1 MISSING MOMENT - Riley

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Odiavo me stessa.

Mi odiavo perchè ero diventata quel tipo di ragazza odiosa che avevo sempre odiato e che mi ero ripromessa non sarei mai diventata, per non arrivare al punto di odiarmi talmente tanto da far si che tutti mi odiassero.

Bene, ora mi odiavo.

Erano passati più di otto mesi da quando io e Blake ci eravamo lasciati.

Anzi, rettifico, erano passati più di otto mesi da quando quel bastardo mi aveva ridotto il cuore in una poltiglia di capillari, arterie spappolate e sangue raggrumato.

Spero di aver reso l'idea.

Otto mesi da quando lo avevo trovato con quella p...

Peripatetica.

Si, quello che vuoi.

Erano passati otto mesi e, nonostante questo, io pensavo ancora a lui. Perfino in quel momento, seduta sul cofano del furgone, con uno splendido tramonto davanti a me, non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine del nostro primo bacio, su quella maledetta ruota panoramica ad Hollywood. Tutto perchè la mia mente sadica aveva avuto la strabiliante idea di andare a rileggere i nostri vecchi messaggi.

Ma il problema non era lui, ero io. O almeno, questo era quello che continuavo a ripetermi da otto mesi a quella parte.

Perchè lo aveva fatto? Perchè non gli bastavo più? Cosa avevo io di sbagliato?

Forse ero troppo bassa. O magari erano gli occhiali troppo grossi, oppure non gli piaceva la mia fissazzione per i computer. Forse non ero abbastanza sexy, o provocante, o audace. Probabilmente era colpa del mio caratteraccio. Si, ero troppo permalosa e testarda e lui si era stancato di me.

Insomma, un motivo doveva pur esserci? Non sono mai stata una ragazza insicura o robe simili, ma... perchè? Che bisogno aveva di trovarne una migliore di me?

Dopo otto mesi, quelle domande mi tormentavano ancora. Non ne avrei parlato con Clover e Cassie perchè sapevo che si sarebbero arrabbiate con me. E forse, in realtà, non ero così sicura di voler conoscere la risposta.

Ad un tratto, il rumore di vetro che si infrange mi risvegliò dal mio stato di trance. Alzai gli occhi di colpo, giusto per trovare la figura di Hunter a pochi metri da me. Teneva una cassa di bottiglie di birra in mano, mentre una di esse giaceva a terra in mille pezzi.

Mi guardò con le guance in fiamme, boccheggiando leggermente.

«S-scusa, ero solo venuto a prendere da bere.» farfugliò.

Io sorrisi, mentre lo guardavo raccogliere i cocci con movimenti impacciati.

Si rialzò in piedi, schiarendosi nervosamente la voce. Il suo sguardo esitò leggermente, per poi alzarsi sui miei occhi.

«Vieni? Il barbecue è quasi pronto.» chiese.

Avevamo deciso di accamparci per la notte in una spiaggetta deserta poco lontano dal confine con l'Arizona, probabilmente l'ultimo scorcio di mare che avremmo visto prima di imboccare la Rout 66.

Strinsi le labbra e abbassai leggermente il volto.

«Si... vi raggiungo.» sussurrai, portando nuovamente lo sguardo sul tramonto davanti a me.

Per alcuni secondi, il rumore delle onde che si infrangevano contro la riva fu tutto ciò che sentii. Poi, lentamente, la parte anteriore del furgone si abbassò, segno che qualcuno si era seduto accanto a me.

«Cosa stiamo guardando?» chiese Hunter, seguendo il mio sguardo.

Sospirai, lasciando correre gli occhi sulle miriadi di sfumature rossastre che si rinfrangevano contro la superfice dell'acqua.

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