C.53. Verità: un punto di vista

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(Scusate se ci sono errori, ma non ho avuto tempo di revisionarlo. Lo correggerò il prima possibile. Buona lettura💕)

Il vento freddo infuriava dritto sul mio volto, facendomi quasi male. Avrei potuto spostarmi, sollevare la schiena dal petto di Cameron e trovare una posizione che mi avrebbe coperta dall'aria. Eppure non lo feci, rimasi ferma al mio posto, con le mani strette attorno al suo petto.

Mi sembrò una situazione ironica. Stavo "soffrendo", per così dire, pur di mantenere quel minimo contatto con il ragazzo che più mi aveva ferita in tutta la mia vita. Il che riassumeva più o meno ciò che era accaduto negli ultimi mesi.

Eppure ero ancora lì, con la tempia poggiata contro la sua spalla, a lasciarmi cullare dall'andamento traballante della moto sull'asfalto sfatto.

E mi andava bene così, perché, per quanto ne sapevo, quella poteva essere l'ultima volta in cui io e Cameron ci saremmo abbracciati. L'ultima volta in cui il suo calore mi avrebbe riscaldata, l'ultima volta in cui il suo profumo al caramello mi avrebbe invasa, l'ultimo momento di noi.

Fra pochi istanti avrei scoperto una volta per tutte il segreto di Cameron Cooper. Quello che aveva portato alla fine della nostra relazione, alla sua ricaduta nel buco dell'alcoolismo, quello che ci aveva ridotti entrambi a due scarti umani. C'era la possibilità che quel segreto, qualunque esso fosse, sarebbe stato troppo duro da sopportare. Forse avrei chiuso per sempre quel capitolo della mi vita e sarei semplicemente andata avanti per la mia strada. Mi sarei laureata, avrei trovato un lavoro e, magari, un altro ragazzo che mi avrebbe resa felice quanto aveva fatto Cameron.

Improbabile.

Forse non sarebbe stata una vita avventurosa ed entusiasmante. Sarebbe stata monotona, tranquilla... una buona vita.

E di Cameron non sarebbe rimasto altro che una scatola blu piena di ricordi e qualche canzone passeggera alla radio.

Strinsi la presa attorno al suo petto e affondai maggiormente il naso nella sua giacca.

Non ero pronta a perderlo, nonostante negli ultimi mesi non avessi fatto che allontanarlo. Ma, d'altra parte, non ero pronta a perdere neanche me stessa.

-Principessa, siamo arrivati!- urlò ad un tratto il ragazzo cercando di sovrastare con la voce il rumore del vento.

Sentii una serie di brividi percorrermi la schiena. Principessa.

La moto si fermò di colpo e io ci impiegai alcuni secondi per riuscire ad imporre alle mie gambe di farmi scendere dal sellino. Quando ci riuscii, per poco non persi l'equilibrio. La punta della mia scarpa si era incastrata sotto ad una radice leggermente sollevata. Mi guardai attorno spaesata, cercando di scorgere un qualche punto di riferimento attraverso l'oscurità che mi circondava.

-Siamo in un bosco?- domandai scettica.

Il ragazzo poggiò il casco nel retro del sellino e annuì, seguendo il mio sguardo.

-Ho bisogno di parlarti in un posto dove sono sicuro che nessuno potrà mai sentirci.

Deglutii rumorosamente e mi leccai le labbra secche. La cosa non era proprio ratificante.

Il ragazzo mi fece un cenno con il capo di seguirlo, così io feci come richiesto, anche se riluttante. Iniziammo a farci strada lungo un piccolo sentiero sterrato, cercando di non inciampare nella vegetazione di sottobosco che era cresciuta incolta.

Rischiai di inciampare di nuovo e, questa volta, Cameron mi prese al volo. Afferrò saldamente la mia mano, guidandomi poi nei punti più semplici da attraversare.

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