C.4. Pinguini e trichechi

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Mi voltai per l'ennesima volta nel letto e lanciai una rapida occhiata alla sveglia.

Le 7:46.

Troppo presto perfino per me. Mi rigirai nuovamente fra le lenzuola cercando di chiudere occhio ma, quella sera, Morfeo sembrava essersi dimenticato di me. Eppure una parte del mio cervello sapeva che il motivo della mia insonnia era solo uno.
Lui.
Sbuffai ricacciando la testa nel cuscino.
Ma dico io, perché fra tutte le star del mondo doveva capitarmi proprio lui? Era come se il destino stesse cercando di mettermi alla prova. Alzai lo sguardo sulla sveglia.

Le 7:47.

-Ci rinuncio!

Mi alzai dal letto esasperata e uscii dalla stanza. Arrivai in cucina e mi accorsi che Clover era già sveglia, era seduta al bancone che sorseggiava un caffè. Sembrò stupita di vedermi, ma si limitò a sorridermi. Mi avvicinai di più a lei mi accorsi che non indossava il pigiama come tutte le altre domeniche ma si era messa un paio di jeans e una camicetta.

-Devi uscire?- chiesi alzando un sopracciglio.

Lei annuii mentre mi osservava prendere una tazza e riempirla di caffè.

-Vado a fare colazione con Alex al bar- spiegò.

-Perché non me l'avete detto? Sarei venuta anche io...- dissi leggermente offesa.

Lei mi guardò con espressione scettica.

-Ma se ogni volta che proviamo a svegliarti prima delle dieci e mezza tu ci minacci di morte!

In effetti.

-Ok, ma questa volta no. Quindi... posso venire anche io?- chiesi sbuffando.

Lei scrollò le spalle.

-Certo, però muoviti a prepararti che dobbiamo andare.

Io mi alzai in piedi e presi il cellulare dal ripiano.

-Sono pronta.

La ragazza mi squadrò dalla testa ai piedi per poi lanciarmi un'occhiata scettica.

-Sei in pigiama.

-È una tuta- la corressi.

Alzò gli occhi al cielo per poi farmi segno di seguirla. Uscimmo dal dormitorio ed iniziammo ad attraversare il cortile quasi deserto del campus. Era domenica e praticamente tutti gli studenti erano chiusi nelle camere a cercare di riprendersi dalla "sbronza del sabato sera" in tempo per le lezioni del giorno dopo. Ma, le poche persone che c'erano in giro, iniziarono a fissare stranite la mia tuta.

-Che hanno tutti da guardare?- chiesi acida.

-Non so, sei in pigiama.- rispose Clover ridacchiando.

-È una tuta.- la corressi di nuovo.

Lei sospirò rassegnata e io mi strinsi di più nella felpa del mio pigiama.

Tuta.

È lo stesso.

Eravamo ormai alla fine di ottobre e in tutti gli Stati Uniti sembrava essere arrivato l'inverno da mesi. Fortunatamente fino a quel momento la California era riuscita a mantenere il suo clima caldo e mite.
E dico "fino a quel momento" perché quel giorno, invece, potrei giurare di aver visto un paio di pinguini con dei maglioni di lana.
In poche parole: stavo letteralmente congelando.
Mi voltai verso la mia amica e mi accorsi che lei aveva messo un giubbotto. E, guardandomi attorno, mi resi conto di essere l'unica deficente in tutto il campus che andava in giro in tuta.

Pigiama.

Ok, ora mi stai confondendo le idee.

Arrivammo finalmente davanti al bar e Clover tirò fuori il cellulare.

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