Jordan

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Quando il Labirinto aveva iniziato a tremare e poi a crollare, sgretolandosi come un castello di sabbia, Jordan aveva capito che da lì non sarebbe mai uscito. Non che avesse mai pensato realmente di farcela, ma sapeva che i ragazzi avrebbero tentato di salvarlo. Se non altro, qualcosa gli diceva che loro e Rachel stavano bene e questo lo confortò. Si sedette contro il muro, chiudendo gli occhi e aspettando soltanto la fine.

- A Niemh penserai tu, Rachel, ne sono sicuro- pensò- vi prenderete cura l'una dell'altra-

Se il Labirinto collassava, significava che Gea era stata sconfitta, dunque tutti gli altri erano salvi. Se la sua morte, anche in parte, aveva contribuito a questo, allora non aveva niente di cui pentirsi, morire con onore, da eroe, sul campo di battaglia. Un grosso masso si staccò dal soffitto e gli sarebbe sicuramente finito addosso, se qualcosa non lo avesse bloccato. Sorpreso, Jordan aprì gli occhi di colpo, trovandosi un omone vestito di pelle che torreggiava su di lui e che teneva sulle spalle come se niente fosse mezzo soffitto.

- Sei messo male, eh- fece Ares, con un ghigno.

- Che sei venuto a fare?- replicò Jordan- A godere della mia morte? Non mi importa. Gli altri sono in salvo, abbiamo vinto. Che io muoia o meno, non fa alcuna differenza-

Ares si liberò delle pietre con una scrollata di spalle. Tutto continuava a frantumarsi attorno a loro, ma grazie al potere del dio, per il momento loro non erano toccati.

- Credi davvero che io sia così?-

- Quello che credo, è che tu mi detesti-

Ares strinse i pugni e le fiamme strabordarono dai suoi occhiali da sole.

- Io ti amavo più di qualsiasi altro figlio mortale- rispose invece- ma tu... perché hai rinunciato a tutto per una famiglia?-

Jordan rise appena.

- Non capiresti mai- rispose.

- Avrei accetto che fosse lei. Armonia era di nuovo felice, ma tu me l'hai portata via una seconda volta-

Lo sguardo di Jordan si fece più freddo.

- E' stata la maledizione dei Titani, non io!- esclamò- Illizia l'ha fatta morire di parto, non io! E poi tu l'hai costretta a diventare la tua tirapiedi, perché gli immortali non si possono uccidere... e ti sei sfogato su di me. Bene, adesso verrò anche privato della vita, non sei contento?-

- Io vi ho persi entrambi, così!- tuonò Ares, rischiando di peggiorare il crollo.

Sta volta, Jordan non disse nulla e aspettò parecchio prima di rispondere.

- Davvero vogliamo dirci addio così, padre?- gli disse, con calma- Io no. Malgrado tutto quello che mi hai fatto, malgrado la mia rabbia verso di te... io ho sempre capito il perché. Ma non ho mai smesso di venerarti come mio padre e come mio dio-

Ares sapeva che era vero. Jordan non aveva mai fatto niente contro di lui, avrebbe potuto essere irrispettoso e crudele, ma non aveva mai neppure osato rivolgere maledizioni contro di lui. Aveva combattuto bene in battaglia e lo aveva onorato. E questo aveva fatto infuriare ancora di più il dio della guerra, perché il figlio prediletto che tanto sperava di odiare, beh, sorpresa, non riusciva davvero a odiarlo.

Dopo un lungissimo silenzio, Ares si inginocchiò davanti a lui.

- Tu sei e resterai il mio figlio prediletto- gli disse, in un tono quasi affettuoso- e per questo, non ti lascerò morire qui-

Senza tanti complimenti, lo sollevò da terra e se lo caricò in spalla.

- Non puoi interferire così nella vita dei tuoi figli semidei, lo sai- gli ricordò Jordan, allarmato- Zeus ti punirà-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora