l'ultimo, quello che avrebbe messo fine a tutto quello che avevo vissuto in tutti questi mesi.

«Ops, eccolo!» mi trascinò verso di lui, era parecchio contento e anche io lo ero di conseguenza. Emanuele mi sorrise, mi diede il pugno e poi mi abbracciò, fra di noi si era creata una specie di amicizia che faceva piacere a tutti quanti. Era bello sapere che alla sua gente piaceva, peccato che io non ne avessi di gente, apparte mio fratello e tante persone famose che mi riportavano al mio ex ragazzo, e nessuno di loro era all'altezza di non farsi stare bene Simone.

«Allora, come va fra di voi? Mi sembra strano che ancora state insieme, se state insieme. State insieme, giusto?» ci riempì di domande.

«Purtroppo sì, ma non è sempre rose e fiori... o dovrei dire, rose e orchidee» feci riferimento ad un loro pezzo, un duetto, che se non sbaglio era stato pubblicato ad ottobre. Entrambi risero.

«Fra poco arriva Brian, quindi è meglio se lo aspettiamo qui. Intanto fumiamoci qualcosina» tirò fuori uno spinello, fatto a mano quasi sicuramente da lui stesso. Simone mi guardò e poi tornò con lo sguardo su Emanuele, scuotendo la testa. Non voleva che io tornassi nelle mie abitudini, come biasimarlo, ma infondo una sola serata non cambiava niente.

«Fumati quello che ti pare ma noi non lo faremo, mi dispiace. Ho chiuso con tutto questo» decise di rifiutare, sapevo che lo faceva solo ed esclusivamente per me, ma non capivo cosa ci fosse di così sbagliato.

«Perché, Simone? Dai, cosa ti cambierà mai una cannetta, nessuno lo noterà o capirà» gli parlai, cercando di convincerlo. L'odore era invitante, ma nel caso lui avesse confermato la sua scelta, mi sarei limitata a fare la stessa cosa.

«Cazzo, Bella, non cambierai mai. Lo sto facendo per te, quindi non puoi fare così. Come se tu non ti sia procurata abbastanza problemi con questa roba di merda» si arrabbiò.

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