Donovan

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- Oh, per Zeus!-

Donovan si era addormentato quasi senza accorgersene, esausto dopo il duro allenamento con Jordan e gli amici nel bosco. Era normale, era stanco e desiderava solo farsi qualche ora di sonno. Ovviamente, fece un sogno tremendo e pensò che avrebbe fatto meglio a non dormire.

Aveva di nuovo visto un enorme serpente che sembrava stritolare e divorare qualcuno. A quel punto, non era tanto sicuro si trattasse di Pitone, visto che lo avevano sconfitto. E poi, davvero il braccio che intravedeva era di un essere umano? Poteva esserne certo? Era come se suo padre Apollo gli stesse mandando dei segnali; confusi e incasinati, ma pur sempre dei segnali, solo che lui non riusciva ad interpretarli.

- Altri sogni mandati da papà?- gli chiese sottovoce Jemima, sveglia come lui.

- Temo di sì. Non riesco ad interpretarli, però-

- Tra tutti noi figli di Apollo, tu hai davvero il dono della profezia di nostro padre, a nessuno ha mai mandato chiari segni come a te... sono sicura che ne verrai a capo-

- Sì, magari quando sarà tardi, però. E che mi dici di Cassandra? Come dovrei guidare Amanita alla lettura delle profezia? Ci abbiamo già provato, oggi. Non si capisce niente-

Dopo qualche secondo di silenzio, Jemima scese dal letto, Donovan sentì il frusciare delle coperte. La scaletta del suo letto cigolò appena e la sorella sbucò, andando a sedersi di fianco a lui.

- Sei molto più teso da quando avete fatto la missione di recupero di Niemh- gli disse tranquillamente- cosa c'è?-

Il figlio di Apollo si mise seduto, scostando appena il lenzuolo.

- Demetra somiglia a mia madre. E anche Persefone- confessò, scuotendo il capo.

- Capisco. Credo di sapere perché non riesci ad aiutare Amanita, sai? Non sei sereno. Il tuo cuore è turbato da qualcosa. Credo dovresti parlare con tua madre e chiarire alcune cose, prima che sia troppo tardi. Domani potremmo essere tutti morti e lo sai-

Accennando un sorriso, che nel buio Donovan poté solo intuire, la semidea tornò al proprio letto, lasciandolo riflettere in pace. Forse Jemima aveva ragione, malgrado avesse cercato di mettere da parte quell'episodio, ciò che gli aveva detto la dea Demetra continuava a ronzargli in testa.

Rimase a fissare il buio per un po', poi scivolò fuori dal letto senza far rumore, frugò nella propria sacca alla ricerca di dracme e uscì in punta di piedi dalla casa di Apollo.



Trovato un posticino tranquillo nella stalla dei pegasi, vicino a dove solitamente stava la pompa per lavare e strigliare gli animali, aprì a spruzzo il getto, creando una nebbiolina tiepida.

- Oh, Iride, ascolta la mia richiesta. Mettimi in contatto con Margareth Winterbottom... ehm, dovunque sia, perché purtroppo non ne ho idea- chiese, gettando la dracma.

La moneta scintillò in una scia d'arcobaleno e vapore e la nebbia si diradò, mostrando l'ufficio della madre. Che ci faceva ancora a lavoro a quell'ora? Era immobile, seduta sulla sedia, a fissare qualcosa, ma sembrava poco concentrata sul lavoro. Donovan aggrottò le sopracciglia.

- Mamma?- la chiamò.

La donna sussultò, lanciando quasi un grido. Sulle prime si guardò attorno, strabuzzando gli occhi sbigottita, poi notò il messaggio iride.

- Oh, Donovan, mi hai spaventata- sospirò, sciogliendo i muscoli.

- Scusa, non intendevo farlo. Eri così distratta, di solito non lo sei- replicò lui.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora