3 anni dopo...
Sto mostrando le foto della nostra piccola villetta a Los Angeles alla mamma di Giody. Rimane estasiata nel vedere quella piccola costruzione bianco acceso, circondata da alte palme e piante in fiore. Da su Venice Beach e la collocazione è l'unica cosa che ho scelto io. Mi sono innamorata dei tramonti californiani e del sole infuocato che va ad incontrarsi con il mare quando deve tramontare. Tutto il resto è opera di Nicholas che si è dedicato alla nostra dimora nei minimi dettagli. Gli ho dato tutti i soldi che avevo accumulato negli anni e ho anche provato a cercare un lavoro nel primo anno in cui mi sono trasferita lì, ma ovviamente visto il mio stato nessuno della sua famiglia ha voluto sentire ragioni e sono rimasta a casa per molti mesi.
Il 2 gennaio 2016 è nata Isabel Edwards, la nostra piccolina che ora ha quasi tre anni ed è una gran chiacchierona. Assomiglia in modo pazzesco al suo papà, ma è una bimba solare esattamente come lo ero io da piccola. I miei genitori non hanno resistito ed hanno venduto la casa ad Abergele per potersi trasferire a Los Angeles. Inizialmente si sono sistemati nell'appartamento che abbiamo occupato io e il mio compagno prima della nascita della nostra bambina, ma poi hanno trovato una casa davvero bella, con un ampio giardino ed una piscina così grande da poter ospitare più di centocinquanta persone. So che oltre ad essere stato uno sfizio personale l'hanno fatto nella speranza di avere una truppa di nipotini intorno. Inoltre grazie a loro e ai genitori di Nicholas, finita la maternità, sono riuscita a trovare un lavoro part-time e ad iscrivermi all'università. Non so come, ma sono finita a studiare infermieristica ed entro due anni spero di laurearmi.
Ora però sono di nuovo qui, nel Galles del Nord, ad Abergele, stretta in un lungo abito rosa confetto con un ampio spacco sulla gamba, pronta per festeggiare il grande giorno della mia amica. Sono fuori dalla stanza dove truccatrici e parrucchiere la stanno rendendo una principessa e mi tremano le gambe dall'emozione.
"Mamma... mamma...", urla la mia nanetta correndomi incontro.
La sollevo da terra e le stampo un bacio sulle sue guance paffute. Il suo abitino è del mio stesso colore ed i suoi capelli sono stati pettinati senza rovinare i suoi boccoli naturali.
"Quando arriva zia Giody?", mi chiede impaziente.
"Tra pochi minuti amore"
"Mi manca il papà", dice e sporge un po' il labbro inferiore. È tre giorni che non lo vediamo a causa dell'addio al nubilato e l'addio al celibato dei nostri amici ed anche a me manca da impazzire. È la prima volta dopo tre anni che stiamo separati per un arco temporale così "ampio". Il fatto è che non solo è il dirigente dell'azienda della sua famiglia, ma è anche un padre perfetto. È stato sempre presente in ogni momento e ci da ogni giorno tutto l'amore di cui abbiamo bisogno. Non avrei potuto chiedere un uomo migliore per stare al mio fianco.
"Pensa che tra qualche minuto vedremo anche lui", le dico e già me lo immagino stretto in quel suo completo gessato nero.
"Quand'è che tu e il papà vi sposate?", rido.
"Quando il papà me lo chiederà Isabel"
Riconosco lo sguardo che sta facendo in questo momento e so che sta pensando a qualcosa di importante perché poi sfoggia il suo musino da furbetta.
La porta in mogano finalmente si spalanca e richiama la mia attenzione, quella di mia figlia e quella della madre della sposa che ci stava osservando da qualche minuto con occhi felici.
"Oh mio Dio", mormoro nel vedere la bionda con addosso un vaporosissimo abito bianco da principessa. Il corpetto bianco perla le arriva fino all'ombelico dove poi si aprono decine di strati di tulle. I suoi capelli sono legati in uno chignon basso e il suo volto è coperto da un sottile velo.
"Sei bellissima", sussurro e non lo penso solo io viste le lacrime di commozione della madre e la bocca spalancata di Isabel.
"Figlia mia", la stringe forte in un abbraccio e poi la seguo io beandomi della sensazione di familiarità, "non vorrai fare aspettare il tuo Ethan"
Il padre viene verso di noi palesemente emozionato e dopo averle baciato le guance le porge il braccio. Mi fanno cenno di entrare e sono io ad annunciare l'arrivo della sposa insieme alla piccola.
Le afferro la sua mano e lentamente, sotto le dolci noti di "all of me" suonata ad un pianoforte, cominciamo a percorrere la navata centrale completamente cosparsa di petali di rosa bianchi. Osservo la quantità di fiori che rendono l'atmosfera magica, ma poi il mio sguardo viene catturato dell'unica persona capace di annullarmi completamente. I suoi occhi oceani brillano e mi guardano con un'intensità disarmante. Poi si posano amorevoli sulla nostra creatura che non appena siamo abbastanza vicini gli salta in braccio e lo stringe forte. Si amano quei due, alla follia. Quando entra Giody però spostiamo l'attenzione su di lei che sembra splenda più del sole. Ethan ha gli occhi lucidi, ma un sorriso stampato in faccia.
La cerimonia si svolge in modo veloce, ma ci fanno commuovere tutti al momento delle promesse che si scambiano reciprocamente. Dopo le solite firme burocratiche il mio uomo mi prende tra le sue braccia e mi bacia con un trasporto tale da farmi avvampare.
"Ciao amore", mi sussurra in maniera sexy nell'orecchio, "Isabel è con nonna Mel e nonno Daniel. Andrà con loro nel luogo del ricevimento"
Lo bacio ancora e ancora e ancora, ma poi ricordo la cosa più importante.
Tiro fuori un cofanetto dalla pochette e glielo porgo. Non vedo l'ora di vedere la sua reazione.
Lentamente lo apre e quando vede il contenuto mi attira di nuovo a sé e lo sento il suo cuore, batte ad un ritmo totalmente frenetico.
"Stephan", sussurra.
"Sì", dico emozionata.
"Non vedo l'ora di dirlo alla nostra pulcina", è euforico. Guarda ancora una volta il ciuccio blu e poi mi afferra la mano prima di farmi correre fuori dalla chiesa dove gli invitati stanno lanciando del riso e dei petali di rosa sugli sposi. Io e Nicholas ci baciamo come due ragazzini e ridiamo nel vedere il clima di totale euforia che si è sprigionato in un secondo.
Quando arriviamo alla location del ricevimento i miei occhi si sbarrano per via della bellezza con la quale è stato arredato il prato dietro ad un castello risalente all'800.
Sotto ad un gazebo ci sono una ventina di tavoli rotondi, con almeno otto posti l'uno. Sono stati coperti con delle tovaglie bianche sopra alle quali, oltre ad esserci i piatti e le posate, ci sono dei segnaposto: sono delle rose blu per i maschi, mentre per le femmine sono rosa e su ognuna c'è attaccato un bigliettino con il nome scritto. Al centro ci sono delle candele accese che creano un atmosfera intima adesso che il cielo sta imbrunendo. Una piccola orchestra suona al lato di una pista da ballo allestita proprio di fianco alla zona ristoro.
Durante la cena partono decine e decine di brindisi per gli sposi, ma i miei ovviamente sono rigorosamente a base di acqua. La mia piccolina gioca con altri bambini e Nicholas va spesso a controllarla. Non è eccessivamente geloso, ma è estremamente apprensivo e attento ad ogni sua minima esigenza.
"Mamma, puoi venire un attimo?", Isabel mi prende la mano e mi tira verso di lei. Fortunatamente le portate sono terminate così mi alzo e la seguo lungo un piccolo sentiero in pietre levigate.
"Dove mi stai portando peste? Lo sai che il papà si preoccupa", le dico.
