Riley

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Riley stava preparando lo zaino, quando sentì qualcuno entrare nella casa di Poseidone. Si voltò e accennò un sorriso.

- Suggerimenti su come non finire male i primi dieci secondi?- domandò.

Annabeth e Percy non dissero nulla, limitandosi a guardarla. Riley sospirò, poi inaspettatamente si mise a ridere.

- Non sono impazzita- puntualizzò- però mi viene da ridere che proprio io debba andare nel Tartaro-

- Sardina, noi avremmo fatto volentieri a meno di finirci- disse Percy, grattandosi la nuca- ci siamo caduti, è diverso. Ma voi ci state andando apposta...-

- Purtroppo non sappiamo cosa vi capiterà- aggiunse Annabeth- ma sono certissima che ce la farete, l'oracolo ha scelto voi. Non lo avrebbe fatto, se non poteste farlo-

Annuendo, Riley chiuse lo zaino. Prese un nastro per capelli e si mise davanti ad uno specchio, facendosi una coda di cavallo. Annabeth sembrò sul punto di chiederle se voleva aiuto, ma Percy la fermò, scuotendo il capo. Non toccava più a lei pettinarle i capelli, ormai, Riley era cresciuta. Percy sapeva quanto questo ferisse Annabeth, la quale era affezionatissima ai riti quotidiani che da sempre condivideva con la figlia, ma Riley era quasi un'adulta.

Osservandoli dallo specchio, la nipote di Poseidone chiuse gli occhi. Sistemò i capelli e si voltò verso di loro. Indossava la solita maglietta arancione del campo, shorts e scarponcini comodi da trekking, pronta ad affrontare sia una corsa che un terreno impervio o una scalata. La collanina di cuoio con la sua prima perla contrastava col colore sgargiante della maglia, come a tentare di risaltare ad ogni costo.

- Miei dei, quanto sei diventata bella, tesoro- le disse inaspettatamente Annabeth, con un sorriso dolce.

Riley rimase un momento senza parole, era raro che sua madre le facesse complimenti e soprattutto non la chiamava quasi mai "tesoro". Istintivamente, Riley guardò suo padre, che fece un'espressione eloquente: sua madre era preoccupatissima. Riley si sentì come le stessero strappando brandelli di cuore.

- Assomiglio a te- le rispose, ricambiando il sorriso- il più bel complimento che ho ricevuto tempo fa è stato "sai che assomigli a tua madre?". Di solito non me lo dice nessuno, che somiglio a te. Se penso a tutte le volte che mi sono sforzata di essere bella solo per assomigliare a te, mentre tu lo sei sempre stata in modo così naturale... come sono sciocchi i figli a volte, eh?-

Si fermò, temendo che sua madre scoppiasse a piangere e Annabeth sembrava proprio sull'orlo di una crisi. Riley voleva abbracciarla, voleva abbracciare entrambi i suoi genitori, ma sapeva che farlo significava prolungare quella sensazione dolorosa. Poteva solo peggiorare le cose, dopotutto lei sarebbe tornata sana e salva e solo allora avrebbe abbracciato i suoi genitori.

Prese lo zaino, scambiò uno sguardo d'intesa con suo padre e passò loro accanto.

- Ci rivediamo- fece- con Alabaster-

Non si voltò indietro e continuò a camminare, raggiungendo i compagni sulla cima della collina. Adam e Billy erano già sotto il pino, ad aspettarla. Sarebbe stato un viaggio non da poco, dovevano arrivare a Los Angeles, scendere degli Inferi ed entrare nel Tartaro. Non conoscevano altri modi per farlo, non potevano mettersi a cercare tutti gli ingressi possibili e immaginabili, era meglio andare a colpo sicuro.

Sorrise quando notò le loro espressioni un po' tese, come la propria. Erano nervosi anche loro, era normale e probabilmente salutare genitori preoccupati non era stato il massimo. Entrambi indossavano, come lei, le maglie del campo, con Adam che aveva arrotolato le maniche a far sembrare la sua una canotta. Entrambi erano armati, lo scudo di Adam era visibile da lontano per i colori e lo stemma di Ares, mentre il giavellotto e il bracciale con l'Egida di Billy brillavano al sole, abbacinandola.

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora