-Mi dispiace signor Miller ma io... io non posso farlo.
Con le mani ancora che tremavano afferrai la mia borsa e mi avvicinai goffamente all'uscita. Tutto il mio corpo mostrava i segni evidenti del mio nervosismo, dalla mia voce balbettante alle labbra tremolanti. Poggiai la mano sulla maniglia della porta ma le mie dita non riuscivano ad abbassarla. Ero come pietrificata.
-Cassie aspetta...
Le mani forti del professore si posarono sulle mie spalle, obbligandomi a voltarmi. Mi guardò con occhi rassicuranti e mi fece segno di sedermi nuovamente sulla sedia. E io, seppur ogni cellula del mio cervello mi gridasse di scappare, feci come richiesto.
-Puoi dirmi che succede?- chiese usando un tono estremamente gentile.
Cosa dovevo fare? Raccontargli tutta la verità?
-Bhe ecco...
Ok, magari non tutta.
-Cameron e io veniamo dalla stessa città. Diciamo che non abbiamo mai avuto un rapporto di amicizia.
Mi morsi la lingua quando le immagini di quell'estate cominciarono a scorrere nella mia testa. Le prime litigate, la rabbia, l'odio, ma anche i baci, le risate, il suo profumo...
No, di certo non eravamo mai stati amici.
L'uomo sospirò e mi guardò comprensivo.-Cassie, tu vuoi fare la giornalista. Vero?
Io annuii e lui sorrise lievemente.
-Oltre al fatto che questo lavoro ti aprirebbe molte porte in questo campo, capiterà che non sempre potrai fare lavori con persone che ti stanno simpatiche. È questa la parte difficile: devi riuscire ad analizzare la situazione in maniera completamente oggettiva, lasciando da parte i sentimenti. Ma io credo che tu sia altamente in grado, o mi sbaglio?
Abbassai la testa e annuii lievemente. Con la coda dell'occhio riuscii a vedere un sorriso formarsi sulla bocca del mio insegnate. Si alzò dalla sedia porgendomi i fogli.
-Perfetto, oggi stesso manderò una mail alla SMC dicendogli che accetti il lavoro.
Afferrai le carte e, dopo un cenno con il capo all'uomo, uscii dalla stanza. Attraversai i corridoi cercando di trattenere le lacrime, ma sapevo che non avrei resistito a lungo. Avevo bisogno di sfogarmi, e c'era una sola persona in grado di ascoltarmi.
***
-Io non posso farcela.
Mi buttai a peso morto sul letto sotto lo sguardo divertito del ragazzo. Lui si sistemò una ciocca bionda ribelle con la mano, per poi buttarsi accanto a me.
-Io dico che puoi.
Sorrisi e gli tirai un cuscino in testa.
-Tu non capisci, Peter. Ci ho messo due dannatissimi mesi per dimenticarmi di lui e andare avanti e adesso lo vedo piombare nuovamente nella mia vita come un facocero inferocito!
Lui ridacchiò.
-Un facocero? Tipo Pumba de "Il re leone"?
Gli lanciai un'occhiataccia.
-Sono seria.
Lui strinse le labbra e annuii comprensivo. Rimanemmo in silenzio per un paio di secondi, poi lui mi prese la mano e iniziò ad osservare le nostre dite intrecciate insieme.
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Ti ricordi di noi?
Teen FictionSequel di "Quello che non ti ho detto di noi." Dopo alcuni mesi dalla fine dell'estate Cassie sta cercando in tutti i modi di lasciarsi Cameron alle spalle. Sta cercando di godersi l'arrivo al college nel miglior modo possibile. E, in un modo o nell...