«Lurido bastardo, con che coraggio entri in questo appartamento?»
Riley fece un passo in avanti come se volesse strozzare Cameron e io subito mi misi in mezzo.
«Cosa sta succedendo?» domandai passando confusa lo sguardo fra i due.
Solo allora mi accorsi che gli occhi di Riley si erano fatti lucidi e in un attimo le lacrime iniziarono a scorrergli incontrollate lungo le guance in fiamme.
«Lui sapeva! Sapeva! Lui lo sapeva!» esclamò fra un singhiozzo e l'altro.
La strinsi fra le braccia premendole il volto contro il mio petto. Cameron invece rimase in piedi li dov'era, come se fosse paralizzato, e subito abbassò lo sguardo.
«M-Meglio che me ne vada.» balbettò.
Avrei voluto fermarlo, ma subito mi ricordai di Riley ancora stretta fra le mie braccia, così non dissi niente. Lui mi guardò per qualche secondo come se si aspettasse che facessi qualcosa ma poi, quando capì che non sarebbe successo, afferrò la giacca poggiata sul divano e uscì dall'appartamento. Non appena sentii la porta chiudersi alle mie spalle abbassai lo sguardo sulla mia amica cercando di asciugarle le lacrime.
«Riley perché non ti siedi e mi spieghi cos'è successo?» domandai con il tono più pacato del mio repertorio.
Lei esitò un attimo ma alla fine annuii e mi seguì lentamente fino alla cucina. La feci sedere davanti al bancone e iniziai a preparare due tazze di the, magari bere qualcosa di caldo le avrebbe fatto bene.
«Ecco qui...» dissi porgendole una delle due tazze in ceramica.
Lei prese un sorso e chiuse gli occhi come se fosse sollevata. Strinse le labbra e puntò finalmente i suoi grandi occhioni castani su di me.
«Perché era qui?» chiese decisa.
Io mi sedetti accanto a lei e presi un sorso a mia volta.
«Dovevamo vederci per l'intervista.» mentii.
Raccontargli di tutta la scenata che mi aveva fatto prima era l'ultima cosa di cui entrambe avevamo bisogno.
Lei annuii come se ora gli fosse tutto chiaro.
«Scusa, pensavo fosse venuto a darti fastidio.» disse forzando un sorriso.
Ok, questo spiegava il perché gli avesse urlato contro. Eppure non mi convinceva al cento per cento. Avrei fatto altre domande, ma sembrava già abbastanza sconvolta di suo, non volevo turbarla di più.
«Cosa ci fai qui?» domandai sorridendo e avvicinando di più la sedia alla sua.
Lei forzò un sorriso e poggiò la tazza sul ripiano di legno.
«Dopo che ti ho chiamata, quel giorno in aereporto, sono tornata a Boston. Volevo che la mia vita continuasse come al solito, come se niente fosse successo. Andavo a lezione, tornavo a casa, a volte uscivo perfino la sera. Eppure mi sentivo male. Ogni notte, quando mi mettevo a letto, era come se fossi sola. Li al campus ci sono tante persone con cui ho fatto amicizia, ma è diverso. Ero arrivata ad un punto in cui non solo ero lontana da voi, ma avevo anche perso...»
La voce le si mozzò in gola e i suoi occhi si gonfiarono di nuovo di lacrime, così strinse le labbra e deglutì rumorosamente.
«Avevo anche perso lui.»
Le strinsi il braccio cercando di darle forza. Vederla in quello stato mi ricordava parecchio come ero stata io dopo che Cameron mi aveva lasciato, quando anche solo il suono del suo nome mi faceva venire voglia di piangere e spaccare qualche piatto.
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Ti ricordi di noi?
Teen FictionSequel di "Quello che non ti ho detto di noi." Dopo alcuni mesi dalla fine dell'estate Cassie sta cercando in tutti i modi di lasciarsi Cameron alle spalle. Sta cercando di godersi l'arrivo al college nel miglior modo possibile. E, in un modo o nell...