Jordan

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- Siamo arrivati, scendiamo qui-

Ariana svegliò con uno scossone Sam, che dormiva con un rivoletto di bava lungo un lato della bocca e belava nel sonno. Il satiro aprì di scatto gli occhi, passandosi il dorso della mano sulle labbra umide.

- Siamo arrivati?- chiese.

Jordan e Reeve erano già in piedi e si preparavano a scendere dall'autobus. Ariana si alzò a sua volta dalla poltroncina, stiracchiandosi.

- Sì, siamo a Jodie- rispose il figlio di Ares, prendendo lo zaino e infilandoselo in spalla- guardò Reeve- puoi guidarci a casa Hamilton, vero?-

- Sì, anche se Amanita non mi ha dato l'indirizzo di suo nonno, posso rintracciare il suo odore, è molto simile a quello di Amanita-

- Ottimo-

Jordan prenotò la fermata spingendo un pulsante rosso sopra le loro teste. L'autobus frenò e aprì le porte. I tre scesero, assieme ad altre persone. Appena furono sul marciapiede, Sam si tolse lo zaino dalle spalle e prese fuori delle ghiande, che gettò a terra come fossero dadi. Le studiò con attenzione, l'aria molto concentrata. Jordan alzò un sopracciglio.

- Non sai leggere le ghiande- gli disse.

Sam arrossì.

- C-come lo sai?- borbottò.

- So tante cose, Sam. Comunque, se ci tieni a saperlo, me lo ha detto tua madre. Non preoccuparti, ce la caveremo anche senza auspici caprini-

Reeve si mise alla testa del quartetto e s'incamminarono per le strade della piccola cittadini texana. Emeraude non era andata via da molto, sarebbero passati dal signor Hamilton per avere alcune informazioni e poi si sarebbero subito messi a seguirla. Sembrava una caccia infinita, la figlia di Ade era sempre un passo avanti a loro e Jordan sospettava fosse grazie a Gea, che molto probabilmente faceva di tutto per nasconderla a loro.

- Fermi- ordinò improvvisamente Reeve, alzando una mano per farsi notare da tutti i compagni.

- Che succede?- domandò Ariana, sporgendosi oltre la spalla di Sam.

- Sento uno strano odore... anzi, è una sensazione a dire il vero-

Jordan mise mano alla spada, le dita che accarezzavano con sicurezza l'elsa, quando si bloccò di colpo. Chiuse gli occhi, cercando di fermare quell'improvvisa tempesta di sentimenti dentro di sé. Si voltò velocemente, facendo roteare la lama, che venne afferrata con una mano. Il filo era a pochi centimetri dalla faccia di un uomo alto e robusto, più alto anche di Jordan, che certo non era basso. I muscoli parevano scolpiti nel marmo e il volto era bello e crudele, pieno di cicatrici. Indossava abiti di pelle nera e un paio di occhiali da sole a mascherina. Reeve, Ariana e Sam balzarono indietro, sbigottiti e intimoriti.

- Stavi quasi per affettare tuo padre, non mi sembra un'accoglienza carina- disse, sorridendo con fare crudele.

- Ares- pigolò Sam, facendosi piccolo.

Per niente spaventato o impressionato, Jordan tirò con forza, riprendendosi la spada. La lama graffiò appena le dita del dio, facendo uscire una goccia di icore dorato. Nemmeno Ares parve impressionato da quel gesto.

- Non credevo volessi un abbraccio- replicò, rinfoderando l'arma.

Ares rise divertito.

- Cosa vuoi?- lo incalzò Jordan, sulla difensiva- Sono anni che non mi parli, mi hai persino maledetto e ora ti presenti qui davanti a me? Non credo sia un caso-

Senza scomporsi, Ares schioccò le dita e tutti e cinque si ritrovarono in una tavola calda, seduti e con del cibo fumante davanti al naso. Ariana e Sam si scambiarono un'occhiata, non si erano resi conto di essere tanto affamati.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora