C.58. Reunion

4.4K 212 147
                                    

-Cassie, puoi fermarti un secondo?- piagnucolò il mio migliore amico.

O meglio, il mio ex-migliore amico.

-Cassie, ti prego, ascoltami...

Ma io lo ignorai di nuovo. Continuai a camminare dritta per la mia strada, cercando di ignorare il ragazzo che, senza demordere, continuava a seguirmi supplicando un po' di attenzione.

-Cassie Marie Elizabeth Smith, ti prego! Lui è il mio migliore amico e tu non gli avresti mai detto niente!

Lo ignorai ancora, superando a falcate la scalinata della facoltà di giornalismo. Il professor Miller era seduto su un gradino a leggere un libro e, come sentì le urla di Nash, alzò gli occhi su di noi.

-Che sta succedendo?- domandò con un'espressione fra il divertito e il confuso.

Io sbuffai e Nash si voltò verso di lui con aria supplichevole.

-Jason, Cassie non mi parla più perché ho detto a Cameron che James ha quasi provata a stuprarla. Dammi una mano!

L'uomo infilò il libro nello zaino e, senza dire niente, iniziò a camminare accanto a me.

-Da quant'è che andate avanti così?- chiese ridacchiando.

Io scrollai le spalle.

-Circa una settimana.

-Cosa? Perché a lui parli? Anche lui è venuto con me a parlare con Cameron.- si lagnò Nash continuando a correrci dietro.

-Si ma lui non è il mio migliore amico, quindi non si presuppone che dovrebbe essere in grado di mantenere un segreto.- ribattei scocciata.

Il professor Miller mi guardò di sottecchi e cercò di trattenere un sorriso.

-Gli hai appena parlato.- mi fece notare.

Dannazione!

Arrivammo fino al bar del campus ed entrammo, cercando di ignorare il ragazzo che, a pochi metri da noi, si sbracciava per farsi notare. Feci passare prima il professor Miller e, dopo essere passata io, lasciai sbattere la porta in faccia a Nash.

Ridacchia soddisfatta e, di nuovo accanto al professore, iniziai ad attraversare la sala. A pochi metri da noi si trovava un grande tavolo e, attorno ad esso, erano seduti tutti i miei amici.

Il professor Miller si bloccò di colpo, sistemandosi nervosamente il nodo della cravatta. Io passai un paio di volte lo sguardo da lui ai ragazzi, per poi sorridere dolcemente.

-Gli piacerà.- dissi poggiandogli una mano sulla spalla.

Lui strinse le labbra.

-Inizia a darmi del tu, poi ne riparliamo.- ribattè nervoso.

Ridacchiai e, non appena mi fui assicurata che Nash fosse di nuovo dietro di noi, mi avviai a passi spediti verso il tavolo. Salutai tutti quanti e mi sedetti accanto a Clover, portando poi nuovamente lo sguardo sui i due ragazzi che erano rimasti indietro. Gli altri si girarono a loro volta, facendo calare un silenzio improvviso e provocando una vampata di rossore sulle guance del professor Miller.

Nash gli poggiò una mano sulla spalla e gli rivolse un sorriso incoraggiante, per poi fare un passo verso di noi.

-Ragazzi, questo è Jason. Jason, loro sono Riley, Clover, Hunter e Dylan.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui gli occhi indagatori dei miei amici rimasero incollati sul volto nervoso dell'uomo. Ad un tratto Dylan si alzò in piedi, facendogli segno di sedersi al suo posto. Lui esitò un attimo ma, alla fine, fece come richiesto. Come il suo sedere toccò la superficie della sedia, partì il disagio.

Ti ricordi di noi?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora