Riley

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Riley aveva riflettuto per giorni sulla questione relativa a come raggiungere il palazzo di Poseidone senza uccidere tutti. Se la sua teoria e quella di Donovan erano esatte, forse poteva funzionare, ma doveva chiedere prima a Billy di fare una prova.

Dopo colazione, quella mattina si diresse alla casa di Afrodite. Le attività stavano iniziando, i ragazzi della casa di Apollo si dirigevano in fila al tiro con l'arco, mentre la casa di Ares correva scompostamente, urlando e sghignazzando, per raggiungere la parete dell'arrampicata. Passando cercarono di far cadere i figli di Apollo, spostando gli archi in spalla, provocando piccole risse.

Riley entrava poco nella casa di Afrodite, per qualche strana ragione, le ragazze sembravano snobbarla. Forse era perché lei non era abbastanza perfetta? Non lo sapeva, ma lei, Michaela e altre venivano guardate a volte dall'alto in basso, persino Ariana, malgrado la sua incredibile bellezza, non era molto benvoluta, ma nel suo caso la nipote di Poseidone sospettava che si trattasse di gelosia. Era ferma sulla soglia, pronta a bussare, quando dall'interno sentì provenire una certa confusione. Una delle ragazze più piccole strillava e piangeva e c'era odore di profumo sparso ovunque‒ c'era sempre un profumo allucinante, ma sembrava come se si fosse impregnata la tappezzeria, forse qualcuno aveva fatto cadere una boccetta, che si era rotta.

La porta era socchiusa, così Riley bussò con le nocche e la aprì.

- Ehm, Jennifer?- chiamò.

Jennifer Cullen era una delle ragazze più grandi, doveva avere probabilmente un anno in meno di Riley. Era una ragazza alta e slanciata, con un fisico perfetto, i capelli castani lisci come la seta e occhi a mandorla dalle ciglia lunghe e sensuali. Era chinata a terra a raccogliere dei cocci di vetro e si voltò verso la porta.

- Cosa vuoi, Jackson?- le si rivolse.

Già il fatto che la chiamassero per cognome era sintono di quanto poco piacesse. Ignorando quel tono freddo, Riley prese un bel respiro, doveva cercare di non ammazzarla.

- Sto cercando Billy- rispose solo, ugualmente fredda e secca.

Jennifer si voltò appena e indicò oltre l'ingresso. Le camerate? Il bagno? Riley non sapeva di preciso dove stesse indicando, ma decise di arrangiarsi. Ruotò la testa e vide la ragazzina che aveva sentito piangere da fuori. Stava in un angolino, singhiozzando, con il tappo del profumo in mano. Faceva una gran pena e nessuno la stava considerando.

- Ehi- le disse Riley, avvicinandosi- che è successo?-

- E'... caduto- singhiozzò lei- era un regalo... sono stata una stupida, l'ho fatto cadere-

- Può capitare! Coraggio, sono sicura che non è successo niente, a tutti capita di essere sbadati-

- Non alle figlie della dea dell'amore- intervenne Jennifer, scoccando alla ragazzina un'occhiataccia.

La poverina tornò a piangere. Riley si massaggiò le tempie, cercando di controllarsi. Perché essere così sgradevoli? Quella poverina doveva avere forse dieci o undici anni, era solo una bambina e aveva fatto cadere qualcosa. Non sembrava tanto grave.

- Chi ti ha regalato il profumo?- le chiese, con gentilezza.

- Nonna- rispose lei, tirando su col naso.

- Chiama casa e spiega cos'è successo. Sono certa che tua nonna non si arrabbierà, anzi, ti manderà dell'altro profumo! Magari in una boccetta infrangibile-

Le strizzò l'occhio e la ragazzina sorrise. Corse via, probabilmente a mandare il messaggio Iride come suggerito. Jennifer si alzò, in mano la paletta rosa piena di cocci. La guardò, ma non disse niente.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora