Minseok si chiuse la porta, della camera di Serin, alle spalle poi andò a sedersi sul bordo del letto e nel frattempo accettò la chiamata di Jimin.
‹Jim—›
‹Hyung!›, gridò Jimin dall'altra parte del cellulare, allungando di molto la u e facendo alzare gli occhi al cielo ad Hoseok che aveva appena spento la musica per fare una pausa di dieci minuti, prima di tornare a provare la coreografia.
Minseok roteò gli occhi mentre sulle sue labbra sottili nacque un piccolo sorriso, ‹A cosa devo la tua chiamata, pabo?›, chiese infine.
‹Mi manchi Minnie-hyung! Torna presto›, piagnucolò il più piccolo fra i due mentre andava sedersi al fianco di Hoseok che ridacchiò davanti alla sua infantilità.
‹Hobi-hyung continua a prendersi gioco di me perché prima mentre ridevo sono caduto all'indietro›, gonfiò le guance, mostrandosi offeso verso il suo migliore amico.
Minseok soffocò a sento una risata, mordendosi con forza il labbro inferiore, ‹Una cosa molto da te, intendo cadere all'indietro mentre ridi... Sei sempre il solito›, lo rimbeccò lui con un tono di voce divertito.
‹Yah! Hyung dovresti difendermi›, strillò Jimin, sentendosi profondamente offeso da Minseok.
Il rapper scoppiò a ridere, immaginandosi l'occhiata che gli avrebbe lanciato Jimin se fosse stato lì con lui e l'adorabile broncio che gli avrebbe mostrato per farlo sentire in colpa.
‹Voi, tutto bene? Le prove come stanno andando?›, chiese Minseok, cercando cambiare discoro e nel frattempo si mise a guardare con curiosità la stanza di Serin.
Il letto su cui era seduto, era attaccato al muro appena sotto la finestra e sulla mensola vi erano una spazzola, dei fermagli e un elastico per i capelli. Di fronte ad esso c'era un grande armadio di legno bianco, con un'anta leggermente socchiusa da cui penzolava una maglietta azzurra e, tra esso e il letto, si trovava una piccola scrivania completamente in disordine. Dalla parte opposta al letto, l'armadio e la scrivania, vi era un cassettone — sempre bianco — da cui penzolava una mutandina rosa e per quello distolse immediatamente lo sguardo, schiarendosi la voce per l'imbarazzo.
‹Benissimo, anche se Hobi-hyung mi sta uccidendo con gli allenamenti, ma la coreografia per la mia canzone sta venendo fantasticamente. Molto presto registreremo il video musicale. E tu, hyung? Tutto bene?›, strillò ogni parola con un grande entusiasmo che avrebbe potuto competere con la felicità di un bambino nel giorno del suo compleanno.
‹Sì, sono a casa di una mia fan,› ridacchiò, sentendo le guance riscaldarsi un pochino, ‹e abbiamo preparato dei muffin›, confessò infine con un tono di voce leggermente entusiasta.
‹Dove sei?›, urlò a gran voce Jimin, facendola diventare fortemente stridula e un po' fastidiosa per le orecchie.
‹Sei per caso impazzito? Che diavolo ti dice il cervello, pabo? Potrebbe pretendere qualcosa da te se non le dai quello che vuole!›, continuò il ragazzo, gesticolando voracemente mentre Hoseok lo fissava con un sopracciglio inarcato poiché non capiva tutta quell'agitazione del suo amico.
Minseok alzò gli occhi al cielo, anche se Jimin poteva pur aver ragione, ma Serin non sembrava quel tipo di ragazza, ‹Tipo cosa?›, borbottò infine, curioso di sentire la risposto dell'amico.
‹Te. Il tuo corpo.›
‹Jimin, sei un cretino›, esclamò il rapper, pensando a quanto potesse essere rincoglionito il suo migliore amico.
‹Hyu—›, Minseok non gli lasciò finire la frase che chiuse la chiamata per poi lasciare uscire dalle sue labbra rosse un sospiro esasperato.
Un colpo sulla porta distolse il rapper dai suoi pensieri quindi si schiarì la voce poi disse a Serin di entrare pure in camera, dato che aveva terminato di parlare al cellulare.
Quando vide la sua chioma bionda entrare nella sua visuale mentre lei era ancora nascosta dietro la porta socchiusa, sorrise sentendosi felice, tanto felice in quel momento.
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F*cked [Youth Series ~ Book #17]
Teen FictionDICIASSETTESIMO LIBRO DELLA SERIE "YOUTH" Dove a una ragazza si spacca il cellulare quindi decide di usare quello della sua migliore amica, ma ha perso tutti i contatti e invia per sbaglio una sua foto ad un numero che pensava fosse quello della sua...