Jordan

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Nella confusione della serata, quasi nessuno aveva fatto caso a Rachel Dare. Volutamente, la donna si era tenuta in disparte, lasciando che gli altri si scordassero di lei. Dopotutto, il suo ruolo era terminato, no? Aveva passato il testimone a Emeraude, dunque il suo compito era finito.

Con più dispiacere di quanto avrebbe voluto, mentre tutti erano a dormire si era recata nella grotta dell'oracolo mezza crollata per recuperare le sue poche cose. Ancora non sapeva come avrebbe potuto presentarsi a casa di suo padre dopo anni che non si parlavano, ma del resto non aveva altro posto dove andare, necessitava di soldi e un modo per rifarsi una vita nel mondo reale, dato che negli ultimi anni era rimasta quasi sempre al campo.

- Vai via di soppiatto, senza nemmeno salutare? Non lo trovo giusto-

Voltandosi di scatto, colta di sorpresa, Rachel vide all'ingresso Jordan Doherty. La osservava a braccia conserte, come suo solito.

- Non volevo disturbare nessuno. La mia partenza ha poca importanza- rispose, finendo di riempire lo zaino.

Dopo averla studiata qualche istante, Jordan entrò e le tirò via dalle mani lo zaino, posandolo di lato. Si sedette su una roccia, davanti a lei.

- Qual è il problema?- le chiese semplicemente- Sei libera, adesso, malgrado tutto dovresti essere felice-

Rachel esitò.

- Dovrei- confermò, mordendosi un labbro ed evitando di guardarlo- ma non ci riesco. Per anni sono stata in questo campo, mi sono sentita utile e accettata e ora... non sono più una ragazzina e praticamente non so come va il mondo. Non so come me la caverò là fuori-

- Nessuno ti costringe ad andare. Chirone non te lo ha imposto, nemmeno Dioniso, quindi perché? Potremmo avere ancora bisogno di te-

Scuotendo il capo, Rachel si chinò a chiudere lo zaino.

- Salutami Niemh-

Jordan la guardò mettersi lo zaino sulle spalle. Prima, forse per via della faccenda dell'oracolo, l'aveva sempre vista come una donna quasi mistica, ma ora, in jeans e felpa, con i capelli scarmigliati e l'aria spaesata, era una donna come tutte le altre. Notò come lei evitasse in ogni modo di incrociare il suo sguardo. Imprecò ad alta voce e Rachel alzò un sopracciglio.

- Che c'è?- chiese.

- Tu... perché fai così? Non puoi semplicemente andartene e basta?-

La sua frase parve sorprendere Rachel, che sulle prime rimase a bocca aperta, bloccata nello shock. Poi serrò le labbra.

- Mi... mi dispiace- farfugliò- ma me ne sto giusto andando-

Scuotendo il capo, Jordan l'afferrò per un braccio proprio mentre usciva.

- Scusami- fece- non intendevo dire... lascia stare. Non ce l'ho con te, al contrario. Hai aiutato molto Niemh e l'hai protetta nel momento del bisogno-

Sentendosi scrutata dagli occhi azzurri di Jordan, Rachel indietreggiò nell'ombra e il semidio se ne accorse. Ripensò a cosa gli aveva detto Afrodite e quasi pensò di maledirla dentro di lui per tutto quanto, ma quando tornò a concentrarsi su Rachel, cambiò idea.

- Non fa niente- disse lei, a bassa voce- ora vado, c'è un taxi che mi aspetta sulla statale-

Il figlio di Ares le lasciò il polso. Rachel avanzò di qualche passo, per poi piantarsi improvvisamente, voltarsi e guardarlo dritto negli occhi.

- Sai una cosa? Ci ho ripensato- disse- Prima di andare via, c'è una cosa che devo fare-

Sbattendo appena le palpebre, Jordan rimase in attesa, domandandosi cosa le fosse venuto in mente all'improvviso. La donna fece un passo avanti, fino ad essere esattamente di fronte a lui. Era buffa, quella Rachel, davvero molto: con quei crespi capelli rossi e le lentiggini, gli occhi grandi e pieni di bizzarri pensieri, il fisico snello e asciutto. Non era particolarmente bella, ma aveva qualcosa che la distingueva dalla massa, che la faceva risultare interessante alle persone.

- Ho promesso ad Annabeth che lo avrei fatto. Ma non lo faccio per lei, lo faccio per me... ne ho bisogno. Almeno un peso dalla coscienza devo levarmelo, no?-

- Non ti seguo, ma sembra un ragionamento sensato-

Rachel sorrise.

- Ho parlato di settimane con lei... ma ho mentito. Adesso mi rendo conto che forse si tratta di anni, dalla prima volta che ci siamo incontrati, quattro anni fa- disse, in tono sereno- per questo l'oracolo non parlava più con me. Non poteva farlo, io non desideravo più entrare in comunicazione con lui! Ci ho provato, davvero, per un po' ci sono riuscita a non pensarci, ma poi... ti trova, ti trova sempre. Non posso più aiutare voi, ma posso aiutare me e intendo farlo. Sta volta sono sicura, non come da ragazzina, con Percy; sta volta è diverso. Non posso più essere la pizia, perché mi sono innamorata di te-

Le parole di Rachel non arrivarono poi tanto inaspettate. Dopo aver parlato con la dea dell'amore e aver visto la sua reazione di poco prima, a Jordan ci era voluto pochissimo per fare due più due. Perché? Perché proprio Rachel Dare? Stranamente si ritrovò incapace di risponderle qualcosa di sensato, così rimase a fissarla in silenzio. La donna accennò un altro sorriso, un po' forzato, si voltò di scatto e scese a grandi passi la Collina Mezzosangue. Se usciva dai confini, non l'avrebbe mai più rivista.

Rachel non glielo aveva confessato per motivi particolari, solo per amore di onestà e lo apprezzava davvero. Ma perché ora? Perché dopo che aveva fermamente dichiarato davanti alla stessa Afrodite che non intendeva accettare l'amore degli altri, che non desiderava dimenticare Armonia? Il punto era che, in realtà, lo voleva; ne aveva bisogno. Avrebbe almeno voluto risponderle come si deve, anche un banale "grazie" sarebbe stato meglio di quel silenzio. Si massaggiò le tempie e gli parve di sentire la voce della dea nella testa.

- Levati dalle palle- mormorò.

Chiuse gli occhi, cercando di fare chiarezza, quando un grido lo risvegliò. Si mise a correre quasi automaticamente, risalendo il pendio della collina e fermandosi inorridito sotto il pino: aveva piovuto fuori dal campo e il terreno ai piedi della carreggiata era fangoso. Rachel stava letteralmente affondando, come se artigli di terra volessero ghermirla. Senza la sua spada, senza alcuna arma, Jordan poteva fare poco, ma si lanciò comunque verso di lei, afferrandole le mani.

- Rachel, resisti, ti tiro fuori!- esclamò.

- Non ce la faccio- gemette lei, impaurita e tremante- mi trascina giù... è troppo forte, Jordan!-

- No, fatti forza!-

- Lasciami, è inutile!-

Le mani di Rachel erano umide e infangate. Jordan sentì che la donna gli stava lentamente scivolando via, ma non aveva appigli. Cercò di tenerla forte e di fare leva in senso contrario, ma il potere che la stava inghiottendo era troppo forte. Una risata riecheggiò nel silenzio e la udirono entrambi.

Stolti mortali. Non imparerete mai la lezione, vero? Se vi foste arresi subito, forse le cose sarebbero state meno dolore. Soprattutto tu, figlio di Ares

Non vi erano dubbi, era la voce di Gea. Mentre cercava di non lasciar sprofondare Rachel, Jordan iniziò a capire cosa stava succedendo. Sangue innocente... e se non si fosse trattato di un bambino, ma di Rachel? Del resto, fino a poche ore prima era stata l'oracolo, era una vergine, dunque innocente e pura.

- Oh, dei, no- trasalì.

Sulle prime, Rachel lo guardò confusa, poi sembrò capire e si agitò ulteriormente, conscia che rischiava di aiutare i piani di Gea.

- Non lasciarmi cadere!- strillò- Non può vincere!-

Stringendo i denti, Jordan rinsaldò la presa. Affondò il tacco della scarpa nel terreno molle e cercò di tirarla fuori. Il busto di Rachel uscì di qualche centimetro dal fango. Tirò ancora più forte, col rischio di farle male e con una specie di SWIIP, la donna gli volò tra le braccia, libera dal pantano.

Esausto, Jordan cadde seduto, stringendola forte.

- Tranquilla, non ti lascio andare- le disse, rassicurandola.

Rachel alzò appena il viso sporco di terra e sorrise debolmente. Era così vicina che poteva sentire l'odore di shampoo dei suoi capelli. Quasi ipnotizzato, Jordan le accarezzò la chioma fulva, facendole battere il cuore all'impazzata. Gli occhi verdi di Rachel si spalancarono, poi scivolò via come fosse una bambolina di pezza, gridando. Sgomento, Jordan tentò di afferrarle le mani, ma riuscì a malapena a sfiorarle le dita bianche e tremanti: Rachel Dare sparì nelle terra, inghiottita dalla perfida Gea. 

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora