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8 maggio 2015

Ormai la festa è finita e Giody è completamente ubriaca. È sdraiata su un divanetto che farnetica cose da quasi mezz'ora.
Nicholas sta sistemando il locale insieme a Lucas e non mi ha più calcolata da quando non ho risposto alla sua domanda. Mi sono voltata e l'ho lasciato lí da solo, quando forse in realtà meritava almeno una semplice risposta. Ma cosa potevo rispondere? Nemmeno io ad oggi riesco a definirmi. Mi sento pazza per questo, lui non c'è più ed io non dovrei nemmeno avere dubbi. Non é così però, il mio cuore è suo e non posso cambiare la realtà. Noi non ci siamo lasciati, non abbiamo messo un punto alla nostra storia. Quel noi doveva essere per sempre e lo sarà.
"Mi dai le chiavi della tua macchina? Carico Giody", mi dice Lucas. Gliele porgo e so che in primis lo sta facendo per lasciarmi un attimo da sola con il bel ragazzo tatuato. Riesco a capirlo dal modo in cui mi guarda.
La prende in braccio a mo' di sposa, mentre lei continua a parlare.
"A lui piasce leiii, a lei piasce lui", ci guardiamo tutti e tre straniti per il modo in cui parla, poi i due ragazzi scoppiano a ridere.
"Mi sa che sta sera rimarrai con le palle piene", dice Nicholas al biondo, guardandolo con compassione.
"Parla quello che non scopa dallo scorso secolo", lo deride l'altro, "ah no, mi dimenticavo di Greace!"
"Vai prima che vomiti qui", il Signore delle tenebre tronca il discorso, indicando la mia conquilina in braccio al suo amico.
Quando esce rimaniamo soli, vicini ma abbastanza distanti da non toccarci nemmeno per sbaglio. Mi mordicchio il labbro non sapendo cosa dire e aspetto, da codarda, che sia lui a fare la prima mossa.
"Cosí quello della foto è il tuo ragazzo...", tira di nuovo fuori il  discorso, ma la sua non è più una domanda.
"È complicato", è l'unica risposta che riesco a dare.
"Mmm va bene", sembra pensieroso e posso solo immaginare a ciò che sta passando nella sua mente in questo istante.
"Il tuo ragazzo è d'accordo nel sapere che esci con me?", un pugnale piantato nel petto farebbe meno male.
"La tua ragazza lo è?", contrattacco, perché inevitabilmente mi sento ferita e lui non sa cosa provo ogni volta che stiamo insieme. Lui non sa che sono pervasa dai sensi di colpa sempre.
"È complicato"
"Touchè"
Si volta e cammina verso l'altro lato della stanza, mentre io rimango davanti alla porta indecisa su cosa fare. Forse dovrei andarmene e fare la cosa più semplice e giusta, oppure dovrei restare e sarebbe come fare un salto nel vuoto. Non so cosa implichi realmente la mia scelta, ma cosa più importante non so le conseguenze in entrambe le situazioni e questo mi spaventa ancora più.
Faccio un passo verso la porta ed stringo le dita della mia mano attorno alla maniglia, mentre una sensazione strana si impossessa di me. La mia testa mi sta urlando di non scappare e di comportarmi da persona adulta, ma non sono pronta. Sono talmente brava ad andarmene che mi riesce naturale. Di solito non devo nemmeno pensarci ed invece ora sono qui a rifletterci.
Mi sento gli occhi gonfi di lacrime anche solo per il fatto di aver sentito un pezzo, seppur minimo, di ghiaccio attorno al mio cuore, sciogliersi. Mi fa male ammetterlo a me stessa e ancora di più a lui, ma la verità è che io voglio rimanere qui ancora un po'. Voglio parlare con lui ancora un po'. Voglio sentirmi ancora un po' viva. Lo voglio adesso e non so quando questo potrebbe ricapitare, perciò mollo la presa e mi volto. Trovo il suo immenso oceano fissarmi e non so cosa fare. Muovo un passo incerta verso di lui e nonostante ci siano ancora diversi metri a dividerci mi sento vicina. Mi sento coraggiosa. Come un fiume in piena che rompe gli argini e straripa.
"Dimmi", il tono basso delle sua voce.
"Posso restare ancora un po'?", nel momento in cui lo chiedo, un peso mi si toglie dal petto.
"Perché?", vuole togliermi di bocca le parole.
"Perché ho voglia di stare qui... con te", dico tutto d'un fiato.
Nell'udire le mie parole i suoi occhi si spalancano. Non se lo aspettava, ma era esattamente ciò che sperava di sentirmi dire. Lo so.
Stringe i pugni, tanto che le noche diventano bianche come il latte. Emette un verso simile ad un grugnito e poi torna a puntare i suoi occhi nei miei.
"Questo è complicato!", compie due falcate e si para davanti a me.
"Questo è fottuttamente complicato", parla ancora una volta, prima di posare le sue grandi mani sulle mie guance e avvicinare il suo volto al mio. Le sue labbra sfiorano le mie ed è come morire. È come se mi stessero infliggendo la più lenta e terribilmente dolorosa delle torture.
"Principessa, fermami", sussurra.
Io però sono nel più totale dei black-out e non riesco nemmeno a muovermi. Il cuore mi batte nelle orecchie come un martello. La mia pancia sembra si stia attorcigliando, fino ad accartocciarsi completamente.
Il problema é che non c'è niente dentro di me che mi spinga a respingerlo. Scavo così affondo che ho paura di essere risucchiata dentro me stessa.
Non ne ho il tempo però perché le sue calde e morbide labbra si incastrano con le mie. Vengo percorsa da un brivido forte come la scossa del terremoto più potente che ci sia. Schiudo le mie labbra e lascio che la sua lingua accarezzi la mia in modo urgente. Lascio che senta il mio dolore e la mia disperazione per ciò che la vita mi ha portato via. Lascio che lenisca anche solo per un attimo le mie ferite e mi lascio andare.
Sto lì, con il viso tra le sue mani, mentre si prende qualcosa di me che non sapevo nemmeno di possedere. Mi godo questo momento assurdo e inaspettato e lo attiro verso a me ancora più. Lo sento il suo corpo caldo contro il mio, mentre lui ancora mi tiene prigioniera.
Mi stuzzica e mi fa avvampare come non succedeva da un tempo ormai troppo remoto.
Quando si stacca il mio fiato è corto e il mio cuore sta battendo forte. Fortissimo. Appoggia la fronte contro la mia e mi guarda in un modo impossibile da descrivere, perché lo sa che tra poco fuggiró via.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora