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20 novembre 2008

Mi ritrovo davanti alla porta della casa dove ho passato moltissimo tempo in questi sedici anni. Cammino avanti e indietro ripensando al discorso che ho deciso di farle, ma non sono ancora soddisfatta. Soffoco un urletto di frustrazione e mi passo più volte la mano sul viso. Non ce la posso fare, mi dico. Invece ce la devo fare, perché proprio in questo istante la porta della sua casa si apre e lei esce raggiante. Sorride al telefono e i suoi occhi azzurri sono così felici. Quando alza lo sguardo e mi nota però la sua faccia si rabbuia e a me si secca la gola.
"Giody", dico piano, affinché lei mi senta.
"Che vuoi?", sbotta.
"Dobbiamo parlare"
"Non ho tempo da perdere con le stronze", taglia corto.
"Lo so, ma lascia cinque minuti a questa stronza per spiegarsi, poi te ne puoi andare"
"Bene", incrocia le braccia al petto e mi guarda sommessamente.
"Lo so che sono un'amica di merda e mi dispiace se non sono riuscita a controllare quello che provavo, ma lui mi piace sul serio ed è una cosa incredibilmente strana per me. Non pensavo nemmeno di piacergli e se fosse andata così sarebbe anche stato più facile. Puoi odiarmi e lo capisco, ma ti voglio un bene immenso, sei come una sorella per me e voglio solo dirti che mi dispiace davvero tanto per essere così sbagliata", prendo un respiro, "sappi che senza di te fa tutto schifo e che mi manchi terribilmente, ma questa è un'esperienza del tutto nuova per me. Voglio provare a vivermela e vedere come va. Se andrà male, mi meriterò le tue risate. Perdonami"
Le lacrime premono per uscire e sono così stanca di tutto ciò che le lascio sgorgare silenziosamente. Lei sembra decisa a non perdonarmi e non posso fare altro che darle ragione. Forse un giorno mi pentiró della scelta che ho preso, ma adesso sono più decisa che mai nel voler stare con Stephan.
"Non accetto le tue scuse e probabilmente non lo farò nemmeno mai, ma puoi provare a rimediare"
I miei occhi si illuminano nell'udire tali parole.
"Certo, dimmi"
"È chiaro che lui abbia scelto te e nonostante io la trovi una cosa assurda, la accetto. Potremmo provare a uscire qualche volta per vedere come va, ma solo quando mi andrà. Niente obiezioni!"
"Accetto", nonostante il suo atteggiamento mi ferisca, so che è arrabbiata.
"Bene. Ora devo andare. Ci si sente Cloe", gira i tacchi e cammina nella direzione opposta alla mia.
Rimango per un attimo impalata a guardarla andare vai e poi sorrido.
Torno a casa e mi fiondo sotto la doccia, per prepararmi prima di uscire con Steph. Metto dei jeans stretti, un maglioncino bianco e le converse, prima di infagottarmi nella mia giacca e nella mia sciarpa. Non ho idea di cosa voglia fare, ma mi sta bene qualunque cosa pur di stare con lui.
Quando suona al campanello di casa, scendo gli scalini a due a due e sorrido come una bambina il giorno di natale.
"Ciao piccola", mi accocolo tra le sue braccia e subito il mio cuore é pronto ad esplodere da quanto amore può contenere.
"Ciao", non voglio più staccarmi.
"Ti va di andare al luna park? Poi possiamo mangiare fish and chips per cena? che dici?"
"Certo", qualunque cosa farei con te Steph, vorrei dirgli, "sono andata a parlare con Giody. Poi ti racconto"
"Brava la mia ragazza", mi accarezza la base della schiena.
"Ragazzi!", mia mamma arriva da noi.
"Salve Mel!", dice cordialmente il mio ragazzo.
"Ciao Stephan! Uscite? Se volete fermarvi posso preparavi la merenda e poi ordinare per cena una pizza, oppure qualunque cosa ti piaccia caro"
"Porto Cloe al luna park e poi spero che mi conceda di cenare insieme", risponde.
"Credo non ci sia nemmeno bisogno di chiederglielo", ridacchia mia mamma.
"Visto che ho preso la patente, mio papà mi ha prestato la macchina. Non si preoccupi, le porterò a casa sua figlia sana e salva", asserisce.
"Bene. Divertitevi"
Usciamo mano nella mano dalla porta ed io sprizzo felicità da tutti i pori. Mi conduce verso una BMW grigia e mi apre lo sportello prima di farmi entrare. Credo di essere la ragazza più fortunata del mondo ed ho quasi paura ad ammetterlo. Non voglio che finisca mai il modo in cui mi sento.
"Spero tu sia vestita bene perché non vorrei che domani la mia bellissima ragazza fosse ammalata", dice dolcemente e poi si allaccia la cintura.
"Certo che sì", gli sorrido. Ho paura mi si strappi la faccia da quanto le mie labbra sono incurvate verso l'alto l.
Si avvia e in poco tempo raggiungiamo un piccolo luna park aperto quasi tutto l'anno. Le luci della ruota panoramica si riflettono sul mio volto, una volta usciti dalla macchina. Rimango incantata dalla sua imponente altezza e mi riprometto di farci almeno un giro prima di salirci.
"Dove vuoi andare, piccola?"
Mi guardo ancora intorno e vedo uno stand dove se si spara al maggior numero di lattine si può vincere un peluches e subito mi si illuminano gli occhi. Senza che dica nemmeno niente ci avviciniamo e lui tira fuori il portafoglio pronto ad estrarre i soldi per pagare.
"Faccio io", lo prego e nonostante sembra esitare davanti ai miei occhi, non cede.
Impugna il fucile, ma prima di cominciare si premura di accarezzarmi una guancia. Mi lascia un leggero bacio sul naso e poi si volta per prendere la mira. Spara il primo colpo che non va a segno, ma non si demoralizza e focalizza con ancora più attenzione il suo obiettivo. Partono una serie di colpi che vanno tutti a segno e in un attimo quattordici lattine giacciono sul pavimento in legno.
"Bravissimo", batto le mani in maniera frenetica.
"Bene ragazzo, può scegliere tra questi", indica una serie di pupazzi con il dito ed io li guardo tutti. Non mi sono mai piaciuti gli orsetti, troppo scontati.
"Quale vuoi, piccola?", mi chiede gentilmente.
"Scegli tu per me"
Lui si mostra felice dell'idea e punta il suo indice verso un peluches a forma di pesce, nero dalle squame gialle. La signora me lo passa ed io lo accolgo molto volentieri.
"Vedi piccola, questo peluches assomiglia al pesce angelo, ovvero uno tra gli animali più fedeli al mondo. Se uno dei due partner muore, l'altro diventa un angelo inconsolabile"

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora