- Sicuro che non siano morti, vero?- chiese Percy, correndo in mezzo ad auto ferme e persone a terra.
Alabaster gli lanciò un'occhiata torva.
- Ma certo che no, sono solo svenuti, mica uccido i mortali- rispose, quasi risentito.
- Amico, scherzavo. Sei troppo suscettibile-
Donovan, che guidava il gruppo, si fermò di colpo. Erano esattamente all'ingresso del ponte di Brooklyn. In mezzo, tra traffico congelato e altre persone prive di sensi, c'era un grosso nugolo di mostri. Appena li videro, cambiarono direzione e corsero verso di loro.
- Bene, si comincia ragazzi- fece Clarisse, già pronta.
- Però, qualcosa non mi quadra- disse Annabeth, sguainando la spada- insomma, saranno nemmeno una cinquantina, non possono essere stati mandati per invadere Manhattan-
- Ehm, infatti guardate meglio- fece Chris, indicando dietro i mostri- quello cosa dovrebbe essere?-
Donovan assottigliò lo sguardo. Qualcosa si muoveva come una massa informe proprio dietro le fila nemiche... appena capì di che si trattava, sentì lo stomaco stringersi e la pelle accapponarsi.
- Gea!- esclamarono tutti in coro, inorriditi.
Gea in persona accompagnava, come una mammina premurosa, i suoi adorati mostriciattoli. Avanzava dietro di loro con una gigantesca onda di terra, talmente alta che avrebbe potuto inghiottire il ponte con i cavi e tutto il resto. Donovan rabbrividì, perché gli ricordò Caos che tentava di inghiottire il mondo.
Iniziarono tutti a bersagliare i mostri, ma, come immaginavano, appena li colpivano tornavano come se niente fosse.
- Se restiamo sulla traiettoria, ci inghiottirà- disse Alabaster.
- E come la fermiamo?- chiese Percy- Sto davvero finendo le idee...-
- Il vaso- sbottò Annabeth, riflettendo velocemente- se lo ha aperto... siamo in grossi guai. Dobbiamo sperare che Riley e gli altri ce la facciano-
- Ma resta il fatto che dobbiamo tenere mammina terra a bada- insistette Percy- e la domanda è: come?-
Restare sul ponte era troppo pericoloso e indietreggiarono. Donovan stava per seguirli, ma notò qualcosa in mezzo al marasma di auto che, lentamente, veniva inghiottito o sbalzato fuori dal ponte dall'avanzata inesorabile di Gea. Una Mercedes argentata, ferma quasi sul bordo del ponte, stava per essere investita in pieno. Purtroppo, non potevano fare molto per i mortali coinvolti.
- Don, sbrigati, è pericoloso!- gli urlò Clarisse, vedendolo immobile.
- ...voi andate! Io vi raggiungo tra un attimo- rispose, mettendosi a correre proprio verso Gea.
Eliminando una fila di mostri, Donovan arrivò con balzò sopra il cofano della macchina e poi scese, tentando di aprire la portiera, bloccata. A quel punto iniziò a picchiare con forza il finestrino con il bordo del suo arco d'oro.
- Accidenti a questi doppi vetri maledetti!- imprecò.
Indietreggiò e lanciò una freccia, riuscendo finalmente a trapassarlo. Usò poi il pugnale per aiutarsi a togliere pezzi del vetro ormai crepato. Appena la portiera fu libera dai frammenti più pericolosi, mise una mano all'interno e sbloccò la portiera, spalancandola.
- Mamma!- esclamò.
Margareth Winterbottom era, come gli altri, svenuta, ma doveva aver battuto la testa per l'improvvisa magia di Alabaster, perché era ferita alla tempia ed appoggiata al volante. Probabilmente stava guidando. La ferita non era gravissima, ma il taglio era profondo. Con fatica, Donovan l'afferrò per le braccia, cercando di tirarla fuori. Alzò gli occhi solo un momento, per vedere l'enorme cupola di terra che si avvicinava; sentì la risata gelida di Gea nelle orecchie. Trascinare un corpo a peso morto era più difficile del previsto e in più sua madre era una donna alta e atletica. Gea era sempre più vicina, se non si sbrigava, sarebbero stati travolti entrambi.
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Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]
Fanfiction#1 in AVVENTURA Seguito della lunghissima, infinita fanfiction "Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo", dovevo snellirla prima mi sa, troppi capitoli. Continuate a seguirmi per favore! [CONCLUSA]