2 aprile 2015
Mi sono lasciata convincere ad andare ad una festa a Rhyl. É la zona balneare più frequentata dai britannici e dista solo 20 minuti da casa nostra. Nonostante siano stati allestiti diversi falò per rendere l'aria più calda decido di vestirmi comunque abbastanza pesante. Non so di chi sia stata l'idea di organizzare una festa in riva al mare ad aprile, ma so solo che é un pazzo. I jeans neri mi fasciano le gambe e sotto ad un maglione verde militare indosso una canottiera, una maglia a maniche corte ed una leggera a maniche lunghe. Ai piedi decido di mettere le vans ed infine mi metto anche un giacchetto di pelle nero. La mia amica a differenza mia è decisamente più scoperta, poiché il vestito blu, le calze ed una giacca come la mia sono le uniche cose che ha messo. Decido di guidare io. Probabilmente me ne starò da sola tutta la sera in riva al mare ad osservare la luna riflessa nell'acqua, in attesa che Giody rimorchi e balli con qualche bel ragazzo. Ascoltiamo musica piuttosto movimentata in macchina in modo da distrarmi.
Quando finalmente arriviamo a destinazione rimango perplessa nel vedere la quantità di persone che si è riunita qui. Trovare parcheggio diventa un impresa e quando finalmente ci riesco appoggio la testa sul volante. Comincio a calcolare mentalmente l'ora esatta in cui dovremo lasciare questo schifo di carnaio prima di rimanere imbottigliate nel traffico. Le due dovrebbe essere l'ora esatta.
Ci avviciniamo alla folla e comincio a sentire un po' d'ansia dentro di me, ma cerco di non darlo a vedere. Cammino a testa bassa lasciando che i capelli mi ricadano sul viso, coprendolo. Seguo le scarpe di Giody che sono diventate il mio punto di riferimento. Tutto procede a meraviglia finché una mano si avvolge delicatamente al mio polso, arrestando così la mia corsa verso la salvezza. Giro lentamente la testa e vengo trafitta da due iridi azzurre come l'oceano. Sobbalzo e cerco di non ascoltare il ritmo del mio cuore.
"Cloe", accarezza il mio nome.
"N-nicholas", pronuncio il suo quasi balbettando.
"Cosa ci fai qui?"
"La stessa cosa che fai tu", rispondo, facendolo cominciare a ridere.
"Oh non credo proprio principessa! Avanti vieni con me"
Non ho nemmeno il tempo di replicare che vengo condotta lontano da tutta quella gente e da tutto quel casino. Si siede su un muretto ed io lo guardo tirare fuori un pacchetto di sigarette. Ne prende una lui e ne offre una a me, che accetto più che volentieri. Non voglio chiedergli perché siamo qui, mi basta rimanerci fino a che non dovrò andare.
"Come stai principessa?", mi chiede con la sua voce roca. Sulle braccia si propagano una serie di brividi che giustifico come una reazione al freddo.
"Bene. Tu?"
"Farò finta di crederci"
"Tu come stai?"
"Una favola", dice mentre espira del fumo, "Avanti siediti qui con me"
Faccio come mi dice e salto sul muretto, ma ad un paio di metri di distanza da lui.
"Non ti piacciono le feste?", mi chiede ad un certo punto.
"Perché?"
"Non mi hai implorato di lasciarti tornare alla festa nemmeno una volta mentre ti stavo tirando qui"
"Non mi entusiasmano"
"Cosa ti entusiasma principessa?"
"Niente credo"
"Ti farò cambiare idea", dice semplicemente ed io sorrido.
"Provaci", rispondo con sincerità, nonostante sia totalmente consapevole che sia impossibile liberarmi di tutta la merda che mi porto addosso.
"Se ci riesco però dovrai fare qualcosa per me"
"Cosa?"
"Te lo dirò a tempi debiti"
"Va bene"
Scende giù dal muretto e si avvicina a me. Quando ci separano pochi passi vengo investita da un profumo terribilmente buono e maschile, al muschio. Non riesco a ricordare dove l'ho sentito ancora, ma mi piace terribilmente. Ne ispiro una bella quantità in modo da memorizzarlo dentro di me.
"Togliti le scarpe"
"Assolutamente no", non voglio congelarmi i piedi.
"Avanti facciamo due passi"
Si china e comincia a togliersi le sue dr Martens alte ed i calzini neri. Guardo i granelli di sabbia infilarsi tra le dita dei suoi piedi e scivolare via. Non so perché alla fine decido di fare lo stesso e quando finalmente salto sulla sabbia quasi urlo. Il cambiamento improvviso di temperatura mi fa sentire freddo fino alla punta dei capelli.
"Avanti principessa, non fare la debole"
Basta questa frase a farmi tornare in me. Quasi indignata comincio a camminare verso la riva del mare ed una volta lì, lascio che le onde gelide mi tocchino la pianta del piede.
"Non sono debole", sussurro forse a lui o forse a me stessa.
"Lo so", mi dice nell'orecchio, prima di rimettersi ad un metro di distanza alla mia destra. Mi volto a guardarlo e noto che la brezza marina gli spettina leggermente i capelli, mentre la luce della luna piena illumina il suo viso come fosse fatto di tanti e piccoli diamanti. Mi perdo nello studiare attentamente il suo profilo perfetto e ne rimango affascinata.
Lui non dice niente, nonostante sappia benissimo che lo sto osservando.
"Lo sai cosa c'è nel punto più fondo degli abissi?", la sua domanda mi lascia perplessa. Non rispondo subito, ma mi soffermo a pensare, fino a raggiungere una risposta tanto banale quanto rappresentativa.
"Niente"
"Sbagliato principessa"
Si gira a guardarmi e per un attimo sono quasi convinta che le gambe stiano per cedermi. Lascio che il suo oceano si scontri con il mio petrolio e per poco mi sento trascinata in lui. Stringo forte la mia mano a pugno e sento le unghie conficcarsi nella mia pelle. Accenna un sorriso ed eccola lì, una luce accecante che mi travolge e mi porta per un battito di ciglia con sè. Quando scompare il buio torna a regnare tutto intorno e la delusione vuole prendere il possesso di me all'istante. Stringo i denti.
"Nel punto più fondo degli abissi ci sei tu", dice semplicemente, lasciandomi confusa.
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NON HO PIÙ PAURA.
RomancePer Cloe la vita è cambiata da ormai cinque lunghi anni. Non è mai riuscita a superare la perdita della persona che amava e vive come se la vita fosse stata tolta anche a lei. La paura di perdere tutto la porta a isolarsi da quasi tutte le persone c...