C.10. Una domanda sbagliata

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-No.- risposi secca non appena realizzai quello che aveva detto.

Il ragazzo alzò un sopracciglio e si voltò verso di me.

-Come?- chiese.

-Ho detto di no, non ho intenzione di venire a casa tua.- ripetei incrociando le braccia al petto.

Lui scosse la testa divertito e tirò fuori dalla borsa il portafoglio.

-Sei la solita bambina.- mi prese in giro.

No scusa, ma da quando tutta questa confidenza? Non eri tu quello che diceva "mi hai rovinato la vita, non voglio più vederti e bla, bla, bla"?

-E tu sei il solito idiota.- risposi in tono acido.

Il ragazzo lasciò alcuni soldi sul tavolo per poi alzarsi dalla sedia. Aspettò che facessi lo stesso ma io, al contrario, non mi mossi di un millimetro. Si lasciò sfuggire uno sbuffo esasperato e si passò una mano fra i capelli.

-Si può sapere qual'è il problema?- domandò ancora.

Il problema, razza di idiota, è che negli ultimi due mesi sono stata malissimo per colpa tua. Il problema è non puoi ricomparire da un giorno all'altro e comportarti come se niente fosse, come se fossimo tornati ai primi tempi.

-Preferisco stare qui.- risposi semplicemente mordendomi la lingua.

Lui fece un sorrisetto rassegnato, come se si aspettasse una reazione del genere, e mi porse la mano.

-Cassie se vuoi che io risponda alle tue domande voglio essere in un posto familiare, non in un bar qualunque in cui il tuo fidanzatino biondo ossigenato ci osserva in modo maniacale.

Non capii di cosa stesse parlando fino a quando non mi accorsi che Peter era seduto al bancone del bar e ci guardava cercando di non farsi vedere.

Ok, comincia ad essere inquietante.

No, lo fa per me. Vuole solo aiutarmi.

Se lo dici tu...

Alzai nuovamente lo sguardo sul volto speranzoso del ragazzo di fronte a me e mi morsi un labbro. Alla fine mi lasciai sfuggire un sospiro arrendevole e mi alzai, ignorando la sua mano ancora tesa nella mia direzione. Gli diedi le spalle e mi avvicinai all'uscita, sapendo che lui mi seguiva a ruota. E di certo non mi era sfuggito il sorrisino soddisfatto che era comparso sul suo volto. Feci un cenno col capo a Peter e lui, allo stesso modo, fece un occhiolino a Cameron.

-E per la cronaca, sono biondo naturale.- ridacchiò il mio finto fidanzato.

Il ragazzo lo ignorò ma, non appena fummo fuori, lo sentii sbuffare.

-E per la cronaca imitare Jace Wayland non ti rende più figo.- borbottò sotto voce.

Non dissi niente perché l'aveva detto più a se stesso che a me, ma questa frase mi aveva colpito parecchio.

Questo vuol dire che ha come minimo visto Shadowhunters?

Io cercai di zittire la mia coscienza.
E allora? È stato Peter a citarlo per primo.

Tesoro, non credo fosse una cosa volontaria.

Scrollai la testa come per scacciare quei pensieri e mi fermai in mezzo al viale con le braccia incrociate al petto, aspettando che Cameron mi raggiungesse.

-Comunque lascia che ti dica che il tuo ragazzo è inquietante.- disse mettendo maggiore enfasi alle parole "tuo ragazzo".

Lo disse lasciandosi sfuggire una risatina nervosa, ma il suo tono era dannatamente serio.

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