1 settembre 2009
"Non riesco a credere che stia per ricominciare la scuola", sbuffo sonoramente.
Sono a casa di Stephan e ci siamo appena svegliati. I suoi genitori sono fortunatamente via per tutto il week end quindi ha voluto che restassi a dormire da lui.
"Non riesco a credere che ci conosciamo già da quasi un anno", dice lui, mentre appoggia la testa sul mio petto nudo. Come sempre lui trova il lato positivo delle cose e questo me lo fa amare ancora più.
Gli accarezzo i morbidi capelli, mentre lui richiude gli occhi e si bea del momento rilassante che stiamo vivendo entrambi. Osservo le sue spalle larghe, la schiena perfetta che porta su di essa i segni delle mie unghie. Arrosisco al pensiero che ormai siamo diventati una dipendenza l'uno per l'altra. Non riusciamo a stare distanti per più di un giorno e purtroppo o per fortuna riusciamo a stare ore ed ore in camera a fare l'amore senza mai smettere.
"La tua pelle è così morbida", dice prima di baciarmi il solco tra i seni. È proprio da lì che parte e traccia un sentiero fino a raggiungere il mio punto più sensibile. Non mi lascia nemmeno il tempo di oppormi (non l'avrei fatto comunque) che da il via all'ennesimo mio viaggio sulle montagne russe. Alterno gemiti a sospiri e lascio che mi ami come solo lui è capace.
Dopo non so quanto tempo finalmente usciamo dal nostro rifugio e ci infiliamo sotto la doccia assieme, prima di prepararci per andare a pranzo con Ethan, Giody e Damian.
I rapporti tra Micheal e Steph non si sono per niente aggiustati e qualcosa mi suggerisce che questa loro diatriba sia dovuta alla mia presenza. Non mi spiego comunque il perché visto che ho sempre creduto che io e Mike fossimo amici.
Intanto che aspetto il mio ragazzo, intento a prepararsi, mi permetto di imprimere nella mia testa ogni dettaglio di quello che in questi giorni è il nostro covo d'amore. Lui è maniacale nell'ordine, quindi i libri sono disposti per autore in una piccola libreria affianco alla scrivania sulla quale sta il suo computer e una pila di fogli. Mi sono permessa di fargli il letto e sono certa che apprezzerà. Il muro é completamente spoglio se non fosse per quella piccola bacheca dove ci sono attaccate una serie di cose. Mi salta subito all'occhio una foto di Steph a circa tre anni insieme ad un bambino. Il mio ragazzo è accovacciato atterra vicino ad una palla da calcio e mostra il suo splendido sorriso alla fotocamera, mentre l'altro bambino è esattamente dietro a lui e sembra decisamente più timido. I suoi occhi guardano in basso e la visiera di un cappello crea ombra affinché quasi metà del viso sia difficile da focalizzare. L'unica cosa che riesco a notare è un leggero arrossamento delle gote e una postura insicura.
"Cosa guardi?", mi chiede il ragazzo dagli occhi verdi, tornando da me.
"Guardavo la foto sulla bacheca"
"Lui è Fury, un mio grande amico, ma abita a Los Angeles. Un giorno ti ci porto e te lo presento", dice con un sorriso che riuscirebbe ad illuminare anche il luogo più buio.
"Oddio, sarebbe fantastico! Comunque è un nome strano", ridacchio.
"È stato soprannominato così perché nonostante sia sempre stato il più timido tra i due, quando provavamo qualsiasi sport lui sembrava mutare totalmente e tirava fuori una grinta mai vista. La sua faccia sembra quella di una persona furiosa quando comincia a giocare"
"Vuoi dire che qualcuno riesce ad essere più atletico del qui presente Stephan Jenkins?", lo punzecchio.
"Non fare troppo la spiritosa, bambolina. Ho solo detto che si trasforma in una furia, non che riesce a battermi", ghigna beffardo e nel frattempo si avvicina a me con un viso e un'andatura da vero predatore.
"Stai via!", dico usando un tono fintamente minaccioso.
"Non credo proprio, amore! Se ti prendo sei spacciata", si lecca lentamente il labbro superiore e alla visione sono quasi tentata di donarmi a lui come sua preda senza il bisogno che compia alcuno sforzo. Quando finalmente è a pochi centimetri da me, che ormai sono schiacciata contro la testiera del letto, il mio cellulare prende a suonare. Entrambi sospiriamo quando leggiamo il nome della mia migliore amica.
"Pronto?", rispondo.
"Siamo fuori casa del tuo stallone. Smettetela di procreare ed uscite"
Riattacco senza salutarla o darle alcuna risposta e guardo negli occhi il mio ragazzo che sbuffa, ma poi si alza e mi prende in braccio. Corre fino alla porta e mi mette giù solo una volta davanti.
"Sei bellissima", dice ad un millimetro dalle mie labbra.
Attendo con impazienza il bacio che però non arriva nemmeno sta volta visto che la mia amica comincia a schiantare il suo pugno con insistenza sulla porta. Mi decido ad aprirla e quella cretina per poco non mi prende in faccia con la mano.
"Alleluia! Comunque dato che sarò la madrina pagate voi oggi"
Ci guardiamo interrogativi, mentre Ethan scoppia a ridere come se non ci fosse un domani.
"Stai delirando Giody?", le chiede Steph.
Lei alza gli occhi al cielo e poi ci guarda in un modo irritante, come a volerci dire che siamo stupidi.
"Di vostro figlio"
Le mollo un leggera sberla sul braccio.
Finalmente anche Damian arriva e saliamo tutti sulla sua auto.
Il pranzo passa in fretta, tra chiacchere e risate, ma nonostante questo io e Steph non facciamo altro che guardarci o mantenere anche solo il minimo contatto fisico. Mi rendo conto, ogni giorno sempre più, che il nostro rapporto é via via più forte e che il suo posto nel mio cuore, oltre ad essere stato pienamente conquistato, è ormai equivalente a quello dei miei genitori.
Ci alziamo a pagare il conto e nell'esatto istante in cui io e il mio ragazzo ci separiamo, il mio telefono segna l'arrivo di un messaggio. Guardo subito con la convinzione che sia uno dei miei genitori per sapere i miei programmi per la giornata, ma al contrario rimango stupita.Da: Michael
Non ce la faccio più. Ho bisogno di parlarti.
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NON HO PIÙ PAURA.
RomancePer Cloe la vita è cambiata da ormai cinque lunghi anni. Non è mai riuscita a superare la perdita della persona che amava e vive come se la vita fosse stata tolta anche a lei. La paura di perdere tutto la porta a isolarsi da quasi tutte le persone c...