C.42. Cose da Cassie

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Faceva freddo, dannatamente freddo.

L'aria gelida soffiava fra le assi di legno, per poi infilarsi di prepotenza sotto al mio giaccone. Stavo congelando, ma nonostante ciò non avevo la minima intenzione di scendere da li.

Poi, ad un tratto, vidi l'estremità della scaletta di corde tremare e capii che qualcuno si stava arrampicando. Non mi sporsi per vedere chi fosse, non urlai di lasciarmi sola, mi limitai a stare immobile nell'angolo più riparato della casetta.

Una testa di folti capelli verdi comparve dalla porticina e, non appena la ragazza fu riuscita ad arrampicarsi fino alla fine, si voltò verso di me. Sospirò senza farsi troppo vedere e sorrise.

-Sapevo che ti avrei trovata qui, cugina.- ridacchiò.

Io non mi mossi.

Abbie si avvicinò a me, mi porse un bicchiere di Sturbacks fumante e io, forse mossa dal freddo che mi circondava, lo afferrai.

Annusai velocemente il contenuto mentre aspettavo che mia cugina si sitemasse accanto a me e presi grata un sorso della bibita.

Cioccolata al caramello.

Quella ragazza si che mi conosceva.

Rimanemmo in silenzio a fissare il muro di legno davanti a noi. Fuori il vento piegava le fronde degli alberi e si sentiva il rumore dell'acqua del ruscello che scorreva.

Pace, tanta pace.

Ma poi, nella mia testa, il caos.

-Cameron mi ha baciata.- sussurrai prendendo un altro sorso di cioccolata.

La sentii sorridere accanto a me.

-Te l'avevo detto che avreste limonato entro la fine della serata. Dio, si sentiva la tensione sessuale fra voi da un miglio.- ripose dopo attimi di silenzio.

Assaporammo entrambe un altro po' delle nostre bibite, sempre senza distogliere lo sguardo dal muro.

-È stato bello?- chiese lei.

Per un secondo chiusi gli occhi e iniziai a ripensare alla sera prima. Se mi impegnavo riuscivo ancora a sentire il suo sapore sulle labbra, la sua stretta sui miei fianchi, il suo odore nei miei capelli...

-È stato magnifico.- risposi in un sussurro.

Un altro sorso.

-Quindi qual'è il problema?

Sospirai e scossi la testa.

-È tutto sbagliato. Sono tre mesi che continuo a ripetere le stesse cose: "Io ti amavo, Cameron", "tu mi hai cacciata dalla tua vita", "in realtà non mi hai mai amata". Ma questo è solo una parte del problema. Tutto questo potrei perdonarlo, capisci? Ci vorrebbe tempo, molto molto tempo, e anche un grande sforzo da parte sua. Ma alla fine lo farei, non potrei fare a meno di perdonarlo.

-Ma...?- mi incalzò lei.

Sospirai frustrata e scossi la testa.

-Ma io non capisco, Abbie. Perché mi ha trattata in quel modo? Non ti sembra strano che un attimo prima mi ama, quello dopo mi odia, e quello dopo ancora mi ama di nuovo? Cos'è successo quel giorno, nella sua testa? Cosa lo ha fatto scattare? Non voglio credere che il problema fossero solo quelle dannate fotografie, non ci credo.- sputai amareggiata.

Ci fu un attimo di silenzio. Il mio bicchiere era ormai vuoto e anche Abbie aveva smesso di bere. Uno stormo di uccelli passò velocemente fuori dalla finestra, ma nessuna delle due si voltò a guardarlo.

-Ma il bacio è stato meraviglioso.- sussurrò la ragazza ad un tratto.

Io sospirai e mi morsi il labbro inferiore.

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