C.48. In delirio veritas

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-Più in alto, papà, più in alto!

L'altalena cigola sotto il mio peso, ma il suono delle mie risate copre il rumore.

-Più in alto? Sei sicura di essere abbastanza forte?

-Si! Si sono sicura!

-E allora che più forte sia!

Il cielo azzurro. Mi sembra quasi di poterlo toccare. Le nuvole, il sole. La luce mi acceca, sento il suo calore sulla pelle. È una bella sensazione.

-Guarda come vai in alto, amore mio! Sei quasi nello spazio.

-Lo tocco, papà! Riesco a toccare il sole!

L'uomo ride e mi da un'altra spinta.

-Dici sul serio? Riusciresti a prenderlo per il tuo papà?

Annuisco. Stacco la mia manina dalla catena dell'altalena e mi sporgo in alto, sempre più su.

-Ci sono quasi papà!

Ora lo vedo, riesco quasi a sentire i suoi raggi bruciarmi sulle dita. Devo prenderlo, per il mio papà.

Poi sento una sensazione nuova. Come di vuoto, allo stomaco. Non sento più il seggiolino freddo della giostra sotto al sedere e, prima che me ne accorga, mi ritrovo per terra. Urlo, piango, ora il sole è di nuovo lontano. La figura alta e massiccia di mio papà copre i raggi, e le lacrime ai miei occhi confondono le ombre.

Il ginocchio brucia, lo sento, fa male.

-Stai calma, bimba mia, va tutto bene.

Ma io non mi calmo. Continuo a piangere, ancora e ancora, sempre di più, sempre più forte.

-Fa male, papà! Fa male! C'è il sangue!

Mio papà annuisce e, delicatamente, sfiora il taglio sulla gamba. Fa una faccia sbalordita, spalanca gli occhi e muove i baffi in maniera buffa.

-Cassie, hai visto? Hai visto cosa c'è qui?

Le mie lacrime si calmano leggermente e io seguo il suo sguardo. C'è del sangue che cola dalla gamba e fa male, tanto male.

-Mandalo via! Mandalo via!

Inizo a dimenarmi, ma l'uomo mi blocca delicatamente i polsi.

-No, non lo manderò via, Cassie.

-Perché no?

Lui sorride.

-Perché questa è una ferita di guerra, amore mio.

Io lo guardo confusa.

-Ma è un graffio.

Papà scuote la testa.

-No, tesoro, questo è un marchio. È il segno che hai provato a fare l'impossibile. Sei stata coraggiosa, bimba mia.

I miei occhi si bagnano di nuovo.

-Ma sono caduta, papà, non riuscita a prenderlo, il sole.

L'uomo sorride e mi asciuga una lacrima.

-Ma ci hai provato, è questo che conta. Ora devi solo alzarti in piedi, pulire questa sbucciatura e mostrare con orgoglio a tutti la tua ferita di guerra.

-Ma... Il sole non l'ho preso.

Lui sorrise e mi porge una mano.

-Lo vedi? Lui è sempre lì. Un giorno lo prenderai Cassie, e quel giorno abbasserai lo sguardo a cercare la tua ferita di guerra. E lei sarà li, ma non farà più male.

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