C.19. Abbracci dolenti

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AVVERTENZE!
In questo capitolo sono presenti numerosi riferimento a Maze Runner (sopratutto al libro) però state tranquilli se non capite i qualcosa, mi scuso in anticipo.
NO SPOILER (e vi prego di non spoilerare niente nei commenti)

Tic.

Sbattei le palpebre cercando di spegnere i pensieri nella mia testa.

Tac.

Mi morsi il labbro per evitare di urlare.

Tic.

Osservai il soffitto bianco della stanza.

Tac.

Ovviamente il mio pensiero andò subito a Cameron nella camera accanto a me.

Tic.

Chissà se il soffitto di camera sua era uguale al mio.

Tac.

Nella sua vecchia casa a Chino Hills il soffitto era leggermente più chiaro.

Tic.

L'ultima volta che mi ero addormentata guardando quel soffitto le labbra di Cameron mi stavano stuzzicando il collo.

Tac.

Ricordavo ancora l'ultima cosa che mi aveva detto prima di chiudere gli occhi.

Tic.

Ti amo.

Tac.

Mi alzai di scatto e lanciai la sveglia contro la parete davanti a me, per poi affondare nuovamente il volto nel cuscino cercando di soffocare le urla che premevano per uscire.

Nervosette appena sveglie?

Appena sveglie? E chi ha dormito?

Posso dire la mia teoria sul motivo per il quale tu non hai chiuso gli occhi?

Ma tu non te n'eri andata?

Tu non resisteresti neanche un secondo, senza di me.

Taci.

Mi alzai nuovamente mettendomi seduta sul morbido materasso della mia "nuova" camera.

Era tutto così perfetto in quella casa...

Troppo perfetto.

A passi lenti e il più silenziosi possibile uscii dalla stanza. Mi guardai attorno per un paio di secondi, poi iniziai ad attraversare il corridoio in punta di piedi. Raggiunsi il salotto facendo attenzione a non inciampare da qualche parte e, non appena fui sicura di essere abbastanza lontana dalla portata di orecchie di Cameron, tirai un sospiro di sollievo. Iniziai a guardarmi attorno stringendo le braccia attorno al ventre, cercando di reprimere nuovamente quella sensazione che stava cercando di farsi largo dentro di me.

La parete vetrata lasciava entrare le prime luci dell'alba, illuminando in maniera soffusa l'intero soggiorno. Tutto attorno a me sembrava immobile, quasi irreale, troppo silenzioso. Mi avvicinai lentamente alle pareti scure e iniziai a passare le dita sui libri poggiati sulla libreria. Riconobbi molti grandi nomi come Bukowski e Orwell e non potei fare a meno di domandarmi se davvero Cameron li avesse letti tutti.

Superai la libreria e arrivai accanto ai vari dischi in vinile appesi alle pareti. Erano talmente belli, con quel fascino vintage che mi aveva sempre attratto particolarmente. Lessi i nomi degli artisti e dovetti trattenermi nuovamente dall'ascoltarli tutti.

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