Le esplosioni le avevano sentite tutti, anche se nessuno era stato in grado di capire cosa fosse successo. Downing Street era piena di buche e c'era odore di bruciato nell'aria. La nebbia pareva elettrica, si appiccicava addosso dando la sensazione di prendere la scossa.
Emeraude era rimasta nascosta tutto il tempo in un vicolo, dietro un bidone pubblico per l'immondizia. Aveva attaccato gli auricolari al cellulare e messo a tutto volume la sua musica preferita, fingendo di non sentire. La batteria, però, decise di punto in bianco di lasciarla a piedi e di colpo piombò il silenzio. Fu allora che sentì rintoccare il Big Ben.
- Mezzanotte- sussurrò.
Uscì fuori dal proprio nascondiglio e osservò i vari capannelli di curiosi che si erano accalcati attorno ai mezzi della polizia. Sgattaiolò nel buio, dalla parte opposta, zigzagando tra viottoli e strade secondarie, per giungere all'altezza di Trafalgar Square. Tornò a guardare il cellulare, purtroppo spento. Lo rimise in tasca e controllò che la sporta che teneva in mano contenesse ancora tutte le sue cose, dopodiché corse in direzione di un palazzo ed entrò.
Fece le scale così di corsa da rischiare di travolgere la sua vicina di casa, scesa probabilmente per accertarsi di quanto accaduto poco prima.
- Emeraude!- esclamò la donna- Ancora in giro a questi orari?-
- Sono andata a vedere che succedeva- mentì la ragazza.
Prima che la donna potesse chiederle dettagli, Emeraude schizzò al secondo piano, infilò le chiavi nella toppa e richiuse velocemente la porta alle proprie spalle. Le luci erano spente, ma bastavano quelle che provenivano dalla strada ad illuminare il piccolo bilocale. La giovane Emeraude chiuse a chiave la porta e si guardò attorno.
- Sono tornata... ho preso da mangiare. Mi dispiace averci messo tanto, ma c'è stato un incidente in città-
Nessuno rispose. Emeraude fece il giro della casa, trovando qualcuno in salotto: un uomo non particolarmente alto e molto magro, con addosso vestiti laceri. Se ne stava appoggiato alla finestra e sanguinava vistosamente da un braccio.
- Oddio!- esclamò la ragazza, facendo cadere la sporta.
L'uomo si girò. Aveva il volto ricoperto di cicatrici, i tratti facciali risultavano quasi alterati, ma si capiva che, un tempo, era stato di bell'aspetto. I capelli neri e lucidi gli scendevano sul viso come fronde di un salice.
- Hai visto il mio scontro, temo- le rispose lui, studiandola- hai fatto bene a restare nascosta-
Emeraude corse a prendere la cassetta del pronto soccorso e fece sedere il suo ospite sul divano, medicandolo attentamente.
- Perché sei uscito? Ti avevo detto di restare qui, che sarei tornata subito!- protestò- Chi ti ha attaccato? Era un semidio?-
- Erano due e no, non mi hanno esattamente attaccato... ma hai ragione, avrei dovuto restare qui come mi avevi detto. Ammetto che speravo di scappare-
Gli occhi scuri della ragazza si posarono sull'uomo. Emeraude era bellissima, ma di quelle bellezze fredde e irraggiungibili. Forse era a causa della pelle bianchissima e dei capelli neri come la notte, oppure per il suo vestire gotico e il suo trucco nero pesante. Certamente era una di quelle ragazze che evitavi per strada.
- Voglio solo aiutarti- replicò mestamente.
- Lo so- le rispose l'uomo, con pazienza- ma non voglio coinvolgerti oltre-
- Sono già coinvolta. So benissimo chi sono-
L'uomo misterioso storse le labbra. Non era convinto, eppure Emeraude sembrava davvero sicura di quel che diceva.
- Ti sono grato per avermi aiutato, ma avrei potuto ucciderti e lo sai. Non conosci nemmeno il mio nome, eppure mi ospiti in casa tua da giorni-
Sorridendo, Emeraude finì di medicarlo. Era bello avere qualcuno di cui prendersi cura, lei era sempre sola. Non aveva amici, non aveva famiglia, si barcamenava tra un orrendo lavoro sottopagato come cameriera e un secondo lavoro notturno come dj in una minuscola discoteca londinese di seconda categoria, riuscendo a malapena a pagare l'affitto e a mangiare. Sopravviveva, ecco tutto.
- Tra semidei bisognerebbe aiutarci- rispose- e poi, non importa il tuo nome, so che c'è una ragione se non vuoi dirmelo-
- Mi ricordi tanto mia sorella-
- Dov'è adesso?-
- Non lo so. Probabilmente è morta-
Calò un pesante silenzio. Emeraude pensò a quanto fosse triste la vita di quell'uomo e anche a quanto fosse simile alla propria. Entrambi non avevano nessuno, vivevano braccati come animali.
Non aveva idea di come facessero, ma i mostri la trovavano sempre. Aveva girato praticamente tutta l'Inghilterra per cercare un posto sicuro. L'anno prima aveva anche incontrato un satiro, che aveva cercato di convincerla ad andare con lui in un posto chiamato Campo Mezzosangue, ma Emeraude aveva rifiutato, non avrebbe potuto sopportare di stare in un posto simile. Si sarebbe sentita emarginata anche lì. Non esisteva un posto per lei, al mondo.
- Emeraude-
- Cosa?-
- Hai lasciato la porta aperta?-
- Come? No...-
Entrambi si voltano di scatto. Qualcosa saettò dal corridoio buio e si avventò su di loro, ma l'uomo fu svelto a reagire e, malgrado un braccio ferito, tranciò di netto il mostro con la propria spada di bronzo celeste. Emeraude balzò in piedi.
- Ti troveranno ovunque, il tuo sangue ha un odore forte- le disse- dammi retta, vai al campo. Non commettere l'errore che altri prima di te hanno commesso-
- A chi ti riferisci? A te o ad altri semidei come me?-
L'uomo non rispose. Emeraude serrò la mascella e provò un senso di frustrazione fortissimo.
- Ti ho già spiegato cosa sta per succedere- insistette il semidio- ti imploro di andare al campo, non solo per te stessa, ma per tutti quanti. Non lasciare che ti usino-
Mordendosi nervosamente le labbra, Emeraude tentennò. Un sibilo nel corridoio precedette l'arrivo di altri mostri, questa volta un paio di dracene in armatura da guerra. L'uomo le affrontò, ma due erano troppe per lui. Emeraude era impietrita. Il senso di impotenza raggiunse il parossismo, facendola quasi svenire. Una forte scossa di terremoto fece scuote l'edificio. Le dracene si guardarono attorno, sbigottite, poi vennero letteralmente inghiottite da una voragine nera, che si aprì sotto i loro piedi. L'uomo deglutì, sentendo salire verso l'alto l'odore di morte che gli ricordò il Tartaro. La fenditura si richiuse tra le urla delle dracene e quelle delle anime intrappolate negli Inferi.
- Ecco perché dico che devi andare, subito-
- Io... io non so come...-
La ragazza era in evidente stato di shock. Il semidio l'afferrò per le spalle, scuotendola forte per farla riavere.
- Ora ascoltami- le disse, serio- il satiro che ha cercato di avvicinarti l'anno scorso, certamente è ancora qui in giro a tenerti d'occhio. Sei troppo potente, non se ne sarà tornato a casa, ok? Trovalo e fatti portare al campo in sicurezza. Il posto si trova in America, a Long Island. Hai sempre voluto andare in America, no? È la tua occasione. Vai e non voltarti indietro-
- E tu che farai?- gli chiese Emeraude.
- Io so troppe cose, sono diventato scomodo per loro. Ma ci sono ancora un paio di cose che posso fare per evitare il peggio. I semidei con i quali mi sono scontrato sanno molte cose, dovresti trovarli e unirti a loro-
Emeraude fece una smorfia e si liberò della stretta.
- Non voglio, voglio restare con te!-
- Non puoi. E non lo vuoi davvero, hai solo paura di restare di nuovo da sola-
- Ma tu potresti...-
- Morire? Sì, è probabile. Non importa, ho già commesso troppi errori in passato-
Prima che Emeraude potesse protestare, l'uomo sorrise e le diede una carezza affettuosa sulla testa.
- Buona fortuna Emeraude Appleby, figlia di Ade-
STAI LEGGENDO
Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]
Fiksi Penggemar#1 in AVVENTURA Seguito della lunghissima, infinita fanfiction "Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo", dovevo snellirla prima mi sa, troppi capitoli. Continuate a seguirmi per favore! [CONCLUSA]