Amanita

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Amanita stava dando di matto. Non solo era capitato il peggio del peggio, ma Jordan, Alabaster e Percy se n'erano andati senza di lei. Se fossero stati lì, li avrebbe presi a pugni tutti e tre e con loro chi si era reso complice. Era frustrante non fare nulla e si sentiva in dovere di andare a salvare Luke di persona, come se fosse colpa sua.

Chirone aveva cercato di farla ragionare, spiegandole che non sarebbe servita a nulla la sua presenza, se non a complicare le cose. Amanita sembrava aver dimenticato di essere solo una normalissima mortale, adesso. Il pensiero di essere d'intralcio un po' la calmò e cercò di vederla da un punto di vista differente: i tre semidei si erano sobbarcati l'onere di andare a salvare un amico in difficoltà, era una missione molto pericolosa e lei gli era molto grata, anche perché era certa che non avrebbero fallito, erano i più forti.

C'era, però, un problema. Al campo erano tutti in fermento, dovevano prepararsi per eventuali e molto probabili battaglie e lei comunque si sentiva inutile. Così, la mattina dopo la partenza, uscì dalla Casa Grande e si recò in riva al mare, incontrando Annabeth.

- Ciao- disse, quasi avvilita- io mi sento inutile. Che fai qui?-

La figlia di Atena teneva il pc portatile tra le mani e indossava un paio di sottili occhiali da lettura. Si voltò verso di lei.

- Stavo cercando di capire come migliorare le difese del campo, dato che la barriera è stata di nuovo infranta- rispose- ma capisco come ti senti. Devi però cercare di restare calma-

- Beh, mio marito è stato portato via da Gea che vuole di nuovo trasformarlo in un Titano assassino, ma va tutto bene, no?-

Annabeth la guardò senza rispondere. Amanita sospirò, abbassando le spalle.

- Scusami- disse- non dovevo prendermela con te. Lo so che hai ragione, che Chirone ha ragione, ma odio stare con le mani in mano-

La semidea si tolse gli occhiali e chiuse il pc, posandolo sulla sabbia. Andò verso di lei, cercando di sorridere con fare rassicurante.

- Andrà bene- le rispose- Percy e gli altri ce la faranno. Anche io sono molto in ansia, però...-

- Immagino tu lo sia, la tua famiglia è tutta impegnata in missioni suicide! Non deve essere facile-

- Ci sono abituata e io sono utile qui-

Annuendo, Amanita le strinse le mani con gratitudine. Le piaceva parlare con Annabeth, la faceva sentire meglio. Entrambe sussultarono quando, dalla caverna dell'oracolo, udirono provenire una specie di grido di frustrazione. Si scambiarono un'occhiata e corsero a vedere cosa stava succedendo. Entrarono, scostando la tenda all'ingresso e videro Niemh seduta a terra a disegnare tranquilla. Appena le notò, la bambina indicò sulla sinistra, dove Rachel stava sclerando di brutto, sbuffando come una teiera e camminando come un leone in gabbia.

- Vattene, vattene, vattene- mormorava- vattene dalla mia testa!-

- Rachel?- la chiamò Annabeth, un po' confusa- Che stai facendo?-

- Oh- fece la donna, vedendo le due amiche- niente, ero solo... cercavo di scacciare un pensiero assillante. Vi ho spaventate? Scusate. Niemh non ci fa più caso, invece-

- Già, ma questo non vuol dire che sia una cosa normale- intervenne Amanita- io sono la regina del dare di matto, ma anche tu non sei male! Che ti succede?-

Con un gemito sconfortato, Rachel prese uno sgabello e si sedette accanto alla bambina. Se ne stava con la schiena curva, come se portasse un peso sulle esili spalle. Amanita e Annabeth si sedettero con lei.

- C'è qualcosa che non va- rivelò- con lo spirito dell'oracolo, intendo. Sembra che... ecco, non ci capiamo più. Sto impazzendo-

Ripensando alla storia di May Castellan, Amanita rabbrividì.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora