C.39. Un risveglio peloso

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Era il giorno di Natale, in casa Smith, e l'aria profumava di biscotti allo zenzero. Dalla finestra fiocchi di neve cadevano leggiadri sulle fronde spoglie degli alberi e il fuoco screpitava caldo nel camino. Nella casa regnava una quiete assoluta e tutti i membri della famiglia si preparavano allegri per quella meravigliosa giornata.

Ecco, è così che dovrebbe iniziare un racconto di Natale.

E invece il mio inizia con un sedere peloso che si struscia contro la mia faccia.

Mi alzai di colpo dal letto facendo praticamente volare dall'altra parte della stanza quell'essere peloso che mi aveva appena svegliata.

Okay, come buongiorno avevo visto di peggio.

-Signora O'Leary, vieni subito qui!- gridò una voce femminile dal corridoio.

Prima che potessi anche solo capire in che anno fossimo, la porta di camera mia si spalancò e una ragazza con i capelli verdi e il rossetto nero entrò nella stanza.

Non appena mi vide si immobilizò di colpo e subito vidi un sorriso formarsi sul suo volto.

-Che mi venga un colpo, Cassie! Sei uno splendore!

Lanciai un'occhiata veloce al mio pigiama con i gufetti e rialzai lo sguardo su di lei, cercando di metterla a fuoco attraverso la massa crespa e informe di capelli che mi ricadevano sul viso.

Ma aw... grazie, cara.

La ragazza venne verso di me euforica e mi stritolò in un abbraccio affettuoso.

Okay... forse troppo affettuoso.

-Abbie... non... respiro...- mormorai.

-Oh, scusa.- ridacchiò staccandosi da me.

Non mi diede neanche il tempo di aprire bocca che si voltò verso l'angolo al fondo della mia camera e portò le mani sui fianchi con fare severo.

-Signora O'Leary, cane cattivo! Non puoi andartene in giro come ti pare e piace!

Seguii il suo sguardo e finalmente riuscii a mettere a fuoco la figura di quell'essere che mi aveva appena svegliata con la visione memorabile del suo peloso fondoschiena.

Ebbene si, se avete letto "Percy Jackson e la battaglia del labirinto" saprete sicuramente chi sia la signora O'Leary.

Ma, purtroppo per tutti noi, il cane di Abbie non era un segugio infernale, ma un semplice carlino tanto adorabile quanto fastidioso.

Però alla fine gli volevamo tutti bene.

Forse.

La ragazza lo sollevò fra le braccia e si voltò verso di me, con il sorriso di nuovo sul volto.

-Allora, io e te abbiamo molte cose di cui parlare. Prima di tutto io...

Si fermò a metà frase e iniziò a fissare un punto del muro davanti a sé con espressione concentrata, come se stesse cercando di ascoltare qualcosa. La imitai e subito sentii il rumore di una serratura scattare.

La ragazza spalancò gli occhi e lasciò cadere la cagnolina, che subito ne approfittò per sgattaiolare via.

-Abbie cosa...

-Sta uscendo!- esclamò interrompendomi.

Mi superò con una spallata e, senza dire niente, raggiunse la porta di camera mia. La guardai confusa e la seguii cercando di capire cosa stesse succedendo.

-Abbie, cosa stiamo guardando?- sussurrai appostandomi dietro di lei.

Non fece in tempo a rispondere che la porta della stanza di fronte alla mia si spalancò e Cameron uscì lentamente in corridoio.

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