Cameron accostò l'auto a bordo strada e spense il motore. Nessuno dei due aprì bocca, entrambi tenevamo lo sguardo dritto avanti a noi mentre le ultime note di Counting stars risuonavano nell'abitacolo.
Ad un tratto lui allungò una mano verso la radio e spense la musica, per poi voltarsi verso di me.
-Siamo arrivati.- disse portando le mani sulle ginocchia.
-Si, riconosco la mia casa.- risposi brusca.
Lo ammetto, ero dannatamente nervosa e quando ero nervosa diventavo acida. Presi un respiro profondo e mi decisi finalmente ad uscire dalla jeep.
-Se vuoi puoi iniziare ad entrare, le valige le porto io.- si offrì Cameron vedendo che c'ercavo nervosamente di aprire il bagagliaio.
Io annuii senza ribattere e, prima che dicesse altro, raggiunsi il vialetto a pochi metri da noi.
La casa era esattamente come me la ricordavo. Le mura color panna entravano in contrasto con le finestre di legno e le tende rosse. Ogni balcone era decorato da fiori colorati e il giardino era curato come sempre. L'altalena arrugginita dondolava spinta dal vento e, sul davanzale della cucina, era poggiata una teglia nera fumante.
Istintivamente sorrisi e mi sentii stranamente più tranquilla. Raggiunsi velocemente la porta d'ingresso e suonai il campanello. Subito sentii delle voci provenire da dentro e non potei fare a meno di sorridere ancora di più.
-Levati, la mia bambina è arrivata, ho la precedenza!
-Non so se te ne ricordi, ma è anche la mia bambina.
-Chi è che l'ha tenuta in grembo per nove mesi? Eh? Non tu.
La porta su spalancò e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai fra le braccia di mia madre.
-Amore mio mi sei mancata talmente tanto!- esclamò la donna stringendomi sempre più forte.
Troppo forte.
-Grace lasciala respirare, non voglio una figlia morta a natale.
Mia madre si staccò svogliatamente da me e subito sorrisi all'uomo che era comparso dietro di lei.
-Papà...- sussurrai avvicinandomi a lui.
Anche lui mi strinse subito fra le sue braccia e questa volta fui in grado di ricambiare senza rischiare di morire soffocata. Allungai un braccio verso mia madre e lei si unì a noi, fortunatamente senza rischiare di uccidermi.
-Fatti guardare. Mio Dio tesoro, sei così cambiata. Che fine ha fatto la mia bimba?
Mio padre alzò gli occhi al cielo e io ridacchiai.
-Suvvia Grace, sono solo...- si fermò un attimo a contare sulle dita- quattro mesi che non la vediamo.- terminò in fine.
Mia madre gli lanciò un'occhiataccia e si girò nuovamente verso di me.
-Allora? Cosa ti è successo in questi quattro mesi? Come sono andate le vacanze? Com'era Chinese Ville? L'università ti piace? Hai già trovato delle amiche? E un ragazzo? Oh tesoro, perché ci hai chiamato così poche volte?
Mi scambiai un'occhiata divertita con mio padre e lui alzò gli occhi al cielo sconsolato.
-Mamma, lasciami il tempo di rispondere, almeno.- la interruppi ridacchiando.
Lei si placò per un secondo in attesa di una risposta e io presi un respiro profondo.
-Per prima cosa è Chino Hills, non Chinese Ville. E poi era... si, era ok come città.
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Ti ricordi di noi?
Teen FictionSequel di "Quello che non ti ho detto di noi." Dopo alcuni mesi dalla fine dell'estate Cassie sta cercando in tutti i modi di lasciarsi Cameron alle spalle. Sta cercando di godersi l'arrivo al college nel miglior modo possibile. E, in un modo o nell...