Lei però continua fino a che dietro a delle siepi che mi impedivano la visuale vedo un piccolo laghetto dove centinaia di luci appese sugli alberi a delimitare la zona, si riflettono nel lago. Rimango estasiata da tanta bellezza. Mi disincanto solo quando sento la mano di mia figlia lasciare la mia e comincia a camminare veloce verso un punto al limite degli alberi. Faccio per correrle dietro quando improvvisamente Nicholas la prende in braccio e si avvicina verso di me. È così dannatamente bello da non sembrare reale e non riesco a calmare il mio cuore che batte forte.
Quando è ad una passo da me lo vedo passarsi la lingua sulle labbra e poi la mano tra i capelli, segno del fatto che sia nervoso.
"Principessa", il mio cuore salta un battito nel sentire il primo nomignolo che mi ha affibbiato, "sei bellissima, gentile, coraggiosa, forte, ma allo stesso tempo incredibilmente fragile. Quando ci siamo conosciuti la nostra vita era stata stravolta e tu eri un puzzle, ma completamente a pezzi. Insieme abbiamo cominciato a mettere il primo tassello e poi non ci siamo più fermati, nonostante tutto. Ad oggi, però, tirando le somme mi sono reso conto che ne manca uno importante per me, perciò io e la nostra bellissima bambina siamo qui di fronte a te perché speriamo di sentirti dire sì. Per questo", si inginocchia ed estrae un piccola scatolina in velluto dalla tasca, "Cloe, principessa, vuoi diventare mia moglie?"
Lacrime incontrollate cominciano a sgorgare dai miei occhi e so già che non smetterò molto presto. Non so se incolpare me stessa o la gravidanza, ma allo stesso tempo comincio a ridere.
"Certo che lo voglio Signore delle tenebre", mi inginocchio davanti a lui.
Afferro il suo viso tra le mie mani e mi perdo nel suo oceano, prima di congiungere le mie labbra alle sue per suggellare l'ennesima e importante promessa tra di noi. La nostra piccola si infila tra di noi saltellando e facendoci ridere. È così euforica che sono certa sta notte dormirà come un ghiro.
"La mamma e il papà si sposano", urla felice, ma sono sicura che adesso che le darò la lieta notizia lo sarà ancora più.
"Vedi cucciola, io e il papà dobbiamo dirti una cosa", la sua attenzione è totalmente su di noi al punto che sposta in maniera frenetica lo sguardo da me a Nicholas.
Le prendo una manina e l'appoggio sul mio ventre gonfio.
"Quest'anno avrai un regalo speciale perché tra qualche mese avrai un fratellino"
Sgrana gli occhi e ci mette un po' ad assimilare la notizia, ma quando ritrova le parole fa la domanda più giusta.
"Come lo chiameremo?"
"Stephan", diciamo all'unisono io e il mio compagno mentre ci guardiamo negli occhi.
"Come lo zio che è in cielo?", chiede.
"Proprio come lui", le accarezzo la guancia.
Comincia a saltellare e noi ci alziamo per tornare alla festa. Va a dire a tutti le nuove notizie e la prima che corre ad abbracciarmi è Giody. Ci guardiamo e non servono parole perché sappiamo esattamente quanto bene ci vogliamo.
Rimaniamo così per un po' di tempo fino a che i miei genitori non ci interrompono per congratularsi.
Quando partono le note di "perfect" di Ed Scheeran, Nicholas mi attira contro il suo petto. Lui è la mia casa.
"Ti amo", mi dice.
"Ti amo", gli rispondo.
Lui è la mia cura. Lui è l'amore. Lui è il motivo per cui non ho più paura. Mi ha ridato una vita e l'ha resa la più bella favola. Non importa dove ci condurrà la vita, finché siamo insieme tutto ha senso.
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NON HO PIÙ PAURA.
RomancePer Cloe la vita è cambiata da ormai cinque lunghi anni. Non è mai riuscita a superare la perdita della persona che amava e vive come se la vita fosse stata tolta anche a lei. La paura di perdere tutto la porta a isolarsi da quasi tutte le persone c...