19.

6K 202 2
                                    

4 aprile 2015

Non appena stacco dal lavoro per fare la pausa, trascino Micheal fuori dalla locanda e mi infilo in un vicoletto nascosto.
"Che fai qui?", chiedo spaventata.
"Avevo bisogno di vederti"
"Dopo cinque anni? Dopo quello che è successo?"
"Cloe rilassati. Ne é passata di acqua sotto i ponti. Si saranno tutti scordati di me"
"Vedi di informarti meglio perché la gente purtroppo parla ancora", dico indignata.
"Lascia che ti chieda scusa. La colpa é tutta mia, lo sappiamo entrambi... non riesco a perdonarmi per ciò che ti ho fatto"
"Piantala! Non voglio parlarne", dico con occhi lucidi, ma non pianegerò, "Devi stare via da me, Mike"
"Lascia che ti porti a cena una sola volta... poi me ne andrò e non tornerò più", chiede tristemente.
"No"
"Andiamo Cloe. Ti conosco bene io"
"La Cloe che conoscevi é morta quel giorno", ammetto.
"Una sola cena, piccola"
"Non chiamarmi così ti prego", mi trema la voce.
"Non voglio farti piangere, cazzo", impreca frustrato.
"Non piangeró"
"Ti prego", si inginocchia ai miei piedi ed io rimango pietrificata. Fisso quegli occhi neri e subito la mia mente mi riporta all'ultima volta che li ho visti.
"Non dovrai parlare di lui e non dovrai nemmeno tirare in ballo ciò che è successo"
"Grazie"
"Ah, scegli un ristorante lontano da qui"
"Te lo prometto"
"Ti lascio il mio numero"
Aspetto che mi dia il suo telefono, sul quale digito il mio numero, prima di sparire e chiudermi la porta della locanda alle spalle.
"Sbaglio o quello era Micheal Dixon?", chiede Marie.
Annuisco col capo e mi rabbuio.
"Lascia andare il passato ragazza, solo così potrai garantirti un futuro"
Detto questo sparisce in cucina ed io assimilo le sue parole. Per chiudere un cerchio incompleto é necessario riaprirlo e cominciare a mettere ogni tassello al suo posto.
Quando stacco dal lavoro torno a casa e mi butto su una poltrona. Il soggiorno é immerso nel buio e nel silenzio e comincio a riflettere sul perché Micheal sia tornato qui. Lui non ha fatto come me, non é stato qui ad affrontare tutto lo schifo che la gente aveva in serbo per lui. No, lui se n'é andato, lasciando me al centro dell'attenzione. La cosa assurda è che io ero più felice di non averlo qui, avrebbe solo alimentato il parlare della gente. Io lo so come é fatto, lo conosco bene. So che non mi sarebbe stato lontano.
"Cosa fai lì?", chiede Giody, spaventata dal mio comportamento.
"Stavo pensando"
"Posso chiederti a cosa?"
"È tornato Micheal"
"Come?", le esce una voce stridula.
"Già. É venuto alla locanda e poi abbiamo parlato. Gli ho concesso una cena fuori... ci tiene a scusarsi"
"Sono così felice di sentirtelo dire", risponde dolcemente alla mia confessione.
"Eppure so che non dovrei... mi sembra tanto di tornare a quel giorno di merda"
"Cloe, stai pagando ogni giorno per il tuo errore e a dire il vero ci sono giorni che mi domando se tornerai ad essere anche solo la metà di quello che eri prima. È giusto che chiudi definitivamente con Micheal"
"Chissà cosa penserá lui a vedermi a cena con Micheal"
"Penserà che stai facendo bene. Sai benissimo quanto me che nonostante tutto Steph... lui, scusa, ti amava così tanto che avrebbe voluto solo la tua felicità. Sono certa che anche lui sia d'accordo sul fatto che una volta per tutte devi chiudere con almeno una piccola parte del tuo passato"
"Io... non so... forse sto commettendo un errore, ma non voglio che Mike rimanga intrappolato come lo sono io. La colpa é solo mia"
"Sei una persona stupenda Cloe. É vero, hai commesso un errore, ma non puoi andare avanti così", si china e mi lega le braccia al collo.
Rimaniamo così per non so quanto ed io cerco di ingoiare il groppo in gola che mi impedisce di respirare. Se solo non fosse tutto così dannatamente sbagliato.
"Forza, vai a preparati", dico a Giody. Lei mi chiede con uno sguardo se voglio che rimanga qua, ma scuoto la testa e le faccio un sorriso forzato. Le do le spalle e cammino fino a fuori dalla porta, mentre comincio a inspirare ed espirare per evitare di avere un attacco di panico. Guardo le mie mani che tremano come foglie sugli alberi in una giornata ventosa.
"Ehi", la voce di papà fa ritrarre tutto il nero che mi aveva intrappolato la testa.
"Ciao papà"
"Ho portato del fish and chips per cena", mi mostra il sacchetto.
"Grazie, entriamo"
Ci accomodiamo al tavolo e prendo due birre fuori dal frigo, una alcolica per lui e una analcolica per me. In silenzio riponiamo la cena nei piatti e in egual modo cominciamo a mangiare.
"Com'è andata al lavoro?", chiede.
"Bene, se non fosse per il fatto che é venuta a farmi visita una vecchia conoscenza"
"Chi?"
"Micheal"
"Quel Micheal?"
"Proprio così"
"Fai quello che ti senti Cloe e quello che ritieni più giusto, ma soprattutto non lasciare che i commenti delle persone ti tocchino"
"Non preoccuparti papà. La mamma come sta?"
"Le hai fatto un regalo stupendo chiedendole di bere qualcosa insieme. Lo sai che è solo troppo apprensiva, se vuoi tornare a casa sei sempre la benvenuta"
"Come ogni volta che me lo dici, ti rispondo che non voglio tornare. Stare qui mi aiuta"
"Sarà sempre casa tua quella"
"Lo so", dico in un sussurro.
Continuiamo a mangiare e poco dopo aver finito papà se ne torna a casa per non fare sospettare la mamma.
Giody scende dalle scale e ammiro quanto sia bella nel suo vestito viola, cosparso di piccole pietre.
"Come sto?", fa una giravolta davanti a me.
"Sei perfetta! Lucas rimarrà completamente senza parole, ne sono più che certa"
"Allora meglio che vada perché é proprio qui sotto che mi aspetta per andare"
"Divertiti"
"Cloe... per qualunque cosa chiama"
Alzo il pollice nella sua direzione e dopo averla salutata, la guardo uscire emozionata. Infilo le cuffiette alle orecchie e metto una canzone di Shawn Mendes, "Stitches", che mi culla e mi porta ad avere un turbine di ricordi nella mia testa. Le uniche cose che mi tengono attaccata ancora alla vita. É sì, perché nonostante tutto, non sono così codarda da mettere un punto alla mia vita. Io devo rimanere e pagare per ogni singolo errore commesso.

NON HO PIÙ PAURA.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora