Emeraude

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La nausea non riusciva a passare ad Emeraude, da giorni sentiva lo stomaco sottosopra, era spossata e incapace di fare qualsiasi cosa se non per forza di inerzia. Sapeva, o meglio, aveva capito, che era l'elmo di Ade la causa, era come se le risucchiasse la linfa vitale ogni volta che lo usava e, nelle ultime ore, forse aveva abusato del suo potere.

Aveva scoperto che viaggiare nelle ombre con quello era diverso che farlo normalmente. Quando lo aveva fatto con Nico, la sensazione che aveva provato era solo stordimento e budella in subbuglio, l'elmo aveva un potere diverso, era come fondersi letteralmente con le ombre, quindi ti accorgevi dello scorrere del tempo e dello spazio che si muoveva o ruotava. Sembrava di camminare lentamente, invece si percorrevano chilometri.

Esausta e assetata, la figlia di Ade si lasciò cadere carponi dopo l'ennesimo viaggetto nell'oscurità. Un belato poco distante la fece sussultare e, alzando gli occhi, si ritrovò a fissare le pupille liquide e profonde di un animale, una specie di capra di montagna.

- Ma dove sono?- mormorò, alzandosi in piedi.

Sembrava che fosse dentro un recinto pieno di capre. Gli animali le passeggiavano accanto placidamente, ignorandola, troppo intente a brucare l'erba verde e fresca. L'aria era densa dei profumi della natura e decisamente gelida. C'era odore di neve.

I campi rigogliosi si stendevano a perdita d'occhio e in fondo, proprio davanti alla semidea, c'era la montagna innevata più alta che avesse mai visto: il Chimborazo.

Alla destra dell'enorme recinto, leggermente rialzata, c'era una strada sterrata. Era quindi possibile salire verso il monte, probabilmente quella era una strada panoramica.

Emeraude scavalcò il recinto e si diresse alla strada. Non era vestita abbastanza pesante per quelle altitudini, ma non aveva scelta. Sapeva solo che doveva arrivare sulla cima in qualche modo, ma non sapeva di preciso perché.

- Ehi! Ehi, signorina, ma dove te ne vai vestita così poco?-

Un contadino le si fece incontro, indossava un piumino molto pesante, sciarpa, cappello e guanti e aveva baffi e barba ispidi.

- Devo raggiungere la strada- rispose Emeraude, diffidente.

- Questo lo avevo immaginato, ma quel tuo giacchetto è troppo leggero! Qui siamo in alta montagna, congelerai una volta sulla strada-

La ragazza esitò. Doveva liberarsi di quell'impiccione ad ogni costo. La fissava in modo strano, non le piaceva.

- Da dove vieni?- le chiese- Ti ho vista comparire all'interno del mio recinto-

Emeraude trasalì. L'uomo l'aveva vista uscire dalle ombre. Impallidendo, fece un passo indietro. Improvvisamente, iniziò a chiedersi cosa stesse facendo, perché era lì, come mai aveva rubato quel dannato elmo e soprattutto perché aveva lasciato il campo senza dire nulla a Sam, il suo unico amico. Aveva tradito la sua fiducia, forse ora non avrebbe più voluto avere a che fare con lei.

Il pensiero che Sam potesse odiarla le fece venir voglia di piangere e, soprattutto, di tornare indietro e chiedere scusa a tutti. Era stata una stupida.

- Raggiungi la cima, Emeraude- le sussurrò all'orecchio la solita voce di donna- non hai bisogno di niente e nessuno. Ci sono io con te, bambina-

L'uomo la stava ancora fissando, ora più intensamente di prima.

- Stai bene, ragazza?- le domandò, alzando un sopracciglio.

- Ti ha scoperta, ti ostacolerà- le disse di nuovo la donna misteriosa, con quel suo tono calmo e convincente- sai cosa devi fare... raggiungere la cima è fondamentale-

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo 2 [CONCLUSA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora