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12 maggio 2015

Un velo di tristezza mi avvolge. Non voglio sentirmi così debole eppure è quello che sta succedendo in questo momento. Osservo i miei vestiti riposti ordinatamente nel borsone e non posso fare a meno di pensare a quanto vorrei rimanere qui.
"Sei pronta?", mi chiede Nicholas entrando in stanza.
Sono indecisa se dirgli la verità o mentire, ma poi ricordo il fatto che lui odia le bugie quindi opto per la prima scelta.
"No"
Si avvicina a me e si piega in modo da trovarci l'uno di fronte all'altra. Io seduta sul suo grande letto matrimoniale e lui davanti a me.
"Cosa ti spaventa?"
"Non so se sono pronta per tornare a casa"
"Nemmeno io"
Sorrido per il fatto che lui riesca a capirmi così bene.
"Si nota così tanto?"
"Non intendevo quello, Cloe", il suo tono si fa serio, "non so se sono pronto a lasciarti tornare a casa"
"Ah", rispondo semplicemente, nonostante il mio corpo stia andando totalmente in tilt.
L'unico rumore che sovrasta il silenzio è il ticchettio di un orologio che scandisce i secondi. Spengo la testa e lascio che sia il mio cuore a prendere il sopravvento in questo momento. Così, come se ci fosse una forza sovrannaturale, mi protendo verso di lui e poso le mie mani tra i suoi capelli, esattamente sopra alla nuca. Il mio viso è a pochi centimetri dal suo e i nostri respiri si fondo come fossero due correnti marine che si scontrano in un punto esatto nell'immensità dell'oceano. Lascio che entri nel mio buio e mi trascini fuori. Percepisco di essere risalita da quello che era il punto più profondo degli abissi, ma vedo la sua mano tesa verso di me, come a volermi tirare fuori completamente. La guardo e cerco una risposta dentro di me che non tarda ad arrivare. Io mi fido di lui. Per questo la afferro e mi sento trascinare verso l'alto, dove una luce abbagliante mi acceca ed è in questo esatto momento che congiungo le mie labbra con le sue, già pronte ad accogliermi. Sposto le mani e le lego dietro al suo collo, prima di adagiarmi al materasso e portare lui con me. Lo voglio, ne sono sicura.
Si stacca per qualche secondo e mi guarda dritta negli occhi. Non gli do il tempo di parlare e lo faccio io.
"Non ho più paura"
Bastano queste parole a liberarci da quel muro immaginario che ci separava fino a pochi istanti prima. L'ultimo ostacolo.
Torna a baciarmi con più passione di prima e porta le sue mani sul bordo della mia maglietta, mentre io sollevo la mia schiena il giusto che basta per far sì che si sfili via. Cerco di respingere dei ricordi che lottano per venire a galla e ce la faccio. Non voglio che niente possa rovinare questo momento. Non voglio che il passato macchi il presente proprio ora. Compio anche io la stessa azione ed ora siamo pelle contro pelle. Diavolo e acqua santa, ma i ruoli non sono più così netti.
"Ho voglia di strapparti via qualunque cosa mi impedisca di sentire il tuo calore su di me", dice in modo rude, mentre morde il mio labbro inferiore.
"Fallo", passo in fretta al suo collo e comincio a succhiare e a mordere un lembo di pelle sotto al suo orecchio. Lo sento respirare pesante, prima che un gemito basso e roco lasci le sue labbra. Si solleva di scatto e con un movimento  netto e animalesco strappa i miei leggins, scoprendo così le mutandine che indosso. Fa scorrere in maniera rapida il tessuto intatto lungo le mie gambe e le lascia nude. Si erge in tutta la sua altezza ai piedi del letto e mi osserva dall'alto con bramosia. Non mi sento imbarazzata sotto al suo occhio attento e lascio che mi guardi. Punta i suoi occhi sui miei piedi, risale lungo le gambe affusolate fino ad arrivare al pezzo di stoffa che copre la mia intimità. Si passa la lingua sul labbro ed io sento il mio punto più sensibile cominciare a pulsare in maniera incontrollata. Passa al mio ventre piatto, raggiunge il costato e si sofferma un poco di più sul mio seno stretto nel reggiseno. Con una mano si avvicina lentamente e traccia il contorno del bordo superiore della coppa. Milioni di brividi si propagano sulla mia pelle e si amplificano nel momento in cui la sposta e libera uno dei miei seni. Il capezzolo diventa turgido e sento il bisogno di essere toccata, ma rimango immobile ad osservare le sue mosse, con il petto che si alza e abbassa in maniera irregolare. Il suo oceano poi va ad accarezzare il contorno del mio viso, le mie labbra carnose, il naso ed infine si pianta nei miei occhi. Si abbassa con una lentezza disarmante e mi lascia un bacio sulla guancia destra. Fa lo stesso sulla sinistra e poi sul naso, fino a che le sue labbra non toccano le mie e tutto esplode, come se fosse la prima volta. Mi accarezza il corpo con lentezza e si sofferma su ognuna delle mie curve, memorizzando i dettagli. Sollevo la mano e la poso sul suo collo e da li proseguo. Bocca contro bocca e mani ovunque, incapaci di stare ferme. Gli sfilo via i pantaloni aiutandomi con i piedi. Li poso poi sul suo sedere e spingo il suo corpo ancora più a contatto con il mio. Ansimo quando sento le nostre intimità a contatto e mi muovo delicatamente per fargli capire quanto io abbia bisogno di sentirlo. Di sentire il mio presente, di sentire la realtà abbattersi su di me.
Finalmente è Nicholas a rimuovere ciò che ci separa e l'apparente calma che si era creata, viene spezzata in un batter d'occhio. La frenesia prende il sopravvento e sto solo aspettando che lui affondi dentro di me.
"Cloe?", mi chiama.
Guardo i suoi occhi e mi sorprendo nel notare che tra un mare di eccitazione riesco a scorgere una serietà che si fa largo prepotentemente.
"Sì?", rispondo.
"Sei mia?"
Come mi sono promessa ascolto il cuore e questo maledetto ha tradito nel modo peggiore la mia testa.
"Sono tua"

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora