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18 marzo 2015 - Nicholas pov's

Nella mia vita ho sempre pensato di essere una bella persona e la mia filosofia di vita è sempre stata quella di non nuocere alle persone se non strettamente necessario. La rabbia però scorre nelle mie vene da cinque fottuti anni ed ora sento che ciò che sto per fare la allevierà in maniera drastica.
Mi sgranchisco le gambe passeggiando nell'atrio della casa e guardo le foto appese lungo al corridoio. Più le fisso e più mi sento masochista. Vedere il sorriso di quel coglione di Steph mi fa sentire bene fino a quando ricordo che lui non c'è più. Stringo i pugni e cerco di darmi un contegno per quanto sia possibile. Sto fremendo dalla voglia di sapere se la nostra vendetta nei confronti di quella stronza andrà a buon fine. La odio. La detesto. Deve pentirsi di tutto ciò che ha fatto al mio migliore amico.
Un mese fa ho ricevuto una chiamata inaspettata e mi è stata offerta la possibilità di fare a pezzi il cuore di quella merda. Non ho nemmeno dovuto rifletterci poiché non ho mai sopportato il fatto che Stephan fosse cambiato di colpo da quando stava con lei.
Infilo la felpa con il cappuccio ed esco silenziosamente da casa Jenkins pronto ad andare a salutare il mio migliore amico.
Sono qui da quasi due settimane ed ho avuto modo di trovare un appartamento a Llandudno, mentre ho speso parte dei miei soldi per comprarmi una moto. Probabilmente non dovrò aspettare molto per venderla visto che sono abbastanza sicuro di ottenere ciò che voglio in tempi brevissimi.
Avvio il motore del mio bolide e nonostante le grosse nuvole nere minaccino un imminente temporale, mi avvio. Accellero e lascio che l'adrenalina prenda piede nel mio corpo e lo faccia sentire leggero. Mi piace superare i limiti consentiti e non ho paura di rischiare perché questa è l'unica cosa che mi fa sentire vivo da un bel po'.
Quando parcheggio in un vicolo nascosto rispetto al luogo dove devo andare, mi cade addosso un malumore assoluto e la voglia di spaccare tutto prende posto in me con prepotenza. Stringo forte i pugni e stringo i denti fino a che non esce un rumore sinistro a causa del digrignare. Il flusso dei miei pensieri però viene interrotto dalla suoneria del mio cellulare e quando lo estraggo dalla tasca il viso di mia sorella lampeggia.
"Dimmi Mary", non la saluto nemmeno.
"Dove sei Nicholas?", il suo tono è duro.
Rifletto per pochi secondi se mentirle o no, ma poi mi rendo conto che la prima opzione non è nemmeno contemplata per me.
"Ad Abergele"
"Non posso crederci...", dice sconcertata ed avverto anche una nota di delusione, "ti stai cacciando in una situazione che non ti riguarda"
"Fatti i cazzi tuoi Stacey", ringhio.
"Non pensavo che i Jenkins si riducessero ad una tale bassezza"
Tale bassezza? Lei non può capire.
"Katharina non ne sa niente"
"Pensavo fosse stata lei a chiamarti", dice scioccata.
"E invece... Paul non ce la fa più a vederla in quelle condizioni per colpa di quella"
"È depressa?"
"L'hanno ricoverata in una struttura apposita. Non mangia e non parla più. La situazione era diventata insostenibile negli ultimi anni"
Rimaniamo qualche minuto in silenzio entrambi, persi nelle nostre riflessioni.
"Nick... la ragazza non ha nessuna colpa"
Riattacco il telefono imbestialito. Il mio migliore amico non c'è più da cinque maledetti anni, sua madre è diventata pazza e suo padre vuole vendicarsi un po' di quella stupida ragazzina. Quando mi ha chiamato e mi ha fatto la sua proposta non ho potuto dirgli di no. Il mio compito è spezzarle il cuore come lei ha fatto con Steph. I suoi genitori mi hanno raccontato di come lo trattasse male e che l'ha tradito con Micheal Walker. Non le torceró un capello fisicamente, ma lascerò che lei si fidi di me e poi il suo cuore vada letteralmente in pezzi.
Mi avvio lungo i filari di una campagna, diretto al cimitero, pronto a salutare il mio amico dopo un'infinità di tempo. Tra le mani stringo un braccialetto in cuoio nero, con sopra incisa la scritta "U.C.L.A.", l'università che avremmo dovuto frequentare insieme ed invece l'ho fatto solo io. Era un regalo che volevo spedirgli per il diploma, entusiasta per l'idea di averlo di nuovo con me, come tanti anni fa.
Le nuvole nere incombono sulla mia testa e tiro su il cappuccio nero della mia felpa. Focalizzo l'entrata del cancello, ma mi blocco quando vedo una ragazza uscire da una macchina. I suoi capelli castano scuri sono lunghi e la sua pelle è abbronzata. È magra da far paura e il suo portamento è così abbattuto che per un secondo mi viene tristezza a guardarla. Si avvicina lentamente all'entrata, ma la vedo esistare, mentre fissa il ferro battuto. Allunga la mano tremante, ma a pochi millimetri dal toccarlo si blocca ed una goccia cade sul mio viso. Alzo gli occhi al cielo ed improvvisamente altre particelle d'acqua si infrangono sulla mia pelle. Sempre più grandi, sempre più forti.
Quando riporto lo sguardo sul punto dove si trovava la ragazza mi rendo conto che lei non c'è più. Faccio qualche passo avanti e dopo essermi reso conto di avere una scarpa slacciata mi accovaccio a terra e faccio per allacciarla.
In un attimo vengo accecato dalla luce dei fari dell'auto e alzo lo sguardo lentamente. La figura snella si palesa dal davanti e quando fisso il suo volto rimango immobile. Cloe Moore. La ragazza che viene incolpata della morte del mio migliore amico sta guardando dritta nei miei occhi. Il suo viso è scavato, ma è comunque bellissima. Urla qualcosa nella mia direzione, ma quando mi rendo conto delle sue intenzioni comincio a correre a perdi fiato, fino a che non sono sicuro di averla seminata. Mi siedo sull'asfalto, con la schiena appoggiata al muro e respiro affannosamente per via dello scatto improvviso.
Rimango a pensare al viso provato di Cloe e per pochi secondi vengo pervaso da un senso di colpa lancinante che mi fa pensare di lasciare perdere tutto. L'attimo dura un soffio però perché subito quel viso triste diventa quello del mio migliore amico.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora