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1 marzo 2010

La mia stanza sa di lui, di me, di noi. Io sono seduta sul davanzale della finestra ad osservare l'amore della mia vita dormire beatamente dopo aver condiviso un momento di intimità così profondo che spero di ricordarlo per tutta la mia vita. Le sue labbra su di me sono la cura migliore a tutti i mali e cancellano le mie più grandi preoccupazioni. Non sono riuscita a dirgli che so della sua domanda alla UCLA e della discussione avuta con suo padre. Mi spaventa di più sapere cosa c'è nella sua testa e quanto la sua decisione potrà realmente ferirmi. Ho il terrore di affrontare il discorso sul suo futuro e credo che finché non lo farà lui non mi sentirò mai pronta.
Il suo telefono lampeggia e comincia a risuonare la canzone che ha impostato come suoneria. Mi affretto a prenderlo  e lo silenzio per evitare che Steph si svegli. Il nome Fury è fermo e per un secondo mi passa la malsana idea di rispondere, ma che accantono subito. Vorrei tanto sapere perché questo maledetto amico lo stia chiamando. Magari per convincerlo ad andare da lui.
Quando finalmente smette comincia a montarmi dentro una rabbia assurda nei confronti della persona che nemmeno conosco, ma la mia attenzione viene catturata proprio da un messaggio suo. Rifletto intensamente e comincio a contare fino a dieci, dove ogni secondo mi dico che sto sbagliando, ma qualcosa di maledettamente forte mi spinge ad aprirlo.

Da: Fury
Ehi amico, spero tu stia per prendere la scelta giusta. Non vedo l'ora di presentarti Phil, Jason, Daniel e Lauren ovviamente. Appena smetti di fare l'innamorato del cazzo con la tua fidanzatina richiama, qualunque ore sia.

Stronzo. Cosa cavolo vuole? Chi cavolo è questa Lauren? Io lo strangolo con le mie stesse mani. Non ho la più pallida idea chi cazzo sia questo suo maledetto amico visto che non so il suo vero nome e tra gli amici di Facebook di Steph non  ce n'è nemmeno uno che io non conosca, ma giuro che se lo scopro lo distruggo.
Mi agito sulla sedia della scrivania e respiro a fondo prima di premere il tasto "elimina" e cancellare ciò che ha scritto questo bastardo. Ripongo il telefono nell'esatta posizione in cui l'ho trovato ed esco dalla camera. Corro in quella dei miei genitori in cerca di qualcosa che non so nemmeno, ma quando trovo il pacchetto di sigarette di mio padre capisco. Io lo vedo quando è nervoso fumare le sue dannate sigarette e tornare più rilassato. Chissà se anche con me funzionerà.
Esco nel retro della casa, sul dondolo e mi accendo quel tabacco avvolto in un involucro di carta circolare. Ispiro più fumo possibile, ma subito comincio a tossire come una stupida. Mi vengono le lacrime agli occhi, che però si riassorbono nel momento in cui riesco a respirare normale. Fisso la sigaretta un'altra volta e la riporto alle labbra facendo un tiro molto più breve. Un colpo di tosse preme per uscire, ma lo trattengo e continuo così fino a che non mi resta in mano solamente il mozzicone. La mia testa gira un po' e la uso come scusa per rimanere seduta qui. I pensieri vorticano nella mia testa e sono così tanti che non riesco a focalizzarmi su uno in particolare. Forse è vero quando dicono che se ami una persona la devi lasciare andare. Questa situazione potrebbe portarmi a dimostrargli l'immenso amore che provo per lui, ma dall'altro lato voglio essere egoista. Non sono pronta per affrontare tutto questo e non posso fare finta di niente quando dentro sto cadendo a pezzi.
"Che fai qui tutta sola?", il mio ragazzo mi aiuta a tornare con i piedi per terra.
"Nulla", nascondo il mozzicone in un pugno.
"Puzzi di fumo Cloe", dice serio. Il suo viso ha un'espressione che non riesco a decifrare.
"Ah", mi viene da rispondere.
"Avanti. Cosa cavolo stavi combinando?"
"Niente, Stephan", ringhio marcando il suo nome.
"Pensi che ti creda?"
"Fa quel che vuoi"
"Ma che cazzo ti prende! Ti sei bevuta il cervello?"
La sua frase non fa altro che accrescere la mia rabbia.
"Sì, ho fumato. Non posso?"
"Solo i deboli cadono in tentazione", come una stoccata in un duello a scherma, la sua frase mi arriva dritta al cuore. Rido, ma in modo sadico.
"Quindi io sarei una debole?"
"Sì", non ci riflette nemmeno un secondo.
Il mio corpo viene scosso da un fremito e la rabbia cieca si fa largo in me, come fosse un uragano che man mano avanza e porta con sé solo distruzione.
Mi alzo in piedi di scatto e gli punto un dito sul petto. Solo ora mi accorgo di stare tremando come una foglia, ma non ci do peso.
"Proprio tu parli Stephan. Hai fatto la richiesta di ammissione per la UCLA, sei stato preso quasi un mese fa, ma stranamente a me non hai ancora detto nulla", è pietrificato ed il suo viso è una maschera di gelo, "Quindi prima di dare della debole a me rifletti sulle tue di azioni Jenkins"
"Come lo hai scoperto?", la sua voce trema.
"Non da te sicuro"
Faccio per andarmene, ma mi blocca per un polso.
"Come lo hai scoperto?", chiede ancora, ma questa volta la sua voce è ferma e dura.
"Cosa vuoi sentirti dire esattamente?", chiedo.
"Hai frugato tra le mie cose?"
"Sì, prima mi sentivo in colpa, ma ora ti assicuro che sono decisamente felice della mia scelta", asserisco, "ah, inoltre tuo padre è stato mandato da quella serpe di tua madre per dirmi di lasciarti in pace"
Mi sento più leggera dopo aver ammesso ciò che penso di Katharina. Non mi interessa cosa può pensarne lui, voglio solo andare in camera e chiudermi dentro.
"Cloe...", prende un respiro, "per te sarebbe un problema se partissi?"
Sgrano gli occhi e cerco di reprimere l'attacco isterico che sto per avere.
"Mi prendi per il culo?", abbaio.
"Forse non possiamo avere un futuro. Scusami"
Detto ciò se ne va ed io cado sulle mie stesse ginocchia a piangere.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora