12.

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"Dove cavolo sei stata tutta la sera?", Giody.
"Sono andata a farmi una passeggiata lungo mare"
"Tutta la sera?"
Annuisco con la testa.
"Cercherò di non trascinarti più alle feste se non ti diverti, tesoro"
"Ma io mi sono divertita"
Chiudiamo li il discorso, mentre stiamo tornando a casa. Stranamente non mi sento tesa ed in cuor mio so che lo devo a Nicholas. Non so chi sia, non so niente di lui, ma non mi interessa nemmeno. Non è per sembrare cattiva, ma sapere dettagli della sua vita non cambierebbe assolutamente come mi sento. Finché si limita a non invadere i miei spazi e a farsi gli affari suoi a me sta bene la sua compagnia. Quasi mi scappa un sorriso a ripensare a tutta la conversazione, ma mi trattengo per evitare domande scomode. O forse per evitare di dire ad alta voce qualcosa che mi fa sentire terribilmente in colpa nei confronti di lui.
Parcheggio nel garage e mentre Giody si fionda a casa, io mi fermo in veranda a fumare una sigaretta. Chiudo gli occhi e penso all'oceano ed alla pace che mi trasmette. Stringo le ginocchia al petto per ripararmi dall'aria fredda e ascolto il silenzio. Me lo godo per diversi minuti prima di entrare.
La bionda é chiusa al bagno, mentre io mi metto in cucina con una tazza di latte tra le mani.
"Ho ballato con un ragazzo stupendo oggi. Si chiama Lucas. Sai mi ha anche chiesto il numero... credo proprio che ci uscirò"
"Sono molto felice per te"
"Se ti va puoi venire con noi"
"A fare il lumino?"
"No scema! Posso sempre chiedergli se ha qualche amico da presentarti"
"Non se ne parla, sai come la penso"
"Va bene", sembra si sia rassegnata.
"Andiamo a dormire"
Mi alzo e dopo averle dato la buonanotte mi chiudo nella mia camera. Il letto matrimoniale che mi sono comprata è davvero enorme. Non posso pensare di dormire in uno più piccolo perché quando mi capita di fare gli incubi rischio sempre di cadere e farmi male. Non succede tutti i giorni di farne, ma comunque troppo spesso. Solitamente sogno quella notte. Sembra di essere svegli per quanto siano vividi e chiari. Nonostante i cinque anni passati nella mia testa i ricordi sono indelebili.
Chiudo gli occhi e vengo trascinata tra le braccia di Morfeo.

La strada è bagnata, segno di un recente acquazzone. La mia faccia é rossa ed il trucco mi é colato lungo tutte le guance per via del pianto. É così buio questa notte che faccio fatica a vedere la faccia di Stephan. Mi guarda da qualche metro di distanza. I suoi occhi brillano quando incontrano i miei e sulle sue labbra spunta un sorriso smagliante. "Ti amo così tanto" penso dentro di me. Sta per avvicinarsi, ma la luce dei fari di una macchina mi illumina il volto. Vedo il suo sguardo cambiare radicalmente. Non c'é più traccia di amore nel suo volto. Lo sguardo che mi rivolge é di puro disgusto e odio. Comincio ad urlare, perché non riesco a muovermi, ma lui si gira e mi da le spalle. I suoi piedi si muovono nella direzione opposta alla mia ed improvvisamente sparisce dietro alla macchina di prima. Mi accascio a terra e piango come se non ci fosse un domani. Vorrei strapparmi via i vestiti e persino i capelli. Sono totalmente disperata. Un mio urlo squarcia il cielo ed é così potente da far tremare tutto intorno a me. Schiaccio la testa contro l'asfalto. Quando la rialzo peró non sono più lì, ma sono in mezzo ad un mare infinito ed il cielo sopra di me è blu scuro, reso luminoso da quei piccoli punti chiari che sono le stelle.

Mi sveglio all'alba, ma non di soprassalto. Mi guardo intorno e vedo le tende bianche della finestra semiaperte che lasciano filtrare il sole dentro alla camera. Quando porto la mano alla testa mi accorgo di essere madida di sudore. Corro al bagno e accendo l'acqua della doccia, prima di buttarmi sotto e lasciare che trascini con se tutto ciò che mi tormenta.
Dopo non so quanto tempo afferro il mio accappatoio e torno in camera a vestirmi. Quanto vorrei lavorare anche oggi, eppure é domenica ed é il mio giorno di riposo.
Infilo anche le scarpe e la giacca prima di uscire di casa ed andare a comprare dei cornetti caldi in qualche panificio. Questa mattina Abergele sembra deserta e ciò mi rende un po' triste. Non che mi piaccia la gente, ma semplicemente amo il rumore che fa.
Estraggo il cellulare dalla tasca per controllare l'ora e vedo un nuovo messaggio su Whatsapp. Sono stupita visto che i miei unici contatti sono i miei genitori, Giody e Marie. Il numero è sconosciuto e dentro me ho una mezza idea di chi possa essere.

Da: sconosciuto
Principessa cosa possiamo fare oggi di entusiasmante?

Rido a leggere il messaggio e mi affretto a salvarlo in rubrica. L'occhio mi cade sull'ora e noto che sono sole le 6.30

A: Nicholas
Non mi sembra di aver mai detto che le proposte le facevo io! Comunque sono in paese a prendere dei cornetti per colazione. Ti aspetto al panificio che c'é vicino al parco di Abergele.

Solo quando ormai ho premuto invio riesco a riflettere in maniera obiettiva su quello che ho appena fatto. Dentro di me frullano mille giustificazioni sul perché, ma non serve nemmeno pensarci. Ho bisogno di un conoscente nella mia vita che si limiti solamente a starmi accanto senza fare domande. Nicholas mi sembra la persona più adatta, nonché l'unico che fino ad ora abbia provato ad avvicinarsi a me senza alcun pregiudizio o scopo.
Non ho paura di cominciare a provare qualche sentimento perché il mio cuore è un pezzo di ghiaccio e l'unica persona in grado di scioglierlo non c'é.
Il rombo di una moto mi fa spaventare, ma anche elettrizzare.
Mentre smonta dalla sella posso ammirare il suo fisico statuario tendere il tessuto dei vestiti. Si sfila il casco, lasciando il suo ciuffo spettinato e mi fa un sorrisetto furbo prima di venire verso di me.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora