C.33. Non avresti dovuto

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La porta dell'ingresso si spalancò non appena misi piede giù dall'ultimo scalino. Mio padre si voltò verso di noi e lanciò subito un'occhiataccia alla mano mia e di Cameron ancora intrecciate insieme, così mi affrettai a staccarmi.

Che diamine mi era preso?

Proprio in quel momento una folata di profumo nauseante alle rose si espanse nella stanza e Amelie Hutson e il suo ego comparvero davanti a noi in tutto il loro splendore.

-Grace, ma cherie! Che piacere rivederti!- esclamò con quel suo solito tono acuto avvicinandosi a mia madre.

Cameron mi lanciò un'occhiata interrogativa e io mimai un "ti spiego dopo" con le labbra.

-Amelie, quanto tempo.- la salutò mia madre a sua volta.

Dietro di lei comparvero subito suo marito e Clare, decisamente meno spumeggianti rispetto alla donna.

L'uomo si avvicinò a mio padre e gli strinse la mano sorridente.

Huge Hutson, al contrario della moglie, sembrava una brava persona. Non avevo mai capito per quale motivo avesse deciso di sposare quell'arpia.

Clare fece un gesto con il capo verso entrambi i miei genitori e, infine, si voltò verso di me.

-Ciao Cassie.- mi salutò con quella sua finta aria d'angoletto.

Si avvicinò a me e si sporse per lasciarmi due baci sulle guance. Cercai di ricambiare senza vomitarle in faccia, cosa che mi riuscì altamente difficile.

Era cresciuta molto dall'ultima volta che l'avevo vista. I capelli rossi uguali a quelli della madre le ricadevano mossi sulle spalle e gli occhi verdi erano incorniciati da una sottile linea di eyeliner. Indossava un vestito nero più aderente rispetto al mio e ai piedi portava un paio di scarpe alte con il tacco dello stesso colore.

Lanciai una rapida occhiata alle All Stars che indossavo io e mi maledii mentalmente per non aver messo le scarpe che mi aveva regalato Riley.

-Cassie, mon amour! Che piacevole sorpresa!

In meno di tre secondi mi ritrovai investita da quell'uragano rosso impellicciato e dovetti sforzarmi con tutta me stessa per sembrare un minimo cortese.

-Signora Hutson, è un piacere rivederla.- dissi con un sorriso forzato.

Lei portò entrambe le mani curate sui fianchi stretti e sorrise altezzosamente.

-Cherie, ti ho ripetuto mille volte di darmi del tu. In fondo io sono molto più giovane di tua madre, non c'è bisogno di tutta questa formalità, n'est pas?

Ridacchiò divertita e fece per andare verso il salotto ma, solo in quel momento, si accorse del ragazzo ancora in piedi accanto a me.

Lo osservò con quei suoi occhietti vispi e si portò una mano alla bocca.

-Chi abbiamo qui?- chiese senza staccargli gli occhi di dosso.

Mi avvicinai a lui cercando di mettere maggior distanza fra i due.

-Lui è Cameron.

Ok, forse avrei dovuto aggiungere qualcosa come "un mio amico" o "il mio coinquilino", ma in quel momento volevo evitare di complicare la situazione. Desideravo soltanto che quella donna smettesse di guardarlo come se fosse un cupcake.

-Cameron, eh? Beh, è un piacere conoscerti. Conosci già mia figlia Clare?- domandò poggiando una mano sulla spalla della ragazza.

Lui si voltò verso la ragazza e sorrise in una maniera che non mi piacque per niente.

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