C.47. Sul fondo di una doccia

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Non dire niente a Cameron.

Era un concetto molto semplice, no?

Dovevo solo continuare a vivere la mia vita come se quella mattina non fosse successo niente.

Andare a lezione e non dire niente a Cameron.

Evitare Peter e non dire niente a Cameron

Andare a pranzo e non dire niente a Cameron.

Stare lontana dal locale di Hunter e non dire niente a Cameron.

Preparare l'esame di psicologia e non dire niente a Cameron.

Tornare a casa da Cameron e non dire fottutamente niente a Cameron.

A furia di ripetermelo sentivo di essere uscita di testa. Ero diventata paranoica, ossessiva, e sentivo i sensi di colpa logorarmi dall'interno. E dire che fino a quel momento era stato facile, perché erano passate solo poche ore da quando avevo visto Sasha, e in ogni caso non avrei avuto modo di vedere o parlare con Cameron.

Ma poi l'ansia tornò più forte di prima quando, finita l'ultima ora di lezione, arrivò il momento di tornare a casa.

Cercai di rimandare quel momento il più a lungo possibile. Non solo avrei dovuto cercare di non dirgli niente riguardo Sasha, ma mi sarei anche dovuta inventare un qualcosa per quella mattina.

Per un secondo le immagini della sera prima si fecero largo nella mia mente, ma io le scacciai subito.

Okay, nuovo proposito: non dire niente a Cameron e non pensare alle sue labbra.

O alle sue mani.

O al suo viso.

O alle sue braccia.

O al suo... Niente! Non dovevo pensare a niente!

Quando uscii dalla facoltà il campus era ormai deserto. Il sole era già sparito dietro al campanile e le uniche luci provenivano dai lampioni sparsi per il parco. Presi un respiro profondo e, con una leggera sorta di ansia nello stomaco, mi incamminai verso la fermata dell'autobus.

Faceva freddo, forse più del solito, e quella mattina ero uscita di casa talmente in fretta da essermi dimenticata di prendere il cappotto pesante.

Mi insultai mentalmente e, camminando sempre più spedita, continuai a ripetermi quello che ormai era diventato il mio mantra.

Non dire niente a Cameron. Non dire niente a Cameron. Non dire niente a Cameron. Non dire niente a Cameron...

Quando fui arrivata più o meno a metà dello studentato, però, un rumore attirò la mia attenzione. Era come un fruscio, qualcosa di quasi impercettibile. Mi voltai, ma dietro di me non c'era niente.

Ti stai solo lasciando suggestionare. Smettila di fare la bambina e continua a camminare.

Presi un respiro profondo e annuii fra me e me. Ricominciai a camminare, cercando di riscaldarmi le mandi sfregandole una contro l'altra, ma dopo alcuni metri lo sentii di nuovo.

Questa volta ero sicura di non essermelo immaginato. Era il rumore di passi, veloci, che si fermavano quando mi fermavo io.

Iniziai a muovermi veloce, sempre più veloce, con ormai lo stomaco che stava per esplodermi.

Arrivai fino al cancello del campus e quasi mi lanciai sulla ringhiera, cercando inutilmente di riprendere fiato. Mi voltai di nuovo e, come la volta precedente, non vidi niente.

-Cerchi qualcuno, bambolina?- ghignò ad un tratto una voce purtroppo familiare.

Il sangue mi si gelò letteralmente nelle vene e, questa volta, non trovai la forza di girarmi.

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