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2 febbraio 2009

Quando entriamo nella sua casa il dolce tepore mi scalda un po'. Stephan è raggiante come l'avevo visto poche volte e sono felice che sia dovuto al fatto che ho accettato di venire qui a casa sua. Ci togliamo le ghiacche, le scarpe e i pantaloni della tuta da sci, sotto ai quali ho messo un paio di pantaloni da ginnastica aderenti. Lui va verso una stanza dopo la cucina, che sta alla mia destra, e quando torna ha indosso dei pantaloni della tuta grigi e una maglietta bianca.
Mi guardo intorno e noto la cura con cui è stata arredata la casa e il forte legame che devono avere lui e i suoi genitori, viste le innumerevoli foto appese sui muri o appoggiate sui ripiani dell'entrata.
"Sei sicura di stare bene così? Se vuoi posso prestarti qualcosa di mio", mi chiede per quella che credo sia la decima volta. Annuisco decisa e andiamo in cucina, dove lo vedo tirare fuori dal frigo una bottiglia di latte. Prende una bustina di polvere al cacao e un pentolino, dove versa i due ingredienti. Mescola la cioccolata calda che si sta scaldando sopra al gas con vigore ed io sto li impalata a guardarlo.
"In quel mobile trovi le tazze", mi indica un armadietto posto vicino al frigorifero. Nonostante l'imbarazzo, seguo le sue indicazioni e ne prendo due, per poi posarle sul tavolo.
Quando lui versa la bevanda all'interno il mio stomaco brontola e divento rossa come un peperone.
Lui ride, ma posa sul tavolo una scatola di biscotti al burro e Dio solo sa quanto vorrei mangiarli tutti per la fame.
"Ti posso dire un segreto per far diventare la cioccolata calda ancora più buona?", mi dice.
"Certo"
Si avvicina a me e si sporge fino a sfiorare il lobo del mio orecchio con le labbra, provocandomi una capriola al cuore. Porta le mani a coppetta in modo da coprire la sua bocca e il mio orecchio.
"Devi sbriciolarci dentro i boscotti", sussurra piano e mi riempio di brividi lungo tutta la pelle.
Riprende distanza ed afferra un biscotto. Lo fa a pezzettini e poi mi esorta con lo sguardo a fare la stessa cosa. Ne prendo uno anche io, piuttosto titubante, e lo riduco in pezzi dentro alla cioccolata. Poi mescolo un po' e ne prendo un cucchiaino. Lo metto in bocca e inizialmente sento solo la cioccolata, zuccherata al punto giusto, poi con i denti mordo e il sapore precedente si mescola a quello dei biscotti, facendomi constatare che é veramente ottimo come ha detto Steph.
Mi giro e sollevo un pollice, ma credo che i miei occhi dicano molto di più perché torna sulla sua tazza soddisfatto.
Quando arrivo all'ultimo sorso, invece di usare il cucchiaino, decido di berla. Appena poso la tazza vuota sul tavolo il mio ragazzo mi guarda e scoppia a ridere fortissimo.
"Che c'é?", chiedo imbronciata.
"Sei tutta sporca di cioccolato, amore", ride ancora, "dai vieni qui".
Mi tira verso di lui e prima, in modo lento, mi lecca via la cioccolata che ha formato dei baffetti ed io in risposta stampo le mie labbra sulle sue, attirata come una calamita. Poi mi lecca via anche quel poco che rimane sulla punta del naso e mi lascia un bacino sulla punta.
"Stephan?"
Una signora di circa cinquant'anni sta davanti a noi, con due buste della spesa nelle mani. I suoi capelli castano chiaro sono legati in una coda alta, perfettamente in ordine ed indossa un tailleur. Il suo viso é privo di rughe e si puó notare una somiglianza con il ragazzo di fianco a me per via degli occhi e della bocca.
"Ciao mamma", dice il ragazzo dagli occhi verdi mentre io mi alzo dalla sedia in meno di un secondo, "lei é Cloe"
Mi avvicino e le tendo la mano, ma solo in quel momento mi rendo conto di essere deficiente, visti i due sacchetti che sta tenendo. Non si disturba nemmeno ad appoggiarli ed io la ritraggo subito, rossa di vergogna.
"Molto piacere", dico piano.
"Quindi tu sei la ragazza di Stephan?"
Annuisco e la guardo nei suoi occhi.
"Ti immaginavo diversa", commenta solamente, lasciandomi spiazzata. Che cosa significa? Forse non sono abbastanza per il figlio e lo ha notato subito. Sento due braccia cingermi da dietro e il mento del mio ragazzo appoggiarsi sulla mia spalla destra.
"É impossibile da immaginare Cloe, credo di non aver mai visto un ragazza tanto bella nella mia vita", dice lui, strappandomi un sorriso.
"Se vuoi fermarti a cena ordino della pizza", il suo tono di voce non fa trasparire niente. È semplicemente piatto e forse un po' altezzoso.
"Non so se mamma sarà d'accordo", mento, ma voglio andare via da qui. Non so nemmeno il suo nome.
"Convinco io Mel", dice Stephan e vedo la speranza nei suoi occhi.
"Va bene", accetto solo per lui.
"Fatemi sapere quale volete allora"
"Per me col prosciutto e i funghi, tu Cloe?"
"Una margherita, grazie signora Jenkins"
Andiamo nel salotto, che è arredato modernamente ed ha un tv veramente grande. Mi fa sedere sul divano nero scamosciato e si siede vicino a me mettendomi un braccio attorno.
"Grazie amore", mi sussurra sulle labbra, prima di baciarmi.
Rimaniamo così per non so quanto e solo perché so che sua madre si è chiusa in ufficio a sbrigare del lavoro. Quasi mi addormento tra le sue braccia, ma la porta d'entrata che si apre mi fa tornare sull'attenti. Entra un bell'uomo dai capelli brizzolati, tagliati in maniera impeccabile. Ha il corpo fasciato in un completo gessato grigio, due occhi verdi brillante e un naso appuntito.
Quando mi nota, a differenza della madre, mi guarda con curiosità ed un sorrisino accennato.
"Oh salve, signor Jenkins", dico imbarazzata e timorosa che succeda la stessa cosa successa con la moglie.
"Paul, non essere formale cara", il suo timbro di voce è autoritario, ma il modo che ha di porsi non dice lo stesso.
"Cloe", rispondo, questa volta porgendogli la mano in modo più sicuro. Lui la stringe forte.
"Bella stretta, Cloe"
"É la mia ragazza", dice fiero Stephan.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora