Adam

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- Ehi, Jordan, aspettami un secondo-

Adam raggiunse con un paio di falcate il figlio di Ares, che stava passato con alcune armi sottobraccio da riportare nell'armeria.

- Che c'è?- gli chiese l'altro, fermandosi.

- Perché non mi hai detto che eri un compagno di casa di mia madre? Sapevi benissimo chi ero-

Jordan si strinse nelle spalle.

- Non credevo avesse importanza. Ne ha?-

- Oh, sì, sei praticamente mio zio-

Accennando un sorriso, Jordan scosse il capo. Era difficile vederla davvero in quel modo, ma aveva ragione, in effetti, da parte di Ares erano parenti.

- In verità- riprese Adam- c'è una cosa che voglio chiederti. Ma se lo faccio, vorrai sapere perché e io non potrei dirtelo, in realtà-

- Non girarci attorno. Vuoi sapere dei mostri, vero? Come li ho catturati. Se ho qualche speciale abilità donatami da mio padre o qualcosa del genere-

Alzando un sopracciglio, Adam annuì. Jordan aveva intuito nel giro di un attimo, incredibile. Quella faccenda gli ronzava in testa da parecchio. Se anche lui fosse riuscito a catturare mostri a mani nude, sicuramente avrebbe fatto il culo ai Titani. Il figlio di Ares parve leggergli quel pensiero come se lo avesse stampato in faccia.

- Togliti dalla testa di provarci- lo ammonì subito- non è possibile farlo. Credimi, non è perché sei un mortale... è che io sono diverso. Non parlo di abilità speciali, Ares non mi ha dato un bel niente, non sono mai stato il suo preferito-

- E perché no? Senza offesa per mia madre, ma sei decisamente migliore di lei come guerriero-

- Chiediti cosa potrebbe offendere o deludere tuo nonno e forse capirai-

Lasciò Adam indietro e proseguì senza più voltarsi. Sbuffando, il nipote di Ares si sentì decisamente frustrato. Cosa poteva offendere il dio della guerra al punto da fargli ignorare un figlio a dir poco straordinario? Jordan era fortissimo, strano che Ares non lo considerasse uno dei suoi figli prediletti. Quel tipo era decisamente misterioso, ma non riusciva a trovarlo antipatico nemmeno mettendosi d'impegno. Qualcosa gli diceva che avrebbe dovuto odiarlo per aver fatto soffrire Donovan, ma non ci riusciva e aveva capito che la propria, genuina ammirazione per Jordan infastidiva non poco il figlio di Apollo. Decise quindi di chiarire la faccenda, probabilmente non ci sarebbe stato tempo nei mesi a venire.

Trovò Donovan al campo di tiro con l'arco, da solo. La casa di Apollo era intenta in altre attività, ma lui si esercitava con l'arco in tranquillità, senza nessuno tra i piedi. Gli si avvicinò.

- Quanti centri hai fatto?-

- Non così tanti, sono qui da dieci minuti-

Ficcandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, Adam fece un passo avanti. Lo osservò, poi gli abbassò l'arco con un braccio.

- Parlami di Jordan, voglio saperlo- disse solo, senza preamboli.

Il semidio abbassò lentamente le braccia e tolse la freccia che aveva appena incoccato, rimettendola nella faretra ai suoi piedi. Non sembrava arrabbiato o sulla difensiva.

- Non c'è molto da dire- disse infine, fissando i bersagli- ero un ragazzino e mi sono preso una bella cotta per lui. Avevamo legato molto, mi aiutava un sacco. All'epoca ero una schiappa a combattere, credimi, sapevo tenere a malapena una spada in mano! Non so se all'inizio aveva compreso la natura del mio interesse, ma non sembrava infastidito nell'avermi attorno. Jordan è una di quelle persone che non possono non piacerti, ma devi conoscerlo e non sempre lui si lascia avvicinare... a me lo aveva permesso. Poi un giorno è sparito senza dire nulla, così, di punto in bianco! La sua stanza alla Casa Grande era vuota. Mi sono sentito preso in giro, deluso, arrabbiato e anche abbandonato, quindi me la sono legata al dito. Malgrado quello che ha detto ieri sera, ce l'ho ancora con lui. Se me ne avesse parlato, avrei potuto capire. Posso perdonargli la fuga, ma non il non essersi confidato con me-

- Ma Jordan è gay?-

- Non ne ho idea. Mi sono sempre chiesto se il nome femminile tatuato sul suo braccio fosse di una fidanzata o roba del genere-

Adam fece spallucce, in effetti aveva poca importanza. Una parte di lui, però, era sollevato che non avesse mai ricambiato Donovan. Il figlio di Apollo si voltò verso di lui e Adam sussultò come se temesse che gli avesse letto nel pensiero.

- Lo sai, quando sei arrivato al campo la prima volta, ho cercato di evitarti perché mi ricordavi Jordan- confessò- se ricordi bene, la tua prima lezione di tiro con l'arco è stata un disastro. Hai rotto tutti gli archi-

- Me lo ricordo, che figuraccia!- esclamò Adam, vergognandosi.

- Però, a differenza di Jordan, tu non eri riservato, anzi, eri talmente cristallino che alla fine ho pensato che sarebbe stato impossibile non trovarti simpatico. Malgrado fossi un figlio di Ares, ovviamente-

Mentre Donovan diceva quella frase, Adam ebbe una sorta di illuminazione. Gli prese di colpo il braccio.

- Che ha combinato Jordan per farsi odiare da suo padre?- gli chiese- Mi ha detto che devo pensare a cosa potrebbe offendere un dio come Ares. Una delle cose che mi viene in mente, è fare amicizia o peggio con un fratello o sorella di una cosa considerata debole-

- Non ti seguo...-

- Mentre parlavi, ho avuto un'illuminazione. E se il nome tatuato sul braccio di Jordan fosse la ragione della rabbia di Ares?-

- Oh. Pensi fosse una semidea di cui magari si è innamorato? Che ne so. Una casa considerata da Ares inferiore, come Demetra o anche la mia-

- Penso che sarebbe dal nonno, ma non credo sia la casa di Apollo-

Sorrise e trasse a sé Donovan.

- Non mi ha mai rotto le scatole perché sto con te- disse.

- Può sempre farlo in seguito- replicò Donovan, ricambiando il sorriso- ad ogni modo... mi dispiace per la mia reazione quando mi hai detto che ammiravi Jordan. È che mi riesce difficile perdonare chi mi delude e lui lo ha fatto. Anche se ha una attenuante-

- Non fa niente, lo capisco. Basta che non ce l'hai con me!-

Scuotendo il capo, Donovan gli diede un bacio. Certo che non ce l'aveva con lui e nemmeno con Jordan, in realtà. Iniziava a credere che fosse stata dura per lui la vita, forse non aveva il diritto di giudicarlo.

Pochi secondi dopo, i due vennero raggiunti quasi di corsa da Riley e Billy. Avevano l'aria di chi stava tramando qualcosa e volevano cospirare con loro.

- Avete l'aria colpevole- disse subito Adam.

- Veramente non abbiamo fatto niente. Non ancora- fece Riley.

- Già, pensavamo solo di andare a recuperare Alabaster nel Tartaro- aggiunse Billy.

Donovan e Adam si scambiarono un'occhiata. Il nipote di Ares sentì chiaramente il sangue ribollirgli nelle vene, conosceva quella sensazione. Era la battagliava che lo chiamava o almeno la prospettiva di averne una a breve.

Ma i mortali potevano andare nel Tartaro? Non ne era sicuro. Forse sarebbero morti subito.

- Ok, ci sto- disse poi, sorridendo.

- Frenate tutti- intervenne Donovan- già per un semidio è dura, figurarsi tre mortali! Morireste all'istante, probabilmente-

- Ci abbiamo pensato, ma forse il nostro sangue divino può aiutarci- replicò Riley- Jordan ha ragione, salvare Alabaster è fondamentale, ma... è molto rischioso. Noi siamo mortali, non siamo semidei, questo è vero, ma siamo eroi! Dobbiamo chiedere un'altra impresa. Sta volta credo tocchi a qualcun altro-

Sia la nipote di Poseidone che il nipote di Giove si voltarono verso Adam.

- Tocca a te, amico- disse Billy.

- Io?- fece Adam, sorpreso- Sicuri?-

- Chi meglio di Ares sa combattere?- ribatté Riley- Avremo bisogno anche di tuo nonno, laggiù. Parecchio bisogno e il mio istinto mi dice che Ares non ti negherà il suo aiuto-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora