Capitolo 9

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Inaspettamente era arrivato quel messaggio che aspettavo da quando ci eravamo staccati, nonché un semplice "Sono arrivata in Hotel" da parte di Bella, lo staff ci aveva affittato una stanza dove avremmo potuto lavorare sui nostri brani, ma non era solo nostra, bensì di tutti quanti, anche se non potevamo starci in compagnia tranne se dovevamo lavorare in coppia.

Mi diressi di lì aprendo la porta con le chiavi che dovevamo prendere dal portiere ogni volta, mostrando i nostri documenti per chiarire di essere partecipanti al Talent Show, aspettai sdraiato comodamente sul letto da una piazza e mezzo, mentre i minuti passavano.

All'improvviso sentii bussare e così andai ad aprire, trovando la figura di Bella con due frappè in mano, me ne diede uno e sorrise. "Uhm.. grazie? Ne farò tesoro" commentai stranito.

"Figurati, come hai vissuto la mia assenza? Ti sei annoiato vero?" prese il posto che stavo occupando io fino a qualche secondo prima, ma infondo non aveva importanza.

"Troppo, non puoi nemmeno immaginare ─ ironizzai ─ Ho trovato qualche idea comunque, dimmi cosa ne pensi" mi sdraiai accanto a lei, fingendo che per me non fosse qualcosa di troppo forte, nonostante prima di lei avessi fatto cose peggiori senza darci nemmeno peso.

"Vediamo, lasciarci è stato strano ma realizzarlo è stato anche peggio... Tu che mi hai voluto prima del mio nome, sei nella mia testa come un tormentone, dopo la tempesta voglio un posto al sole, sta grandinando da giugno ─ cominciò a leggere qualche frase ─ Mi piacciono, molto" sorrise adeguatamente.

"Leggevo queste cose sul tuo Twitter, hai talento. Dovresti farne qualcosa di serio, perché non ti cimenti in una nuova canzone dove dai tutto te stesso? Dove metti a nudo le tue insicurezze e dai tutto te stesso, secondo me ne uscirebbe qualcosa di magnifico. Fallo per mostrare a chi ti sottovaluta chi sei" propose, mettendo da parte il piccolo blocco nero.

"Il punto è che neanche io so chi sono" scossi la testa, facendo un mezzo sorriso.

"L'ho capito io, Simone. Fidati che se ci rifletti, ce la fai. Fino a poco tempo fa ero nella tua stessa situazione, con una testa un po' diversa, lo ammetto, non mi conoscevo e non sapevo quali fossero i miei limiti. L'ho capito impazzendo, rovinandomi fino a quando ho deciso di smettere per la mia dignità di donna. Ho capito che ci sono persone che non voglio deludere" disse.

"Dovrei rovinarmi? Da solo? E se non sarò più capace di farcela?" cominciai a domandarle.

"Roviniamoci insieme" sussurrò, con quella luce intensa negli occhi che era presente ogni volta, ma mai in quel modo, in quel momento capii di essere finito in un grande casino e che i miei limiti li avrei scoperti grazie a lei.

"Non ho limiti se si tratta di te" mi feci scappare, non sapevo se stavo sbagliando, se ero talmente affrettato da dover iniziare a mettere in dubbio i miei sentimenti nei suoi confronti, ma era così potente, tutto.

Sorrise, facendo un lungo sospiro in cui riuscì a rimettersi nella stessa posizione di prima, distogliendo lo sguardo dal mio, dove mi aveva fissata sbattendo quelle lunghe ciglia ricoperte di mascara, mentre il resto sembrava cessare di esistere, come il mio battito. E intorno a noi, solo semplice silenzio.

"Anche questa non è male" commentò inprovvisamente, continuando a leggere quella specie di appunti che per me non avevano più un significato dato che quello che sentivo non poteva essere espresso a parole. Ero finito in un grosso guaio e dovevo mettere la testa a posto, ritornare in me, in quel Simone che ci provava con tutte e le illudeva, dando affermazioni così importanti, che dovevano essere dette una sola volta nella vita, ad una sola donna.

[...]

Ero stordito, tremendamente ubriaco ma allo stesso tempo sazio della giornata che avevo vissuto. Le bottiglie di Moscow Mule che nascondevo nell'innocente zainetto nero facevano un certo effetto su di me, portandomi a scrivere verità su un social dall'icona azzurra.

Digitai poche parole, piene di significato: Ragazza, stai giocando con i miei sentimenti.

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