1 dicembre 2009
Sono passati più di trenta minuti dal termine delle lezioni e mi sto preoccupando non vedendo Steph arrivare. Sua madre ci aspetta per pranzo a casa e nonostante i rapporti siano migliorati nel corso degli ultimi mesi, mi sento comunque come se fossi sempre sotto osservazione. Non voglio che pensi io sia la ragazza sbagliata per lui e questo ritardo potrebbe inficiare sul suo giudizio nei miei confronti.
Guardo ancora una volta l'ora sul cellulare e finalmente mi decido ad entrare, ma proprio nell'istante in cui metto piede sul primo scalino della gradinata che conduce all'entrata dell'edificio, la porta si apre e ne esce il mio ragazzo con una faccia letteralmente stravolta.
"Ehi, che succede?", lo abbraccio quando mi raggiunge.
"Ti spiego tutto a casa. Andiamo prima che mia madre si incazzi per il ritardo"
Nel breve tragitto in macchina ascoltiamo qualche canzone ed io canticchio come una stupida, mentre lui di tanto in tanto mi guarda e sorride. Sono perfettamente consapevole di essere stonata come una campana, ma non posso farci nulla, io amo cantare e non riesco a perdonare i miei genitori per non avermi fatta nascere cantante. Ovviamente sanno anche loro che scherzo, ma sotto sotto c'è sempre un fondo di verità.
"Smettila di sorridere e dimmi che sono stonata, avanti"
"No", ride Stephan.
"Sei tremendo", gli metto il broncio.
"È per questo che mi ami ed io amo te in tutte le tue sfaccettature, anche se sei stonata come una gallina con il mal di gola"
"Che ragazza di paragone è? In ogni caso finalmente lo hai ammesso stronzetto, pagherai le conseguenze"
"É un paragone più che lecito mia cara, cerca su Youtube e capirai", la sua voce è da saccente e mi scappa quasi da ridere, ma non gli darò questa soddisfazione.
"Vabbè, come potrei pagare le conseguenze amore?", riprende a parlare sempre con il sorrisino furbo stampato in faccia.
"Niente sesso per due settimane"
La sua faccia sbianca in maniera clamorosa e vorrei congratularmi con me stessa per aver avuto questa idea tanto scontata, quanto efficace. Uomini....
"Oh no, Signorina"
"Oh sì, amore"
"Se lo dici in modo sexy potrei anche spogliarti in questo momento e farti sentire quanto mi piaci quando mi minacci"
"Sei un pervertito, Steph!", mi guarda languidamente, "Smettila di guardarmi come se fossi una torta al cioccolato e tu un diabetico. Scendiamo da questa macchina e andiamo ad affrontare questo pranzo"
"Mmm... d'accordo, ma dopo non mi scappi"
Viene ad aprirmi la portiera e mi prende per mano lungo il vialetto. Probabilmente Katharina ci stava spiando dalla finestra poiché non abbiamo nemmeno il tempo di bussare che la porta si spalanca davanti a noi.
È sempre così terribilmente perfetta e quasi comincio a sentirmi nuovamente a disagio mentre osservo i miei banalissimi jeans, gli stivaletti e il mio giaccone tanto largo, quanto caldo.
"Siete in ritardo", asserisce dandoci le spalle.
"È colpa mia. Ero a parlare dal preside"
Le sue parole mi destano dall'imbarazzo momentaneo in cui stavo e mi portano a guardare il ragazzo con sguardo confuso.
"Ah sì? Per cosa?", è sua mamma a parlare.
Ci accomodiamo al tavolo e mentre aspettiamo che le lasagne si raffreddino un po', Steph decide di vuotare il sacco.
"Abbiamo parlato dei college"
All'udire quelle parole entrambe abbiamo due reazioni completamente diverse: lei ha gli occhi luccicanti di orgoglio e curiosità, mentre io mi sento più che altro spaventata.
"In realtà abbiamo semplicemente vagliato le possibilità che potrei avere, ma non ho intenzione di decidere adesso"
"Quali sono le possibilità?", Katharina.
"Ha detto che secondo lui sarebbe uno spreco rimanere qui in Galles e che dovrei puntare a college di alto calibro come Cambridge"
Rifletto e tiro un sospiro di sollievo all'idea che rimarrà nel Regno Unito. Siamo vicini e non dovrebbe essere un problema così grosso la distanza. Se lui volesse potremmo vederci due weekend al mese oppure anche solo uno e nel frattempo tenerci in contatto tramite webcam o chiamate al telefono. Non dobbiamo per forza finire come quelle coppie che rimangono convinte di stare assieme e nei primi mesi di lontananza si lasciano.
Cominciamo a mangiare e il clima sembra abbastanza tranquillo, ma noto comunque l'espressione pensierosa della signora Jenkins. Nel frattempo quello scemo del mio ragazzo mi sta accarezzando la coscia e quasi non riesco a stare ferma sulla sedia. Gli afferro la mano pronta a rimetterlo al posto, ma lui non demorde e la riappoggia dove era. Questa volta però si spinge sempre più in su, nonostante le occhiatacce che gli sto lanciando e la mia mano a bloccare la sua. Raggiunge il punto tanto agognato e desiderato e si posiziona lì facendomi avvampare. Mi stringo forte il labbro inferiore tra i denti per evitare che mi esca qualche verso strano e lo trucido con lo sguardo nuovamente. In risposta lui ghigna e comincia a strofinare il pollice sui miei pantaloni, proprio sopra al punto più sensibile.
"Tu sei pazzo", dico più piano possibile.
"Scusate, ma devo assolutamente andare al bagno", devo interrompere questo supplizio.
Mi alzo dalla sedia tutta accaldata e spero vivamente che non sia così evidente alla madre del mio ragazzo.
"Ti accompagno", dice Steph.
"Oh, non ti preoccupare, so trovarlo da sola"
"Esatto tesoro, rimani con me e parliamo dei college... magari della UCLA", Katharina.
Strabuzzo gli occhi e sto per scoppiare in una risata fragorosa, ma quando vedo le loro facce serie mi si forma un nodo in gola che ha le dimensioni di un'anguria.
"UCLA?", la voce mi esce strozzata, "quella in California?"
"Oh, mi dispiace tesoro. Pensavo che Cloe sapesse che vorresti trasferirti lì"
Non vola più una mosca nella stanza ed io sto trattenendo il respiro, assieme alle lacrime. Mi sembra di essere stata tradita dalla persona che più amo, ma al tempo stesso umiliata da sua madre che ora indossa un'espressione di finto dispiacere.
"Sì, scusi, me lo aveva accennato, ma non ricordavo", mento e lo faccio anche piuttosto male, "vado al bagno"
Esco dalla stanza di corsa e lascio scivolare sulle mie guance le gocce calde e salate.
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NON HO PIÙ PAURA.
RomancePer Cloe la vita è cambiata da ormai cinque lunghi anni. Non è mai riuscita a superare la perdita della persona che amava e vive come se la vita fosse stata tolta anche a lei. La paura di perdere tutto la porta a isolarsi da quasi tutte le persone c...