Emeraude non aveva idea di come avesse fatto, ma aveva percorso decine e decine di miglia nel giro di poche ore. Ed era a piedi.
Era iniziato tutto quando si era infilata l'elmo di Ade, incuriosita dal suo potere. Per un attimo, le era sembrato di non avere più il proprio corpo, di vedere le cose tutte sfocate e scolorite, come potrebbe vedere il mondo una persona daltonica, probabilmente. Ma non solo: era su un piano dimensionale diverso, perché le persone non potevano vederla, le sfilavano accanto senza cura, a volte rabbrividendo. Per gioco aveva voluto fare un tentativo e si era messa a correre, urtando un ragazzino sullo skateboard. Il poverino era caduto a terra, ma senza sapere cosa lo aveva toccato.
Quindi era tangibile, solo che nessuno poteva vederla, ma gli esseri umani più sensibili, quelli che probabilmente a volte vedevano oltre la Foschia, riuscivano a percepirla e sembravano spaventati dal potere irradiato dall'elmo nero.
Con quello, la figlia di Ade aveva scoperto di poter attraversare persino i muri, si confondeva con le ombre e viaggiava molto spedita. Non aveva ancora idea di come usarne a pieno il potere, ma ci sarebbe arrivata, col tempo.
La voce di donna nella sua testa continuava a dirle di dirigersi a sud. Dove fosse di preciso il luogo a sud indicatole, Emeraude lo ignorava, era certa che avrebbe avuto un segno al momento opportuno.
Quello che non sapeva, era di essere seguita.
- Sto morendo di fame- pensò, passando accanto ad un fast food pieno zeppo di persone.
Non aveva un solo centesimo con lei, tantomeno dracme, quindi non poteva comperare nulla. Non poteva nemmeno chiedere a qualcuno, quando era visibile la gente la guardava di traverso. Del resto, una ragazza dai vestiti laceri e sporchi, vecchi di giorni e probabilmente con un pessimo odore, i capelli annodati e l'espressione cupa non incuteva tenerezza, solo diffidenza.
Passò oltre, cercando di ignorare i brontolii dello stomaco, ormai erano tre giorni che non metteva sotto i denti niente, era giusto riuscita a bere da alcune fontane dell'acqua ferrosa e piena di cloro. Attraversò un incrocio senza guardare e un'auto frenò a pochi passi da lei, non investendola per un soffio.
- Ehi!- gridò l'uomo alla guida- Guarda dove vai, stupida mocciosa!-
Emeraude alzò lo sguardo su di lui. I suoi occhi neri erano folli per la fame e per il potere dell'elmo di Ade. L'uomo sembrò sudare freddo improvvisamente, irrigidendosi. Poi cadde di colpo faccia in giù sul volante, premendo il clacson, che iniziò a fare un rumore infernale e ad attirare gente attorno. Una donna con una busta della spesa tra le braccia si avvicinò al conducente.
- Oh mio dio!- esclamò, trasalendo- E' morto!-
Altri automobilisti si avvicinarono. Qualcuno disse che probabilmente aveva avuto un attacco di cuore o un colpo apoplettico. Emeraude fissò inorridita la scena e scappò via. Sapeva benissimo che non si era trattato di un malore, era stata lei.
- Io non volevo che morisse- pensò, fuggendo dalla scena.
Era successo di nuovo, il suo potere si era attivato senza che lei lo volesse. Riuscì a nascondersi in un vicoletto poco distante, ansimante e spaventata. Si lasciò cadere seduta, la testa tra le mani. Sentiva il peso dell'elmo dentro lo zaino come fosse di ferro, invece era in una semplice forma di passamontagna.
Stai calma, bambina. Va tutto bene, non è stata colpa tua... vieni da me, Emeraude, vieni da me col tuo fardello e tutto andrà per il meglio, te lo prometto
Emeraude alzò la testa. La voce era diventata più persuasiva e più insistente di prima. Ogni volta che la sentiva, la semidea provava un senso di torpore al cervello, le membra pesanti e la voglia di dormire per giorni. Si spazzò gli abiti e si alzò in piedi, decidendo di riprendere la sua marcia. Usare l'elmo la stancava, quindi lo faceva solo di tanto in tanto.
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Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]
Fanfiction#1 in AVVENTURA Seguito della lunghissima, infinita fanfiction "Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo", dovevo snellirla prima mi sa, troppi capitoli. Continuate a seguirmi per favore! [CONCLUSA]