C.12. Tradita

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《So che l'ho scritto anche nello scorso capitolo, ma perfavore leggete la nota autrice😂💕》

Possibile che non ci fosse neanche un dannatissimo autobus?

Era quasi un'ora che ero uscita da casa di Cameron ed ero ancora bloccata li sotto. Nessun taxi, nessun autobus e non sapevo neanche la strada per tornare a piedi.

Ovviamente gli avevo mentito, in realtà era da un po' che non parlavo con Peter come prima.
Però in quel momento, davanti a quegli occhi che avevo amato così tanto, stavo soffrendo molto e una parte di me voleva che anche lui soffrisse. E, anche se non ne conoscevo il motivo, ogni volta che nominavo Peter lui si incupiva.  

Iniziai a camminare nervosamente avanti e indietro lungo il marciapiede cercando di dare un ordine alle idee.

Perché ogni volta che io e lui eravamo insieme finivo per soffrire? Perché non potevamo comportarci semplicemente come due adulti maturi?

Ad un tratto sentii il cellulare nella tasca della felpa suonare, così lo tirai fuori e accesi lo schermo.

Chiamata in arrivo da: Nash.

-Pronto?- risposi cercando di mascherare il nervosismo nella mia voce.

-Ehi Cas-cas, volevo avvertirti che sta sera non torno per cena.- disse con il suo solito tono allegro.

Io sospirai e forzai un sorriso, anche se lui non poteva vedermi.

-Ok, allora ci vediamo quando torni.- risposi.

Ci fu un attimo di pausa.

-Che hai? Hai una voce strana. Dove sei?- chiese con toni preoccupato.

Mi morsi la lingua. Nash mi conosceva troppo bene, fin da bambini non ero mai riuscita a nascondergli niente.

-Sono... da Cameron.- dissi esitante.

-Per l'amor di Dio, cos'ha fatto questa volta?- disse esasperato.

Io ridacchiai e mi sedetti su una panchina li accanto.

-Niente, sto bene. Solo... Non so come tornare a casa.- mentii.

Ci fu un attimo di pausa e poi lo sentii sospirare.

-Vengo a prenderti io.- disse alla fine.

Eaultai mentalmente tirando un sospiro di sollievo, ma poi mi morsi il labbro e scossi la testa.

-No Nash non importa, so che hai da fare.

Lui ridacchiò e io mi sentii una stupida.

-Venti minuti e sono li.

Non mi diede neanche il tempo di replicare che chiuse la chiamata. Sorrisi fra me e me e mi sedetti su una panchina ad aspettare che il mio migliore amico venisse a prendermi.

***

-Grazie ancora Nash.

Il ragazzo entrò in casa poggiando il casco della moto sul divano. Roteò gli occhi e mi scompigliò i capelli.

-Ho capito, mi hai già ringraziato un migliaio di volte. Alla prossima chiamo Clover e le dico che hai deciso di andare al suo seminario di scrittura.

Io alzai le mani in segno di resa e scoppiai a ridere.

-Comunque... dov'è che dovevi andare sta sera? Non è la prima volta che esci.- chiesi gettandomi a peso morto sul divano accanto a lui.

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