C.26. Guatemala

4.2K 200 78
                                    

-Allora ragazzi, come tutti sapete fra un po' inizieranno le vacanze di Natale. Dopodomani ci sarà l'ultimo esame di questo quadrimestre e spero vivamente che ognuno di voi arrivi preparato.

La voce del professor Miller riecheggiava per tutta l'aula, ma nessuno lo stava veramente ascoltando.

Nemmeno le bamboline che di solito passavano le ore di giornalismo a sbavargli dietro.

Io, da parte mia, stavo scarabocchiando distrattamente un angolo del quaderno.

Negli ultimi giorni ero stata troppo assente, me ne rendevo conto io stessa. Facevo del mio meglio per comportarmi come se niente fosse, come se tutto fosse normale.

Ma c'era sempre qualcosa dietro l'angolo pronto a dirmi "Ehi, la tua vita è talmente incasinata che in confronto Beautiful sembra Dora l'esplorartice. Perché non sei ancora scappata in Guatemala?"

Mh... chissà come si vestono i guatemalteici.

-Avete capito tutto ragazzi?

La voce del professore mi richiamò alla realtà. Nessuno rispose e l'uomo sospirò amaramente.

-Va bene ho capito, ci vediamo alla prossima lezione.

Non ebbe neanche il tempo di poggiare gli appunti sulla cattedra che tutti gli studenti uscirono dalla classe. In pochi secondi rimasi sola in mezzo alla stanza, con il professore che mi osservava incuriosito dall'altra parte dell'aula.

-Cassie... tutto bene?- domandò accennando un sorriso.

Io annuii distrattamente e mi alzai dal mio posto. Afferrai lo zaino e, forse troppo lentamente, iniziai a scendere le scale che portavano all'uscita.

-Ho saputo che ultimamente non sei stata tanto bene.- disse seguendomi con lo sguardo.

Io scrollai le spalle.

-Sto bene, solo un po' di stanchezza arretrata.

Lui annuì poco convinto e io abbassai lo sguardo.

-Si risolverà tutto, vedrai.- sussurrò ad un tratto.

Io alzai il volto di scatto.

A cosa si riferiva?

Non feci in tempo ad aprire bocca, però, che l'uomo afferrò il portadocumenti e uscì dall'aula.

Rimasi impalata un paio di secondi ma, alla fine, mi decisi ad uscire a mia volta.

Quel giorno il campus sembrava essere stato colpito da una sorta di incantesimo. Forse era l'aria di dicembre, forse il clima delle vacanze imminenti, o forse era perché la mensa del campus aveva esaurito le scorte di caffè.

Fatto sta che tutti sembravano sul punto di addormentarsi, come nel cartone della bella addormentata nel bosco.

Decisi di non farci caso e raggiunsi lentamente la biblioteca.

Lanciai un'occhiata veloce all'orologio del campanile e notai che ormai era pomeriggio inoltrato. Di solito a quell'ora Peter stava sempre li a studiare e io avevo voglia di parlare con lui.

Sentivo il bisogno di chiacchierare con qualcuno che non mi trattasse come se fossi sul punto di essere mandata agli Hunger Games.

Negli ultimi giorni il mio repentino cambio di umore si era fatto notare, purtroppo. Nash non faceva altro che comprarmi cioccolato, Dylan mi abbracciava ogni volta che mi vedeva, Clover mi costringeva a passare i pomeriggi con lei e Riley a guardare film strappalacrime e Hunter mi preparava sempre cioccolate calde con extra panna anche quando eravamo a casa.

Ti ricordi di noi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora