C.45. L'oblio

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Avere consapevolezza delle proprie azioni è qualcosa che ci viene insegnato fin da bambini.

Quante volte mia madre mi aveva ripetuto, fin da piccola, "prima di agire, pensaci bene"?

Purtroppo la mia impulsività era stata un problema per tutta la mia vita, forse anche troppo.

Quindi uno penserà che, quasi alla soglia dei miei diciannove anni, io abbia imparato la lezione, no?

Sbagliato.

Un altro problema si presentava quando arrivava il momento di prendere coscienza del proprio sbaglio e provare a rimediare.

Perché, essendo io una ragazza abbastanza sveglia, avrei dovuto essere in grado di riconoscere le cose impulsive e senza senso che faccio, no?

Sbagliato di nuovo.

Quella mattina mi svegliai dolcemente, con le luci del mattino che passavano dalla finestra semi-chiusa.

Mi stiracchiai leggermente e mi voltai verso l'altro lato del letto, stropicciandomi gli occhi ancora pesanti dal sonno.

Alzai lo sguardo sulla sveglia, proprio dietro Cameron, e mi tranquillizzai non appena mi resi conto che mancava ancora un'ora prima dell'inizio delle lezioni.

Aspettate un momento...

Metti in pausa, riavvolgi il nastro e premi play.

Perché Cameron era nel mio letto?

Alzai di colpo le coperte e scoprii il mio corpo nudo, coperto solo dalle gambe del ragazzo intrecciate alle mie.

Improvvisamente realizzai ciò che era successo la sera prima e una spia si accese nel mio cervello.

Voto di castità! Voto di castità! Voto di castità violato!

E quindi ecco a voi la consapevolezza, miei cari signori, sbatuttami in faccia come una palla da demolizione in un negozio di cristalli.

-Oh merdina secca, merdina secca, merdina secca, merdina secca, merdina secca!- borbottai fra me e me cercando di non prendermi a schiaffi da sola.

Presi un respiro profondo nel disperato tentativo di darmi una calmata e iniziai a cercare di ragionare lucidamente.

Okay, non era un dramma, io e Cameron avevamo solo fatto sesso.

Sentii un formicolio solleticarmi la bocca della stomaco.

Oh perfetto, ora anche il mio corpo iniziava a fare il sentimentalista.

Non era niente di importante. Lui era un ragazzo e... e io ero una ragazza. Era normale che fosse successo, infondo lui era un figo stratosferico e io... io ero io.

Lanciai un'occhiata al volto di Cameron accanto a me. Le labbra schiuse, i capelli spettinati, il petto nudo...

Spostai subito lo sguardo.

Okay stomaco, non è il momento per collassare.

Con tutta la calma del mio repertorio riuscii ad uscire dal letto senza svegliarlo. Infilai alla rinfusa i vestiti che avevo il giorno prima, afferrai le scarpe e uscii dalla stanza facendo attenzione a non fare neanche il minimo rumore. Presi velocemente lo zaino che avevo lasciato in salotto e, cercando di ignorare il peso che gravava sul mio petto, uscii dall'appartamento.

La discesa in ascensore mi parve infinita. Ogni piano che passavo, i miei sensi di colpa aumentavano.

Non era giusto quello che avevo fatto. Non era giusto per me e non era giusto neanche per Cameron.

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