C.3. Ancora tu

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LEGGETE LA NOTA AUTRICE PLEEEASE💕

Per tutto il giorno, dall'esatto momento in cui ero uscita dall'ufficio del professor Miller, non avevo fatto altro che ripetere a me stessa che potevo farcela, che rivederlo non mi avrebbe causato nessun tipo di problema, che ero riuscita ad andare avanti.
Dio quanto mi sbagliavo.
Nel momento esatto in cui i nostri occhi si incontrarono sentii una miriade di fuochi d'artificio esplodere nel mio stomaco, e non sono convinta che fosse una cosa del tutto positiva. Tutta la rabbia, tutto l'odio che avevo provato per lui dal momento esatto in cui avevo lasciato Chino Hills adesso stava tornando a galla, con i dovuti effetti collaterali.
Lui, dal canto suo, fu come pietrificato. Non appena mi vide spalancò gli occhi e la bocca, ignorando completamente l'uomo che, accanto a lui, cercava inutilmente di dirgli qualcosa nell'orecchio.

-Salve, io sono Jason Miller- si presentò il mio professore.

-E lei è Cassie Smith- disse poi dandomi una lieve spinta verso di lui.

Cameron non disse niente, si limitò a fissarmi imbambolato e io roteai gli occhi scocciata. L'uomo accanto al ragazzo mi sorrise gentilmente. Aveva un viso molto gentile, nonostante avesse un'aria veramente da duro. Sarà stato alto una ventina di centimetri in più di me, una discreta pancetta, pelle scura e capelli rasati. La barba scura contornava il suo viso paffutello sui quali erano poggiati un paio di occhiali da sole arancioni, abbinati alla tuta sportiva che indossava. Il tutto accompagnato da un numero spropositato di catene e anelli dorati.

-Io sono Jordan Bush, sono il manager principale dell'azienda. E lui invece...

Indicò il ragazzo accanto a sé ma, prima che potesse dire il suo nome, io lo precedetti.

-Cameron Cooper, lo so.

L'uomo mi guardò confuso mentre Cameron mi fulminò con lo sguardo.

Ma come? Il momento da "bambolotto-smarrito" è già finito?

-Voi... vi conoscete?- chiese ancora l'uomo osservandoci da dietro le lenti colorate.

In quel momento Cameron mi guardò come per dire "sta zitta o manderò il mio ippogrifo dorato a ucciderti", ma io lo ignorai. 

Allora Cooper, com'è avere il coltello dalla parte della lama, per una volta?

Scossi la testa e forzai un sorriso all'omone.

-No, ho letto la scheda che mi avete mandato.

Lui sorrise compiaciuto e diede una pacca sulla spalla del mio insegnante.

-La ragazza si è messa già al lavoro, ottima scelta Miller.

Io sorrisi leggermente imbarazzata. Il professore mi lanciò un'occhiata per poi fare un cenno all'uomo.

-Andiamo nel mio ufficio a discutere degli ultimi dettagli, intanto i ragazzi potranno approffitarne per fare un po' di conoscenza.

Mi fece l'occhiolino e fece strada all'uomo...

Jordan, si chiama Jordan.

Giusto. Fece strada a Jordan fuori dalla stanza. Nell'esatto momento in cui la porta si richiuse alle loro spalle sentii un forte senso di claustrofobia percorrermi lo stomaco. Ero nella situazione che più mi ero ripromessa di evitare: da sola, con lui.
Mi voltai nuovamente nella sua direzione, incontrando quegli occhi nocciola che tanto mi erano mancati.

Non vorrei fare la guasta feste, ma tu ti ricordi di odiarlo, vero?

Certo, però non puoi negare che sia bello.
Lo squadrai dalla testa ai piedi, facendo tornare alla mente tutti i particolari di ogni più piccolo punto del suo corpo. Indossava una camicia bianca con le maniche tirate su fino ai gomiti. Questo faceva risaltare le sue forti braccia non esageratamente muscolose. I jeans chiari gli fasciavano perfettamente le lunghe gambe e, ai piedi, le solite Vans nere che tanto amavo. I capelli erano spettinati,  come al solito, ma più ordinati rispetto al normale.
Si era messo in tiro per incontrare la studentessa dello stage.

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